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Il Cavaliere, che si sente il padre nobile del centrodestra, non teme di finire bruciato come quello della sinistra, che nel 2013 cadde sotto i colpi dei franchi tiratori. Ha fatto meglio i conti, ma la sua vittoria rimane improbabile.
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Ha fatto filtrare di considerarsi “quirinabile” già in settembre: poteva sembrare troppo presto, ma in questo modo ha di fatto bloccato qualsiasi altra candidatura di centrodestra.
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Berlusconi è stato certo di una cosa, a differenza di quel che fece Prodi nel 2013: sta gestendo in proprio la conta e gli abboccamenti coi singoli parlamentari.
Più passano i giorni, più Silvio Berlusconi rimane convinto di poter competere nella corsa al Colle. Sordo alle rispettose obiezioni di Giorgia Meloni, che pubblicamente gli conferma l’appoggio ma si chiede «se il centrodestra ha i voti». Cieco davanti anche alle obiezioni riservate di chi gli ricorda che il suo passato di scontri personali con i magistrati non lo rende un profilo adatto a diventare il vertice del Csm. Indifferente al fatto che la sua non sarebbe un’elezione condivisa con i



