Nicola Fratoianni viene descritto come più riflessivo, l’ecologista Angelo Bonelli invece è infuriato e non lo nasconde. Nel lato sinistro dell’alleanza di «centro e sinistra» c’è molta più turbolenza di quello che ha creduto, fino a pochi minuti fa, Enrico Letta. Europa verde e Sinistra italiana hanno chiesto, ma sarebbe più corretto dire «deciso», di rinviare l’incontro con i vertici del Pd, «alla luce delle novità politiche emerse nella giornata di ieri».

L’incontro mancato

Si dovevano vedere questo pomeriggio alle 15. Il patto politico fra Pd, Azione e Più Europa, fa registrare «un profondo disagio  nel complesso dell’elettorato di centro-sinistra che ha a cuore la difesa della democrazia, la giustizia climatica e sociale», dice un comunicato reso pubblico un’ora prima dell’ora X, e cioè dell’appuntamento che era stato convocato al Nazareno. «Essendo cambiate le condizioni su cui abbiamo lavorato in questi giorni, sono in corso riflessioni e valutazioni che necessitano di un tempo ulteriore».

In realtà Fratoianni aveva ricevuto, lo scorso weekend, un ampio mandato a trattare con il Pd dalla sua assemblea nazionale, riunita per due giorni consecutivi da remoto. E anche Europa Verde di Angelo Bonelli era avviata al sì definitivo all’alleanza elettorale con i dem. Ma l’accordo Letta-Calenda ha cambiato le carte in tavola, secondo i rossoverdi.

Nel testo siglato ieri c’è innanzitutto il riferimento all’Agenda Draghi, che la sinistra ha letto in maniera molto letterale. Ed è un primo punto indigeribile, visto che Fratoianni non ha mai votato la fiducia all’ultimo governo.

Poi c’è la questione del rigassificatore, esibita da Calenda come una medaglia: il punto dice «realizzazione di impianti di rigassificazione», il Pd ha inserito «nel quadro di una strategia nazionale di transizione ecologica virtuosa e sostenibile» e prima ancora un ampio passaggio sull’energia rinnovabile. Ma agli ambientalisti poco importano le generiche citazioni della transizione: sono contro il rigassificatore di Piombino, peraltro in compagnia del Pd locale (ma non di quello nazionale). 

I seggi

C’è anche una questione sui seggi. Non riguarda la candidatura dei leader agli uninominali, che è stato Fratoianni per primo a escludere aprendo la strada così all’accordo poi siglato da Letta e Calenda, ma della sessantina di calendiani che comunque verrebbe candidata: sono sostenitori del nucleare, cosa che certo non costituisce un invito al voto per un ambientalista.

Su tutta la vicenda pesa l’atteggiamento di sfida di Calenda, che anche poco fa ha ripetuto: «Se Fratoianni non condivide l’Agenda Draghi deve rispondere ai suoi elettori del perché sta in una coalizione che condivide l’agenda Draghi. È un problema suo, non mio».

Letta ha offerto dialogo anche ai rossoverdi, ma a sua volta Bonelli ha chiesto un altro «accordo» del Pd con questa parte dell’alleanza. Richiesta difficile da accettare. In queste ore è in corso un confronto serrato in Europa verde per stabilire «punti programmatici irrinunciabili».

Dal Pd non è mai arrivata la richiesta di rinunciare a nessun punto, anche non condiviso: il programma di ciascun alleato resta autonomo, secondo la legge elettorale. Sugli esponenti più noti di Europa verde si fa sentire il pressing di Giuseppe Conte: ma non è una cosa seria. I Cinque stelle sono contrari agli accordi con le forze politiche e, date le condizioni in cui versano, non sono in condizione di promettere posti a personalità esterne al movimento.

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