Quando le hanno chiesto se voleva essere inserita nella terna ufficiale del centrodestra per i candidati al Colle, la presidente del Senato Elisabetta Casellati avrebbe risposto, tra una interruzione della seduta e l’altra: «Ma siete matti?». L’esponente di Forza Italia, infatti, sa che finire nel trio “super partes” composto da Letizia Moratti, Carlo Nordio e Marcello Pera significa bruciarsi ogni chances di poter davvero aspirare al Quirinale. Per questo ha preferito la strada della non candidatura: Matteo Salvini l’ha sì citata in conferenza stampa, ma per spiegare perchè il suo nome e quello del coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani non erano compresi. Non si sono voluti scegliere candidati connotati dal fatto di essere ancora attivi in politica con il centrodestra, e per Casellati c’è la motivazione aggiuntiva di voler «preservare le istituzioni, tenendo fuori le attuali cariche dello Stato». Però ha anche detto che sia lei che Tajani hanno «in sé la dignità di essere una possibile scelta».

Infatti, quello della presidente del Senato era l’unico nome sulla bocca dei parlamentari in Transatlantico, appena finita la conferenza stampa. L’unico su cui davvero si potrebbe iniziare a ragionare, dopo che verranno prevedibilmente scartati i tre ufficiali. La logica scelta da Salvini è quella di preservarla, perchè un altro giorno di schede bianche è lungo da far passare, prima che il quorum si abbassi alla maggioranza assoluta e si inizi davvero a votare sui nomi, e soprattutto a contare i voti.

I numeri

La diretta interessata ci spera e sa di avere chances, forse addirittura buone, per poter provare alla quarta votazione. Considerati acquisiti i voti del centrodestra che sono circa 450, la soglia di sicurezza sarebbe da fissare intorno ad altri 80 voti mancanti. Voti che si potrebbero trovare nel misto: fonti tra gli ex grillini dicono che c’è margine per trovare consenso suo nome, e la cosa viene considerata più che possibile anche da Vittorio Sgarbi, che per Berlusconi ha fatto migliaia di telefonate nei giorni scorsi per la cosiddetta “operazione scoiattolo” che serviva a cercare una maggioranza per l’ex premier. «I miei “scoiattoli” voterebbero Casellati? Certo, senza neanche chiederlo», ha detto ai cronisti, aggiungendo che potrebbero votarla anche alcuni Cinque stelle.

Anche parlamentari di area Italia Viva non escludono «a priori il nome di Casellati», anche se ribadiscono che prima di lei ci sono Pierferdinando Casini e poi Mario Draghi. Il che significa altri 44 voti potenzialmente recuperabili. Inoltre, Casellati ha dialogo aperto anche con il mondo Cinque stelle legato al ministro Luigi Di Maio, che potrebbe lavorare per favorirla. Anche se un influente parlamentare di area vicina a Giuseppe Conte commenta: «Casellati l’abbiamo già votata una volta». C’è la consapevolezza che Salvini non la abbia inserita nella rosa per non bruciarla, ma per l’ala progressista dei grillini la distanza è troppa e ricorda gli scontri avuti con lei soprattutto sul tema dei vitalizi.

Insomma, ci sono tutte le condizioni per poter sperare. Contro di lei, remano però alcuni fattori. Quello politico, per cui si tratterebbe di eleggere una diretta emanazione di Silvio Berlusconi: una rivincita indiretta per il Cavaliere, ma anche una ragione di ostacolo per tutta l’area di centrosinistra. Per ora, però, dal Pd nessuno si sbilancia in commenti, per preservare l’apertura del dialogo con il centrodestra. C’è poi il fattore caratteriale, visto che più di un parlamentare in Transatlantico commenta il suo non altissimo gradimento anche dentro la stessa Forza Italia, che potrebbe trasformarla in bersaglio dei franchi tiratori. Infine, chi ha la memoria lunga sui fatti di giustizia ricorda i suoi legami non processualmente rilevanti ma comunque potenzialmente dannosi per il suo profilo con mondi legati al caso Palamara e all’avvocato Pietro Amara.

Lo schema parallelo

In ogni caso, il margine c’è e la candidata nascosta lavora per arrivare indenne alla quarta votazione, dove il suo nome potrebbe venir tentato.

Dal centrodestra, trapela uno schema preciso: alla quarta votazione si proverà con uno dei loro nomi e il più alto per ora è quello di Casellati. Lì si proverà a vedere se confluiscono i voti dei centristi, di Renzi e almeno di una parte del Movimento.

Se questo non avverrà, però, Salvini non vuole rimanere senza soluzioni alternative e dunque bruciare la sua opportunità di fare da regista. Quelle trovate sono tre. Esiste lo schema della vigilia, che porta a Mario Draghi con il quale i contatti telefonici nelle ultime giornate si sono intensificati. Però in questo caso la variabile è lo stesso premier e la sua disponibilità ad aprire a soluzioni nuove per il governo, anche se il passo per ora non sembra essere considerato possibile dal diretto interessato. Un’altra soluzione, tutta politica e che troverebbe sicura sponda in Italia Viva è quella di Pierferdinando Casini, quirinabile perchè unico vero candidato di centro. «Si partirà con Casellati per aprire la strada della trattativa da far ricadere su Casini», ipotizza un parlamentare forzista abituato alle trattative.

Infine, l’ultima ipotesi della salvezza è quella di azzerare tutto e Salvini potrebbe puntare all’unica vera concertazione possibile: rivolgersi a Sergio Mattarella per chiedere congiuntamente il bis, in modo da congelare la situazione allo stato attuale, cementando il governo e Draghi a palazzo Chigi e togliendogli qualsiasi alibi per la crisi di governo.

Questa, però, rimane proiezione politica. Il dato concreto vede le speranze di Casellati ancora vive e lei è la prima a crederci, pur con moderazione. Sa che le prossime ventiquattro ore saranno le più delicate e ci saranno molte telefonate da fare, ma lei è pronta a tentare. Consapevole che, se ci riuscisse, sarebbe non solo la prima presidente di centrodestra ma anche la prima donna della storia della Repubblica. Un primato che certo non dispiacerebbe al centrodestra, alla sua prima vera possibilità di nominare il capo dello Stato.

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