Quasi mille pagine, ciascuna con una serie di documenti pieni di numeri e tecnicismi. All’interno ci sono anche le mappe e le tavole collegate alle liste di chi, a causa del Ponte fortemente voluto dal leader della Lega Matteo Salvini, sarà costretto ad abbandonare la propria casa, quella costruita o comprata coi sacrifici di una vita. Parliamo di intere famiglie, tra proprietari e affittuari, ma anche di enti pubblici e di imprenditori, questi ultimi titolari di quegli immobili che dovranno lasciare spazio alla grande opera.

Per legge le carte sugli espropri saranno pubblicate ufficialmente sui giornali. Ma da poche ore sono anche rintracciabili sul sito del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Valutazioni e autorizzazioni ambientali), tra la documentazione riguardante il «collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria».

I cittadini soggetti all’esproprio avranno un limite di tempo per proporre osservazioni. Non più sessanta giorni come avvenne nel 2011, quando allo stesso modo di oggi sui cittadini di Villa San Giovanni e Messina incombeva il rischio esproprio. Ma trenta, «considerando – spiegano gli attivisti della rete No Ponte – l’intervento e l’estensione della nuova normativa circa le procedure Pnrr-Pniec».

E il fatto che sul sito del ministero campeggi la data del 13 aprile, in relazione appunto al termine entro cui il pubblico potrà presentare osservazioni, conferma le nuove tempistiche, più rapide e veloci. Che dicono anche un’altra cosa: c’è una scadenza per farsi avanti coi propri dubbi e perplessità «che quindi decorre – spiegano ancora gli attivisti – dalla data di pubblicazione sul sito». 

Peccato, tocca ribadire, che nessuno sia stato formalmente avvisato. D’altronde in base a quanto prevede il testo unico sugli espropri, caldeggiato ai tempi dall’esecutivo Berlusconi, quando in ballo ci sono più di cinquanta “espropriati” non c’è bisogno di alcuna comunicazione diretta. L’onere di informarsi grava su chi, in queste situazioni, rappresenta a tutti gli effetti la parte debole.

Il pilastro nella pizzeria

Sotto il sole non c’è comunque nulla di nuovo. Sulle liste espropri i nomi sono, per lo più, quelli di dieci anni fa. In Sicilia case popolari, abitazioni civili, magazzini, persino stalle e scuderie, ristoranti, bar, panifici, macellerie. Uno dei pilastri del ponte bucherà, ad esempio, la Pizzeria Gitano’s di Messina.

Più di mille e ottocento pagine di nomi riguardano tutta l’isola, mille e quattrocento il solo Comune di Messina. Per la Calabria i fogli sono al contrario circa seicento. E per quanto riguarda le case dei privati, ci si prepara ad espropriarne trecento dal lato Sicilia e centocinquanta su quello calabrese.

Si rilevano, tuttavia, alcune integrazioni: non tanto di nuovi proprietari da espropriare, quanto di metri quadrati. Come a dire che, in certi casi, i pezzi di terra da portar via in dieci anni sono aumentati. Daniele Ielacqua del comitato No Ponte, che oggi si riunirà per un’assemblea pubblica in attesa dell’arrivo - il 18 e 19 marzo - dell’ad della Stretto di Messina spa Pietro Ciucci, ci racconta quello che gli accadrà personalmente. «A causa dei lavori per questa infrastruttura - dice - dovrà essere demolito l’atrio della mia casa, come entreremo?». E non è vero che l’erba del vicino è sempre più verde. Per il dirimpettaio di Ielacqua, infatti, «la particella da espropriare coincide col suo salotto».

Pronte le diffide

Sono un centinaio le diffide già pronte a partire contro la Stretto di Messina spa. «L’opposizione legale c’è e ci sarà - chiosa ancora Daniele Ielacqua -, I nostri avvocati hanno già pronte le lettere da inviare alla società amministrata da Ciucci che nei prossimi giorni ha intenzione di parlare alla cittadinanza, sia qui in Sicilia sia in Calabria. Cos’ha da dirci? Oggi intanto - prosegue il membro del comitato No Ponte -, nel corso dell’assemblea, distribuiremo un kit di resistenza al ponte: dobbiamo informare tutti i privati cittadini coinvolti e direttamente interessati sui modi attraverso cui tutelarsi e salvaguardare i propri beni».

Dall’altra parte però la Stretto di Messina avrebbe già messo in moto convenzioni e accordi con le associazioni di categoria, come quella dei piccoli proprietari. «La società - continua Ielacqua - ha intenzione di offrirci accordi bonari, magari anche indennizzi anticipati, ma noi non ci abbasseremo ad accettare tutto questo. Ci sono di mezzo i nostri diritti».

Più sereno si mostra al contrario Pietro Idone del Wwf Calabria nonché attivista della rete No ponte: «Non c’è bisogno di allarmarsi per gli espropri. Quest’opera presenta le stesse criticità del 2011, le stesse per cui non venne allora costruita. Non si farà».

Nel frattempo tra la documentazione disponibile sul sito del ministero dell’Ambiente anche la comunicazione di avvio della procedura di impatto ambientale integrata con la procedura di valutazione di incidenza e della verifica del piano di utilizzo delle rocce da scavo. Anche in tal caso è possibile effettuare osservazioni. Buono a sapersi.

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