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Nel programma elettorale si parlava di «elezione diretta del presidente della repubblica», oggi non più. Presidenzialismo, semipresidenzialismo o premierato, le idee nella maggioranza rimangono confuse.
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Del resto, proprio il presidenzialismo è costato la prima gaffe di campagna elettorale. Era il 12 agosto e a scatenare il putiferio fu Silvio Berlusconi, che chiese le dimissioni di Mattarella in caso di approvazione della riforma.
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Tutti gli occhi, in realtà, sono puntati su Meloni. La premier deve fare la prima mossa e iniziare a sciogliere i dubbi su cosa debba essere questo presidenzialismo di cui parla da sempre ma che, ora che si accinge a farlo, rischia di essere tutto e il contrario di tutto.
Presidenzialismo, semipresidenzialismo o premierato: questo è il problema. Risolverlo è impresa ardua per il centrodestra al governo, che sul punto ha portato avanti un’idea chiara in campagna elettorale che però poi si è annebbiata, modificata e diluita nel corso dei mesi. Lo slogan della campagna elettorale era chiaro: «Presidenzialismo», ha sempre detto Giorgia Meloni. Che vuol dire una sola cosa: la forma di governo in cui il potere esecutivo si concentra nella figura del presidente, ch


