Con la presentazione del suo nuovo libro Il mostro, Matteo Renzi apre di fatto la sua campagna elettorale, con un pronostico: «Si vota a maggio 2023». Il libro - che contiene un attacco alla procura di Firenze per la gestione dei processi a carico di Renzi e della sua famiglia, ma anche il racconto politico degli ultimi mesi – è stato presentato in solitaria alla Camera. Tra battute sul voto al Quirinale e le critiche alle toghe fiorentine, la sintesi politica la fa lo stesso Renzi: «I magistrati hanno interrotto il cammino di crescita di Italia Viva».

«Noi partiamo con Italia Viva, siamo accreditati al 5-10 per cento, si dice che arriveremo a doppia cifra e poi arriva l'inchiesta Open, che è uno scandaloso processo politico alla politica», è il racconto dell’ex premier. Quindi ora è il momento del contrattacco perché «c’è spazio politico» per riconquistare centralità e le aspettative sono alte. «Possiamo arrivare a un 10 per cento», ipotizza l’ex premier, che non rinuncia alla punta di arroganza che lo caratterizza da sempre e che è anche la cifra del suo libro: «Abbiamo dato le carte con il 4, figuriamoci con il 5 per cento e molto di più».

Per questo - nonostante l’ultimo sondaggio commissionato a Swg lo dia al 2,5 per cento - Renzi si è convinto che la mossa vincente è quella di tentare di riprendersi la scena andando all’attacco: contro i magistrati di Firenze, ma anche e soprattutto contro il «populismo» di Giuseppe Conte.

L’attacco ai magistrati

«Non ne lascio più passare mezza, con il sorriso», è stata la conclusione di Renzi, riferendosi alle iniziative dei magistrati sul caso Open ma anche all’annuncio di querela già arrivato dal vicepresidente del Csm, David Ermini. Il libro, infatti, entra nella ricostruzione giudiziaria degli ultimi processi che lo hanno riguardato e poi ricostruisce le ultime vicende legate alla magistratura, dal caso Palamara alla loggia Ungheria.

Gli attacchi più pesanti vengono mossi nei confronti di Giuseppe Creazzo, Luca Turco e Antonino Nastasi, contro cui Renzi ha anche sporto denuncia e si è opposto alla sua archiviazione. La tesi del libro è: come posso fidarmi dei magistrati che indagano su di me quando loro stessi hanno uno molestato una collega, il secondo arrestato e indagato buona parte della famiglia Renzi, il terzo contaminato la scena del crimine del caso David Rossi. Lo scontro non è nuovo e la tesi è già stata ripetuta in più di un’occasione pubblica, ma ora è stampata «perché si ricordino i fatti», sottolinea in conferenza stampa.

Renzi conferma la commistione tra politica e giustizia nelle nomine, attacca il sistema delle correnti e in particolare il gruppo associativo di Magistratura democratica. Poi conferma la versione di Luca Palamara sul metodo di elezione concertativo con cui è stato scelto anche il vicepresidente del Csm, Ermini: «È stato eletto con il metodo Palamara e ha ricevuto da Davigo copie dei verbali che non doveva ricevere», ribadisce in conferenza stampa. Politicamente, le parole suonano soprattutto come una bocciatura della riforma dell’ordinamento giudiziario attualmente in discussione in commissione Giustizia al Senato, che «non è dannosa ma è inutile.

O eliminiamo l'appartenenza della corrente per fare carriera o la giustizia non cambierà mai». Tradotto: il cammino del testo rischia qualche incidente di percorso proprio a palazzo Madama.

La politica

Archiviato il motto «il tempo è galantuomo» che usava ripetere fino a qualche mese fa, ora la linea è cambiata. «Rispondo colpo su colpo», promette Renzi quasi in ogni capitolo del libro, sia che si riferisca ai processi, agli attacchi giornalistici come il video di Report sul suo incontro in autogrill con un membro dei servizi segreti oppure alla pubblicazione delle sue lettere personali con il padre o degli estratti conti. Nessuna querela ritirata e molte altre da far partire, è la sintesi.

Nelle 200 pagine di libro il leader di Iv rivendica come suo successo la caduta di Matteo Salvini e la nascita del Conte 1, poi la defenestrazione di Conte e il nuovo governo Draghi («se fossimo stati allineati alle posizioni del Pd di allora, sia nel 2019 che nel 2021, questo Paese avrebbe avuto prima un governo Salvini-Meloni a gestire la pandemia e poi un governo Conte-Casalino a gestire l’invasione russa»). Poi rivanga i successi del suo governo, ormai sempre più lontano nel tempo, snocciolando unioni civili, jobs act, politica energetica con la Tap.

Infine, attacca il populismo grillino e confessa apprezzamento per la carriera politica di Silvio Berlusconi. Il tutto interrotto da chiose sulle sue scelte politiche passate e recenti, in cui Renzi si autoassolve o loda la propria lungimiranza contro tutti quelli che lo vorrebbero descrivere come il mostro del titolo, appunto. Nessuno spazio, invece, per dubbi e autocritiche. Chiuso il libro la sensazione è di deja-vu: Renzi è sempre se stesso come anche i toni e gli argomenti.

Solo il tempo – davanti c’è un anno esatto – dirà se la linea di Renzi pagherà dal punto di vista elettorale: dal libro si intende che la battaglia sulla giustizia è appena cominciata e su questa Renzi intende cercare centralità. Dal silenzio nei confronti del leader del Pd, Enrico Letta (citato per il buon tandem nato durante la partita del Quirinale), invece, è possibile un tentativo di ricucitura, lasciandosi però aperta anche la strada verso Forza Italia.

Questo il campo dove ci sarebbe «lo spazio politico» che i magistrati gli hanno tolto e che lui vuole riprendersi. Gli interlocutori politici, però, mancano: nessun leader ha commentato il libro e anche gli spunti polemici non hanno veramente attecchito.

© Riproduzione riservata