Chiedono un approccio diverso da parte della direzione i giornalisti della Tgr Rai, che da oggi fino a venerdì lavoreranno senza apporre la firma ai loro servizi. Lo sciopero bianco è accompagnato dalla lettura di un comunicato sindacale in cui ne viene illustrata la causa: la nomina a caporedattore della redazione della Sardegna di un ex capoufficio stampa della giunta regionale. Una scelta da rivedere, secondo i giornalisti, che ricordano anche come la direzione di Alessandro Casarin abbia visto respinti ben due piani editoriali presentati agli ottocento giornalisti delle sedi regionali. 

Nonostante la mobilitazione dei giornalisti, però, sembra improbabile che a questo punto Ignazio Artizzu possa dover fare le valigie, considerato che l’ex caposervizio si è già insediato, ha le spalle coperte da militanze politiche del passato remoto e recente – ha militato in Alleanza nazionale ed è stato candidato con il Partito sardo d’azione di Christian Solinas, in corsa anche alle prossime elezioni – e gode della simpatia del direttore generale Giampaolo Rossi. 

Intanto, in Toscana la redazione ha incaricato il comitato di redazione di incontrare Casarin per chiedere e ottenere il ripristino di «un corretto clima umano e professionale». Questa scelta arriva dopo che la caporedattrice Cristina Di Domenico è stata sfiduciata dall’assemblea dei giornalisti per alcune questioni di gestione della redazione e scelte editoriali non condivise dai colleghi. 

Le nuove nomine

Non è dunque in un contesto sereno che si aprono le trattative per il futuro della testata, i cui vertici sono scaduti in questi giorni. Il direttore deve infatti scegliere se riconfermare i suoi condirettori e vice: dopo il primo anno e mezzo, Casarin deve decidere per i prossimi dodici mesi. A ottobre 2024, a qualche mese da quando il direttore raggiungerà l’età pensionabile, verosimilmente lascerà il posto al suo vice, Roberto Pacchetti: ma un anno in Rai è un’era geologica, soprattutto quando nel mezzo cadono il rinnovo del Consiglio d’amministrazione e le elezioni europee. 

La questione dei rinnovi di questo mese non è secondaria, anche perché il nuovo assetto dovrà fare i conti con i nuovi equilibri politici. In prima linea c’è Fratelli d’Italia, che reclama a gran voce una vicedirezione per conquistare più visibilità anche nella televisione pubblica sul territorio. Tra i nomi più quotati c’è quello di Luca Salerno, conduttore del Tg2, finito agli onori delle cronache nel 2019 per aver condiviso sui social (e poi cancellato) una vignetta omofoba del vignettista Marione. 

La soluzione più verosimile per risolvere il tetris nella Tgr è che Salerno (o chi per lui) prenda il posto di Guido Torlai, oggi vicedirettore in quota dem. Resterebbe invece in sella l’altro punto di riferimento del Pd in testata, Carlo Fontana, da tempo condirettore di Casarin. Ma l’incastro non è semplice: Casarin potrebbe anche decidere di nominare un terzo condirettore. Una strada in salita, considerate anche le implicazioni economiche di un terzo stipendio di quella fascia e l’attenzione della Corte dei conti che irrimediabilmente attirerebbe.

Ma dopo il voto favorevole in commissione Vigilanza Rai sul contratto di servizio steso dai vertici meloniani da parte del Movimento 5 stelle, è verosimile che i grillini vogliano riscuotere il loro credito ora, e non tra un anno. Non è dunque da escludere che Roberto Gueli, attualmente vicedirettore con deleghe relative a diverse regioni del sud e di stanza a Palermo – da dove, mormorano i più maligni, non vorrebbe comunque spostarsi in caso di nomina – possa essere promosso già nel corso del mese. Sembra questa la conseguenza più probabile della decisione del M5s di non opporsi insieme alle altre opposizioni al testo: la buona disposizione dei vertici Rai nei confronti dei grillini, mai critici feroci delle scelte di viale Mazzini, è già apparsa chiara in passato nelle nomine di un direttore di genere e uno di testata, oltre all’assegnazione di diverse vicedirezioni e di un programma a Luisella Costamagna, considerata giornalista d’area. 

Come se non bastasse, il tandem Casarin-Pacchetti dovrà trovare una soluzione anche per la scelta della caporedazione dell’Emilia-Romagna. La redazione regionale, tradizionalmente di orientamento progressista coerente con quello di governo di capoluogo e Regione, è tra i desiderata di Fratelli d’Italia. L’ambizione smisurata che ha caratterizzato l’occupazione di viale Mazzini da parte dei meloniani si riverbera anche su questa vicenda: ad aver attratto l’attenzione di FdI c’è anche il Lazio, dove però la caporedattrice per ora resta al suo posto. Fonti di viale Mazzini ritengono però improbabile a questo punto della trattativa su Bologna l’imposizione di un caporedattore lombardo ritenuto vicino a Ignazio La Russa a una redazione di orientamento opposto. Sempre che i Fratelli d’Italia, inscalfibili sulla decisione cagliaritana, decidano di mollare la partita.

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