Siamo alle minacce. La struttura ideata da Palazzo Chigi per gestire il Recovery fund che Domani ha anticipato non solo non è stata accettata da Italia Viva ma ha reso ancora più instabile il clima di governo. Teresa Bellanova, ministra dell’Agricoltura e capo delegazione del partito di Renzi presso il governo, nel corso del consiglio dei ministri di questo pomeriggio ha detto: «Se nella legge di Bilancio dovesse essere inserito un emendamento sulla governance che dovrà guidare l'attuazione del Recovery plan, Italia viva potrebbe non votare la manovra».

Dalla settimana scorsa il presidente del consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, sono all’opera sulla struttura piramidale per gestire i fondi europei che dovrebbe coinvolgere anche i vertici delle società partecipate mettendo a capo il premier. L’ipotesi era appunto di preparare un emendamento. Da allora Bellanova chiede di avere le carte sul piano, ma la bozza le è arrivata in piena notte, prima del consiglio dei ministri.

Gli avvertimenti sono stati ripetuti. La ministra già ieri additava il maschilismo della scelta di far entrare «solo gli uomini» nel processo decisionale con «tutto il rispetto per i colleghi che sono stati indicati»: «Immaginare che la cabina di regia del Recovery Fund possa essere di soli uomini è avere la testa nel passato. Noi dobbiamo avere la testa nel futuro: siamo una società paritaria, fatta di uomini e donne, che devono partecipare entrambi alle decisioni per il futuro del Paese».

In un’intervista pubblicata dal Messaggero la mattina prima del consiglio aveva già fatto capire come sarebbe andata: «Italia Viva non è disponibile ad approvare sulla governance del Recovery una norma che non conosciamo e di cui non ho, né abbiamo, potuto discutere con i nostri parlamentari».

Infine, una volta ricevuto il testo, ha scritto su Facebook: «Ad una prima sommaria lettura la bozza sulla governance del Recovery inviata ai ministri stanotte appare opaca, e presenta profili di incostituzionalità. Non abbiamo alcun bisogno di strutture parallele, che esautorano ministri, ministeri e Parlamento, accentrando e spostando altrove il cuore del processo, decisivo per l'Italia dei prossimi 10 anni».

Con questa scelta, per Bellanova si dà troppo potere ad «altri», mentre la Pubblica amministrazione non viene riformata: «Non possiamo consegnare ad altri, scelti non si sa come, le chiavi di casa. Oltretutto venendo meno in questo modo a uno degli obiettivi propri del Recovery: la riforma e il rinnovamento della pubblica amministrazione. Un obiettivo da cui non è possibile prescindere, che deciderà anche della qualità e capacità del Paese di affrontare le sfide che si aprono e che invece qui viene assolutamente trascurato e ignorato».

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