Il Pd ha chiesto che il direttore di Rainews, Paolo Petrecca, venga audito in riferimento alla vicenda della rassegna stampa condotta a luglio da Massimiliano Melilli. «Riteniamo sia necessario che l'azienda non permetta più che un giornalista Rai, come denunciato anche dal Cdr, tramuti la rassegna stampa in uno strapuntino in favore del governo; dall'altro, l'azienda fa un pessimo servizio se lascia intendere ai suoi ascoltatori che l'obbligatorietà dell'azione penale nei confronti di Delmastro, Santanchè o del figlio di La Russa sia una reazione della magistratura contro la riforma della giustizia voluta dall'esecutivo» si legge in una nota dei dem in commissione Vigilanza Rai. 

La trasmissione aveva fatto notizia per le parole schierate del conduttore, che aveva attribuito la presa di posizione della magistratura contro il governo alla riforma della Giustizia di cui sta ragionando l’esecutivo. L’episodio risale a luglio, ma nei giorni scorsi è tornato attuale dopo che Pluralismo e libertà, la componente sindacale di destra della Rai, aveva accusato un membro del comitato di redazione di aver condiviso un estratto della rassegna con la stampa per denunciare la vicenda.

La denuncia, respinta da Usigrai e dal cdr di Rainews, è arrivata dopo la convocazione dell’assemblea sindacale dei giornalisti della rete. Dalla riunione era emersa la richiesta al direttore di presentare un nuovo piano editoriale dopo che Petrecca ha inserito nel palinsesto rubriche nuove senza condividere la sua decisione con il sindacato e altre questioni che hanno suscitato la perplessità di parte della redazione, come la decisione di nominare un settimo vicedirettore in quota Noi moderati nell’ultimo giro di nomine. 

La mobilitazione

L’assemblea ha affidato al comitato di redazione un pacchetto di tre giorni di sciopero delle firme da utilizzare qualora entro il 30 novembre Petrecca non decida di presentare il documento. Considerati i rapporti deteriorati tra redazione e direzione, sembra difficile che decida di farlo: il direttore non comunica più con il corpo redazionale e già in passato in commissione di Vigilanza era stato discusso l’intervento di Petrecca su un articolo pubblicato sul sito internet a proposito delle vicende giudiziarie del figlio di Ignazio La Russa. All’epoca, Petrecca aveva accusato chi ne aveva scritto di essere “pennivendoli” e la vicenda si era chiusa lì.

Questa volta, mentre la redazione resta in attesa di una presa di posizione del direttore, l’identificazione del sindacalista come vero colpevole della diffusione di fake news – con tanto di racconto di Melilli come “vittima della bufala” – è arrivata a mezzo stampa e attraverso due interrogazioni sul caso in commissione di Vigilanza, una firmata da Maurizio Gasparri, l’altra da Maurizio Lupi.

Ora l’azienda dovrà rispondere sul fatto, come accadde già nel caso di Vittorio Di Trapani. Gasparri si era preso a cuore anche questo sindacalista, segretario del Fnsi, contestando la sua condotta nella redazione di Rainews: all’epoca, la Rai aveva presentato una prima risposta, poi ritirata. Quella definitiva, in ogni caso, aveva sollevato Di Trapani da ogni accusa di comportamenti errati. 

Anche stavolta si attende la risposta di viale Mazzini. Resta il fatto che l’accusa della destra al cdr di aver decontestualizzato le parole di Melilli nella clip incriminata, di 37 secondi, è smentita dal resto della trasmissione, in cui i toni di Melilli sono costanti. Con l’ampliamento della questione all’audizione di Petrecca (verosimilmente in programma per metà mese, visto la prossima occasione di richiedere la presenza del direttore non arriverà prima del 6 novembre) la questione fa un salto di qualità. 

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