Signor Presidente, Onorevoli Senatori,

ho accolto con piacere l’invito a riferire in Parlamento sulla gestione dei flussi migratori e, in particolare, sui recenti interventi svolti da assetti navali privati gestiti da Organizzazioni non governative (Ong) nel Mediterraneo centrale in aree Sar (Search and Rescue, ricerca e soccorso), non di competenza italiana.

La dignità

L’occasione di oggi mi consente di illustrare i fatti, gli atti adottati e le scelte assunte in attuazione di indirizzi in materia di politiche migratorie che il Governo ha ben chiari e che sono stati illustrati dai partiti della coalizione in maniera compiuta anche durante la campagna elettorale. Atti e scelte alla base dei quali vi è una priorità assoluta: la tutela della dignità umana, della dignità della persona.

Vale la pena di ricordarlo al principio di questo mio intervento affinché il tema della dignità della persona sia la lente attraverso cui si possano mettere a fuoco le decisioni di questo esecutivo a cui spetta tra gli altri, anche il delicatissimo compito di governare i flussi migratori.

L’Italia conosce bene il significato di dignità, non più solo valore fondamentale, ma anche parametro di condotta dei cittadini e per chiunque eserciti un potere pubblico. E ne conosce bene il significato soprattutto il Governo, questo Governo, che lo intende come dovere delle Istituzioni di assicurare condizioni adeguate, appunto “dignitose”, a tutti, a chi è accolto e a chi accoglie.

L’attenzione alla dignità e alla sua declinazione non possono infatti fermarsi alle soglie dei centri d’accoglienza: rispetto all’ingresso in Italia, è prioritario valutare dove e come trovino alloggio i richiedenti asilo e se siano praticabili, allo stato, i processi di integrazione presso le comunità locali che li ospitano.

Prima di entrare nel merito dell’informativa, sento il dovere di ringraziare tutti coloro - appartenenti alle forze di polizia, alla guardia costiera, personale sanitario, i prefetti, i sindaci, le donne e gli uomini della Croce Rossa e del volontariato - che hanno prestato la loro opera in occasione dei fatti in questione.

Vorrei anche rivolgere un ringraziamento, a nome del governo e mio personale, a quanti concorrono ogni giorno alla gestione dell’accoglienza e all’enorme sforzo che da anni va conducendo l’Italia per assicurare ai migranti condizioni dignitose di ospitalità in una cornice di legalità.

In uno scenario internazionale già saturo di tensioni e conflitti - basti pensare all’aggressione russa all’Ucraina - la forte ripresa dei flussi migratori diretti in Europa attraverso il Mediterraneo risente di cause geopolitiche ed economiche, a partire dai persistenti squilibri strutturali tra paesi avanzati e paesi in via di sviluppo.

Tale situazione è ulteriormente aggravata dalla debolezza delle istituzioni statali e dalla crisi economica che affliggono alcuni paesi dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente e, in particolare, dalla forte instabilità politica in Libia.

Si tratta, come ha affermato il presidente Meloni nelle dichiarazioni programmatiche del Governo, di una di quelle sfide epocali che non possono essere affrontate dai singoli Stati e sulle quali è arrivato il tempo che l’Unione europea sviluppi una grande politica per le migrazioni.

L’azione del Governo è e resterà sempre ispirata ad umanità e fermezza. Non abbiamo nessuna intenzione di venir meno ai doveri di accoglienza e solidarietà nei confronti di persone in fuga da guerre e persecuzioni.

Al contempo, affermiamo con determinazione il principio che in Italia non si entra illegalmente e che la selezione di ingresso in Italia non la faranno i trafficanti di esseri umani. Svilupperò più avanti questi impegni programmatici, ma non c’è dubbio che il percorso da seguire è quello di governare le migrazioni, anziché subirle. Anticipo soltanto adesso che la necessità di governare i flussi migratori e di fermare le partenze illegali trova conferma anche nelle difficoltà sta incontrando il sistema nazionale di accoglienza rispetto all’andamento in crescita dei flussi di ingresso.

Sono difficoltà che ben conoscono i prefetti e i sindaci e che mettono a dura prova la sostenibilità dell’intero sistema, con evidenti ricadute in termini di inefficienza dei servizi offerti, di lievitazione dei costi e, non ultimo, di capacità di assicurare un’effettiva integrazione delle persone.

D’altronde, quanto il tema della pianificazione di un’efficace azione di governo dei flussi sia decisivo per consentire un’autentica integrazione, è argomento risalente e condiviso, che spesso ha tuttavia messo a dura prova la coerenza anche di alcune posizioni ideologiche. Basti pensare alle voci ricorrenti di chi, anche da posizioni oggi critiche nei confronti dell’azione del Governo, ha sostenuto in passato la necessità di una razionale regolamentazione degli ingressi per favorire l’occupazione nei settori lavorativi trascurati dagli italiani oppure la posizione di chi sosteneva che aprire i porti fosse da irresponsabili, perché rischiava di indurre a partire migliaia di persone, difficilmente integrabili e che non saremmo stati in grado di accogliere.

Affermazione che proveniva anche da chi, se non vado errato, ha definito in questi giorni la nostra posizione «un disastro e una sceneggiata».Comprendo che per qualcuno cambiare opinione possa essere anche sempre possibile, ma mi permetto di osservare che temi così delicati vanno affrontati con maggiore coesione tra le istituzioni.

I numeri

Come ministro dell’Interno, devo poi sempre considerare che la sostenibilità dell’accoglienza si misura anche in termini di impatto sulla sicurezza delle nostre comunità.

Intendo preliminarmente osservare che i numeri delle operazioni in mare

  • per oltre 90.000 ingressi di migranti solo nel 2022 - mostrano un aumento di circa il 60 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021, incidendo pesantemente sul sistema di accoglienza nazionale già provato dagli arrivi dall’Ucraina (oltre 172.000 persone) che sono accolte in Italia.
  • Nel periodo dal 1 gennaio 2021 al 9 novembre 2022, le ONG, nell’ambito di 91 eventi di sbarco, hanno portato sulle coste italiane 21.046 migranti, di cui 9.956 nel 2021 e 11.090 nel 2022. Secondo i dati FRONTEX, sul totale degli ingressi irregolari nel territorio dell’Unione nel 2022, gli attraversamenti lungo il Canale di Sicilia, rappresentano la rotta principale degli ingressi illegali diretti in Europa via mare. Tali ingressi sono incomparabili ai flussi via terra per oneri, modalità tecnico-operative e complessità degli scenari di intervento.
  • Allo stato, sono presenti circa 100.000 migranti nei centri di accoglienza nazionale e le Prefetture stanno sempre più segnalando una tendenza alla saturazione dei posti disponibili e criticità nel reperimento di nuove soluzioni alloggiative anche a causa della particolare congiuntura economica.
  • Un dato che mostra tale tendenza è quello delle gare indette e concluse nel 2022: nell’anno in corso sono state concluse 570 procedure di gara per la contrattualizzazione di oltre 66.000 posti, ma poiché ben 76 gare sono andate deserte, i posti messi a contratto sono stati soltanto poco più di 37.000, pari al 57 per cento del totale programmato.
  • Un altro dato significativo aggiornato e utile per documentare la crescitadella pressione migratoria è fornito dalle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale. Alla data del 10 novembre scorso sono state presentate 69.078 richieste di protezione internazionale, vale a dire ben il 56 per cento in più rispetto al 2021 e sono state emesse 50.048 decisioni, pari a circa il 27 per cento in più rispetto al 2021. Di queste decisioni, il 57 per cento ha avuto come esito un diniego, mentre il 43 per cento si è concluso positivamente con l’attribuzione delle seguenti forme di protezione: il 13 per cento è stato riconosciuto come rifugiato, il 12 per cento ha ottenuto la protezione sussidiaria e il 18 per cento quella speciale.
  • Dal raffronto tra i dati degli arrivi, quelli di presentazione delle domande di asilo e del loro limitato accoglimento, si desume che la maggior parte delle persone che giungono in Italia è spinta da motivazioni di carattere economico e, quindi, non ha titolo a rimanere sul territorio nazionale. Questa rappresentazione mostra plasticamente che la specificità italiana è costituita dagli sbarchi che vedono il nostro paese nella posizione di gran lunga più sfavorita circa gli ingressi via mare rispetto a qualunque altro stato europeo. Con ciò rendendo del tutto inconerente qualsiasi comparazione che non ricomprenda gli sbarchi. Sotto il profilo delle attività di contrasto all’immigrazione irregolare, la complessa attività di monitoraggio degli sbarchi di migranti richiede un particolare sforzo operativo attraverso azioni immediate, al momento dello sbarco, e con approfondimenti investigativi coordinati dalle procure della Repubblica per individuare le reti criminali transnazionali che gestiscono il traffico illecito.
  • Solo in relazione agli sbarchi delle navi Ong nei porti di Catania e Reggio Calabria oggetto dell’odierna informativa, le locali autorità provinciali di Pubblica sicurezza hanno dovuto mettere in campo un imponente dispositivo costituito da misure di vigilanza e di sicurezza pubblica, che ha richiesto il concorso di ben 330 unità a Catania e di un’aliquota di 60 uomini dei reparti inquadrati a Reggio Calabria.

Un incremento incontrollato dei flussi migratori rischierebbe di porre ancor più sotto stress tale sistema.

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