Matteo Renzi, in un’intervista al quotidiano Libero, si dice pronto a collaborare con Giorgia Meloni

«Io non credo nella protesta ma nella proposta. Il Pd e i Cinque stelle andranno in piazza a difendere il reddito di cittadinanza, mentre noi del terzo polo abbiamo presentato una contromanovra che difende il lavoro e i conti pubblici», dice, ricordando l’appuntamento di questa settimana di Carlo Calenda con Meloni. «Nessun inciucio, ma noi siamo all’opposizione del governo e non del paese. Proviamo a dare una mano, mi sembra che la presidente ne abbia bisogno». 

Voto per le misure meloniane?

Renzi ammette perfino la possibilità di votare alcune norme della manovra. «Se il governo decidesse davvero di mettere in campo un intervento serio sul reddito lo valuteremmo».

Stesso discorso per la modifica costituzionale di cui si discuterà ad anno nuovo. «Ritengo che una riforma del genere serva al paese, non a Matteo Renzi, per cui sono pronto a discuterne, anche se non credo che la soluzione sia il presidenzialismo: penso più all’elezione diretta del premier» dice l’ex presidente del Consiglio, auspicando anche che «sia messo ordine» alla spartizione delle competenze tra Stato e regioni.

Il rapporto col Pd

Renzi non risparmia nell’intervista stoccate al segretario del Pd dimissionario, Enrico Letta. «Lui è ormai una certezza: quando si trova davanti a un bivio, si può stare certi che sceglierà la strada sbagliata» dice, sottolineando la mancata intesa in Lazio e Lombardia. «A Letta non sono bastate le elezioni politiche e ha ripetuto lo stesso schema suicida alle regionali, dove c’era la possibilità di strappare la Lombardia alla destra appoggiando una candidatura moderata come quella di Letizia Moratti». Letta «ha invece scelto di occhieggiare a Giuseppe Conte, fra l’altro in una regione in cui i grillini sono deboli, e di fare il contrario nel Lazio, dove sono forti». 

L’orizzonte di Renzi sono le europee del 2024: «Puntiamo ad andare ben oltre la doppia cifra e a parlare sia ai liberali che non vogliono morire sovranisti, sia ai riformisti che non vogliono morire populisti. Il nostro modello è quello di Renew Europe».

© Riproduzione riservata