Nella sua inchiesta sulle ong e sui giornalisti intercettati, Andrea Palladino ha offerto al lettore una data per orientarsi nella lunga catena di manovre contro le navi umanitarie: il 12 dicembre 2016, quando ai piani alti del Viminale (governo Gentiloni, ministro dell’Interno Marco Minniti) viene elaborato un dossier-analisi sui “flussi migratori in Italia”. Quelle pagine contengono un passaggio che nei mesi successivi diventerà uno dei pilastri dello scontro politico italiano. L’incremento delle partenze dalla Libia e dei successivi sbarchi in Italia, si legge, «trova una concausa nella massiccia presenza di assetti navali, appartenenti o gestiti dalle ong, che pattugliano nel sud del Mediterraneo». Il dossier fa il giro delle questure e delle procure che operano nelle aree degli sbarchi. Ispira e orienta inchieste di polizia e indagini giudiziarie.

Dal quel 12 dicembre 2016 fino all’estate del 2017, parte un attacco poderoso alle ong che salvano vite nel Mediterraneo. Le poche voci (politici, giornalisti, uomini di cultura) che si oppongono alla “narrazione” che le vuole complici degli scafisti e responsabili dell’”invasione”, sono puntualmente silenziate. Nel suo libro Clandestino, Furio Colombo lancia un appello disperato: «Tutto quello che vi hanno raccontato sul traffico in mare, di soldi, barche, navi, soccorso, vita e malavita dei migranti, non è vero: in nessun tempo, in nessun luogo, in nessun punto. Conservate questa nota e verificate quando qualcuno presenterà “le prove”». Ovviamente, Colombo non viene ascoltato neppure dal Pd e dai suoi esponenti. Sulla base di chiacchiere e illazioni non ancora supportate da solide inchieste giudiziarie, vengono mobilitati un Comitato parlamentare (Schengen) e una commissione del Senato (Difesa). Tutto è utile per supportare la “teoria Minniti” sui respingimenti, il contenimento degli sbarchi e gli accordi con la Libia.

Costruire la narrazione

La storia della grande guerra contro le ong inizia una mattina del 22 marzo 2017, quando Carmelo Zuccaro, procuratore della Repubblica di Catania che sta indagando su alcune organizzazioni non governative, viene convocato dal Comitato parlamentare Schengen. A presiederlo è Laura Ravetto, deputata berlusconiana, oggi con la Lega. È lei che introduce il magistrato e gli pone le prime domande. «Vorremmo affrontare questa possibile ipotesi di collaborazione eccessiva tra alcune organizzazioni non governative rispetto ai trafficanti di migranti. Si tratta di accuse che sarebbero state già prospettate in due rapporti interni di Frontex. Più recentemente, in un filmato di una trasmissione televisiva, Striscia la Notizia, il blogger Luca Donadel avrebbe tracciato la rotta delle navi della Guardia costiera italiana e di organizzazioni non governative in transito dalla Sicilia alla Libia per soccorrere i migranti, notando a suo dire alcune anomalie».

Un intero comitato parlamentare viene impegnato sulla base dei servizi di una trasmissione satirica. Il Gabibbo e Capitan Ventosa dettano la linea. Con l’aiuto dei video girati dal giovane blogger, Luca Donadel, definito «prototipo del giornalista del terzo millennio», che vuole dimostrare le «collusioni» tra navi delle ong e gli scafisti libici. Titolo “La verità sui migranti”, visualizzazioni su Facebook 5 milioni, un milione di contatti sul canale YouTube. Un successo enorme per un blogger che un altro giovane giornalista, Simone Fontana, sul sito di informazione Wired definisce «manipolatore della realtà», descrivendolo così: «Donadel è collaboratore di Primato nazionale, giornale di CasaPound, Matrix e Quarta Repubblica, nonché punto di riferimento dei principali partiti della destra italiana».

La marea di contatti per il suo video prepara la grande campagna contro la solidarietà nel Mediterraneo e introduce le parole del procuratore Carmelo Zuccaro. Le ong «hanno fatto il lavoro che prima gli organizzatori (gli scafisti libici, ndr) svolgevano, cioè quello di accompagnare fino al nostro territorio i barconi dei migranti. Abbiamo registrato la presenza, nei momenti di maggiore picco, nelle acque internazionali di 13 assetti navali. Soprattutto, abbiamo cercato di capire come si potessero affrontare costi così elevati senza disporre di un ritorno in termini di profitto economico. Il paese europeo che ha dato vita alla maggior parte di queste ong è la Germania. I costi che affrontano sono effettivamente elevati».

«Non ci sono riscontri»

Sui collegamenti tra navi umanitarie e scafisti libici, il procuratore di Catania appare vago, le loro navi «a volte operano all’interno del territorio libico, proprio nell’immediato confine. Come si fa a escludere che siano state chiamate direttamente? Questo non è stato provato, ma non è stato neanche escluso». Quali sono gli obiettivi delle ong? «Si può partire dall’ipotesi peggiore, che è quella di un consapevole accordo che sarebbe potuto intercorrere» con gli scafisti. Ma su questo, ammette il magistrato, «non ci sono riscontri». Un’ora e cinquanta minuti di audizione, con l’accusa di un «consapevole accordo» tra ong e trafficanti ridotta al rango di ipotesi. Ma per Salvini e i populisti, basta.

Zuccaro diventa un eroe conteso da giornali e tv. In una intervista al talk show Agorà alza l’asticella dei sospetti. «Alcune ong potrebbero essere finanziate da trafficanti, e so di contatti. Si perseguono, da parte di alcune ong finalità diverse: destabilizzare l’economia italiana per trarne dei vantaggi». Parole che precipitano in una tempesta di accuse e sospetti infamanti gli uomini e le donne che salvano i migranti nel Mediterraneo. In poche settimane un’altra branca del parlamento, la commissione Difesa del Senato, presidente il Pd Nicola Latorre, si occupa dello stesso argomento. Lo slogan “taxi del mare” fa il giro di giornali, tv. Entra nel lessico dell’odio quotidiano. A coniarla è Luigi Di Maio, all’epoca vicepresidente della Camera. «Chi paga questi taxi del Mediterraneo? E perché lo fa?», si chiede su Facebook.

Il futuro ministro degli Esteri chiarisce che quella espressione l’ha letta nel rapporto “Risk analysis 2017” dell’agenzia dell’Unione europea Frontex. Lo slogan “sfonda”, il blog dei Cinque stelle pubblica un manifesto dal titolo “L’oscuro ruolo delle ong private”, foto di Di Maio e del procuratore Zuccaro. Matteo Salvini se ne appropria. Per il leader della Lega sovranista esiste un dossier dei servizi segreti sui rapporti tra ong e la mafia degli scafisti. Non è quello rivelato cinque anni dopo nell’inchiesta di Domani, ma qualcosa di più corposo. La cui esistenza viene però smentita dal Copasir, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezza, in quel periodo presieduto proprio da un parlamentare della Lega.

Servono a poco smentite e chiarimenti. Nel suo rapporto, Frontex, che pure critica aspramente il ruolo delle ong, non usa mai l’espressione “taxi del mare” o “del Mediterraneo”. Nel dossier si sottolineano le «conseguenze non volute», e il rischio che «tutte le parti coinvolte nelle operazioni di salvataggio contribuiscano, senza volerlo, ad aiutare i criminali a raggiungere i loro obiettivi». Sentito dalla commissione Difesa del Senato, il generale Stefano Screpanti, Guardia di finanza, dice che «non ci sono evidenze investigative sui rapporti ong scafisti libici». Federico Soda, direttore Ufficio di coordinamento dell’Organizzazione intergovernativa per le migrazioni, smonta parte dell’analisi di Frontex.

«La presenza delle navi nel Mediterraneo non rappresenta un fattore di attrazione». Studi, articoli, ricerche che nessun politico prende in considerazione. Nello stesso giorno, il 27 aprile 2017, Salvini e Di Maio parlano la stessa lingua. Di Maio: «Non so se è chiaro: ong forse finanziate dagli scafisti». Salvini: «Ong forse finanziate dai trafficanti». Non hanno un ripensamento neppure di fronte all’archiviazione, il 14 maggio 2019, di una delle più importanti inchieste del procuratore Carmelo Zuccaro. A richiedere il provvedimento al giudice è lo stesso magistrato. Dopo due anni non sono state raccolte prove sufficienti. Ma ormai il danno è fatto. Le ong escono distrutte dalla campagna politica e mediatica, calano le donazioni private. La situazione preoccupa Michel Forst, Special rapporteur Onu per i diritti umani, che denuncia i toni allarmanti usati in Italia contro «chi difende i diritti umani». Ma in questa sporca partita, giocata sulla pelle di migliaia di disperati, c’è chi ha vinto la posta più alta. La destra sovranista e populista, anche oggi vincente in ogni sondaggio.

 

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