Ormai lo scontro tra Lega e Fratelli d’Italia sulle candidature alla prossima tornata di elezioni regionali avviene alla luce del sole. Con il solo dettaglio – per non rendere la questione politica uno scontro anche di governo - che il botta e risposta tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni avviene per bocca dei rispettivi fedelissimi. 

Tutto è nato intorno alla scelta del candidato di centrodestra per la Sardegna, dove l’uscente leghista Christian Solinas era convinto della ricandidatura, mentre il partito di Meloni è deciso a guadagnare l’isola presentando il sindaco di Cagliari ed ex giovane della “generazione Atreju” Paolo Truzzu, che si considera già candidato. Il tempo stringe, visto che il voto sarà il 25 febbraio, ma ormai i partiti sono al muro contro muro.

«Per noi il candidato presidente in Sardegna rimane Solinas, perché è l'uscente», ha detto il vicesegretario della Lega Andrea Crippa, ricordando una delle regole non scritte che hanno sempre orientato le scelte della coalizione. Quindi, «Serve buonsenso, serve un passo indietro su Truzzo», perchè «non vorremmo andare da soli con Solinas», «come vorremmo andare con Marsilio» in Abruzzo, ha specificato.

Il sottinteso è chiaro: se FdI sabota Solinas, la Lega boicotterà l’uscente in Abruzzo di FdI. L’unico compromesso che la Lega sarebbe disposta ad accettare, per riequilibrare i pesi nelle regioni vista la forza elettorale di Meloni, è che a FdI tocchi esprimere tutti i candidati governatori nelle prossime regioni al voto a guida centrosinistra. Gli equilibri attuali, però, non si toccano. 

Il no di FdI

In realtà il teorema presentato da Crippa, che spesso è stato la voce di Salvini nel dire ciò che il vicepremier non poteva, non convince FdI. A rispondergli è intervenuto il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, che ha voluto rinfrescare la memoria ai leghisti: il principio del ricandidare l’uscente non è stato seguito in un caso recente come quello della Sicilia, dove Nello Musumeci di FdI era entrato in contrasto sia con la Lega che con Forza Italia e non è stato ricandidato.

Al suo posto è stato eletto l’azzurro Renato Schifani e Musumeci è stato ripagato con il ministero del Sud, ma il precedente resta. «Gli alleati hanno ritenuto che non fosse idoneo per il secondo mandato. Alla fine Fdi, apprezzate le circostanze, ha dovuto cedere la posizione. Non solo ha ceduto, ma neanche ha potuto esprimere un candidato suo», ha detto Rampelli.

«Non capisco perché ci si stupisca, dopo aver colpito un governatore in carica due anni fa, del fatto che si vuole ragionare su soluzioni migliori per queste regionali», ha concluso.

La strada per la Sardegna, dunque, è segnata e a certificarlo è intervenuto addirittura il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: «Il nostro candidato resta Paolo Truzzu». Del resto, come ha chiarito il sottosegretario e fedelissimo di Meloni, Giovanbattista Fazzolari, le prossime decisioni sulle candidature alle regionali avverranno sulla base dei nuovi rapporti di forza tra i partiti di maggioranza. Vale a dire che FdI si allargherà e pazienza se a farne le spese sarà la Lega in particolare. 

Al netto delle prove muscolari, lo scontro ormai ha assunto una rilevanza che non può non investire direttamente i due leader, i quali dovrebbero vedersi in un vertice la prossima settimana. Per la Sardegna ormai la strada sembra segnata, ma sarebbe necessario rinegoziare i termini in vista delle prossime scadenze elettorali. Alla finestra, intanto, rimane Forza Italia.

Inizialmente si era schierata con la Lega nel chiedere il rispetto della ricandidatura con gli uscenti, ma negli ultimi giorni il partito di Antonio Tajani ha scelto una posizione neutrale. Da FdI, infatti, sarebbero arrivate rassicurazioni che la riconferma dell’azzurro Vito Bardi in Basilicata non sarebbe in discussione. Nel mirino di FdI, infatti, ci sono regioni ben più importanti: il Veneto in particolare, visto che il partito della premier non guida nemmeno una delle grandi regioni del nord.

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