Aggiornamento: Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio sono stati presentati come i candidati ufficiali della coalizione di centrodestra per il Quirinale. Segui il liveblog di Domani sull’elezione del presidente della Repubblica con tutti gli aggiornamenti della giornata.


Una Moratti si porta su tutto. All’occorrenza, da imprenditrice può trasformarsi nella presidente della Rai – «deve essere complementare a Fininvest», disse due mesi dopo il suo insediamento a viale Mazzini nel 1994 – in sindaco, capace di regalare a Milano alcuni progetti futuristici e riusciti, ma anche propaganda securitaria e danni erariali a cinque zeri.

Poi eccola diventare il più longevo e contestato ministro dell’Istruzione di sempre, e ancora presidente del Consiglio di gestione di Ubi Banca, proprio l’istituto che aveva come cliente l’azienda petrolifera di famiglia. Perché, dunque, fermarsi e non accarezzare l’idea del Quirinale?

L’incontro con Meloni

L’ipotesi che il nome di Moratti sia in questi giorni preso in considerazione da una destra alla ricerca di un compromesso sarebbe accreditata da un incontro avvenuto qualche giorno fa a Roma con la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Il suo ultimo ruolo pubblico, assessore al Welfare e vicepresidente della Lombardia, in sostituzione al mai rimpianto Giulio Gallera, dice molto di come Moratti interpreti il ruolo di civil servant: la sua riforma della sanità, approvata a maggioranza, dopo sedute notturne domenicali e maratone di ostruzionismo dell’opposizione, ha archiviato tutta la discussione sui rapporti tra sanità pubblica e privata emersa allo scoppiare della pandemia per cristallizzare i rapporti di forza impostati da Roberto Formigoni, prima, e Roberto Maroni, poi.

Dice Michele Usuelli, medico e consigliere regionale per Più Europa-Radicali: «Moratti studia e legge tutto quello che i consiglieri scrivono, quando è arrivata è subito intervenuta sull’affidamento della gestione delle prenotazioni dei vaccini, che stava fallendo nelle mani della partecipata Aria, e questo le va riconosciuto, ma i riscontri positivi per me si fermano qua». Dice Usuelli di aver discusso con lei della produzione di vaccini in Lombardia. Moratti ha consultato Assolombarda e non se ne è fatto niente.

Sulla riforma della sanità, stesso problema: le veniva chiesto di rivedere i rapporti pubblico privato riequilibrando i profitti del secondo, per esempio chiedendo ai privati di non fornire solo i servizi più remunerativi, ma abbinandoli a quelli necessari alla cittadinanza, come la geriatria. «Nel rapporto tra pubblico e privato si deve negoziare nell’interesse del pubblico», dice Usuelli, «invece lei ha continuato a rispondere alle corporazioni che hanno sempre sostenuto la destra lombarda».

La condanna sui conti

La Corte dei conti ha espresso giudizi ancor più lapidari sul rapporto di Moratti con la cosa pubblica. Nella sentenza di appello con cui nel 2017 Moratti è stata condannata per aver assegnato incarichi irregolari durante i suoi anni da sindaco di Milano – doppi incarichi a consiglieri regionali, spese pletoriche per un ufficio stampa da venti persone - i magistrati ravvisano «uno scriteriato agire, improntato ad assoluto disinteresse dell'interesse pubblico alla legalità e alla economicità dell'espletamento della funzione di indirizzo politico-amministrativo spettante all'organo di vertice comunale».

Di certo più in sintonia con gli ambienti della grande borghesia industriale milanese, Moratti comunque non si tira mai indietro. Schiva nei modi, algida, si sente all’altezza di qualsiasi ruolo.

Quando la chiamano alla presidenza della Rai, incarico che ricopre per ventidue mesi ad altissima tensione, il settimanale Cuore riporta i suoi scambi con il patron della comunità di recupero per tossicodipendenti San Patrignano, Vincenzo Muccioli, di cui i Moratti sono stati i più convinti e generosi sponsor.

Il figlio di Vincenzo Andrea, racconterà poi come la «terrazza della nostra casa diventa il luogo, con vista sull'Adriatico, dove assisto al risiko delle nomine Rai e alla costruzione della nuova mappa del potere della tv di Stato».

Alla Rai si contorna di ex socialisti, a partire da Giuliana Del Bufalo, ma la vicinanza al tema delle tossicodipendenze resta per lei una nota di merito con cui selezionare collaboratori e consiglieri più stretti, come Mariolina Moioli al ministero dell’Istruzione e dell’università.

Anche lì, tra un’altra riforma portata in porto e il tentativo di cancellare Darwin dall’insegnamento, Moratti ribadisce il suo credo sulla «ridefinizione di ruoli e funzioni dello stato, che lo stato non può più assolvere per la complessità degli obiettivi da raggiungere e la grandiosità delle risorse economiche necessarie per ottenerli».

La candidata di An

A proporla come candidata sindaco a Milano non è Forza Italia, che pure l’ha portata al governo, ma Alleanza Nazionale. Gli anni da sindaco la vedono assecondare la linea del suo numero due di An, Riccardo De Corato, con crociate contro la multietnica via Padova e persino il progetto di “deportare” la comunità cinese da via Paolo Sarpi in periferia.

Intuizioni come l’Ecopass, ma anche progetti riusciti come Porta Nuova e la gara per l’Expo, si mescolano a vicende pittoresche come lo stuolo di consulenti e l’abuso edilizio del figlio Gabriele Moratti, condannato per aver trasformato un immobile industriale in un loft dotato di poligono di tiro, piscina e ponte levatoio. Moratti sindaco dirà di non aver mai visto nulla, di essere stata a casa del figlio appena due volte.

Chissà se ha visto invece le operazioni di factoring a favore della Saras, società petrolifera di famiglia di cui il marito Gian Marco era presidente, realizzate da Ubi Banca quando lei stessa era presidente del Consiglio di gestione. Si tratta di triangolazioni del credito ritenute anomale dagli inquirenti che stanno indagando i vertici di Saras per riciclaggio e che anche secondo la Banca d’Italia, che ha multato Ubi per irregolarità, dovevano essere segnalate.

Sembra che il gruppo Ubi, si legge nei documenti dell’inchiesta, «abbia volutamente omesso» le segnalazioni «in una palese situazione di conflitto di interesse». In particolare per una di queste operazioni alla fine del 2016, il consiglio di amministrazione di Ubi Banca viene convocato addirittura il 23 dicembre per modificare il plafond di credito assegnato a Saras Trading.

Moratti è sicuramente determinata, capace di gestire interventi rischiosi e di portarli a compimento, ma più nell’interesse della Res Privata che di quello della Repubblica.

 

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