Scegliere un posto occupato per il confronto fra i candidati alle primarie di Roma ha fatto sghignazzare la destra di Giorgia Meloni, ed era prevedibile. Ma non è piaciuto neanche ad Andrea Marcucci, l’ex presidente dei senatori Pd che oggi bacchetta il partito romano e indirettamente anche il «candidato unico» Roberto Gualtieri: «Uno scivolone», twitta, «il Pd romano protegga di più i suoi candidati».

Marcucci non sa cos’è lo SpinTime. Lo sanno bene invece i sette in corsa, Gualtieri compreso, ed è per questo che hanno accettato l’invito. Il «laboratorio di rigenerazione urbana» di via Santa Croce in Gerusalemme è una delle principali occupazioni abitative e culturali della città. Quella in cui nel maggio del 2019 il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del papa, si è calato – letteralmente - nella centralina elettrica per ripristinare la corrente. Lo stabile era allora abitato da 450 persone, di cui cento minori, e la corrente era stata staccata perché gli occupanti non avevano i soldi per pagare la bolletta.

Martedì pomeriggio i sette candidati sono andati ad ascoltare, innanzitutto. «Ascoltate prima di parlare!» era il titolo dell’evento. E infatti hanno parlato solo dopo aver ascoltato le testimonianze e le richieste di dieci associazioni culturali e sociali attive su Roma: 4Hopes4Rome, Scomodo, Greenpeace Italia, la Roboterie, l’Associazione genitori scuola di Donato, Orchestra notturna clandestina, Matemù e SpinOFF. Teatro pieno, solo posti prenotati, distanziamento attentamente sorvegliato.

Quand’è toccata ai candidati gli appunti scritti in anticipo e a prescindere erano diventati carta straccia. Sono stati costretti a rispondere alle richieste degli attivisti su diritto all’abitare, ambiente, inclusione, scuola. Due gli spettri che si aggirano nei discorsi degli aspiranti sindaci: Carlo Calenda e Ignazio Marino. Il candidato di Azione e Italia viva viene criticato, praticamente da tutti, per l’atteggiamento «manageriale» verso una città che, secondo Tobia Zevi, Stefano Fassina e Paolo Ciani, non ha bisogno di un commissario ma di un primo cittadino. La storia di Marino invece è una ferita aperta per alcuni e un imbarazzante rimosso per altri.  Imma Battaglia, in corsa con i colori del movimento Liberare Roma, ha tuonato contro il Pd romano, rimproverandogli di non aver ancora oggi fatto i conti con la vicenda della cacciata - via notaio -  di quello che all’epoca era stato un votatissimo sindaco. Battaglia all’epoca era consigliera comunale. E Giovanni Caudo, presidente del municipio terzo, all’epoca era assessore all’urbanistica. L’ex sindaco lo appoggia rumorosamente in questi giorni. Ma Caudo ha ammesso che anche in quello scampolo di amministrazione di centrosinistra non si è affrontato abbastanza il tema della casa e degli spazi abitativi. 

L’ex ministro Roberto Gualtieri è l’ultimo a intervenire. E interloquisce con il maestro Enrico Melozzi, direttore dell’Orchestra notturna clandestina e ormai popolarissimo non solo a SpinTime e nell’associazionismo romano e di Spin time: ha diretto i Maneskin a Sanremo. Melozzi chiede un impegno per semplificare i labirinti burocratici in cui si perdono gli artisti romani che provano ad  accedere a un bando. Sì da Gualtieri. E da Imma Battaglia, che conosce bene il dossier per essere stata una delle pioniere del Gay Village, oggi ormai realtà culturale consolidata nella capitale e per questo propone un albo delle associazioni culturali della città. Gualtieri riesce a tirare fuori il colpo di teatro alla serata. Per rispondere a Giorgia Meloni che attacca la sua presenza in un’occupazione, propone un “Piano straordinario per il diritto all’abitare”, attraverso l’acquisizione di edifici abbandonati con i 9 miliardi del Recovery fund. “Bisogna trovare una chiave per liberare gli spazi di Roma”. Così il prescelto del Pd tenta l’avvicinamento alla Roma dell’attivismo sociale per aggiustare la sua immagine di “candidato calato dall’alto”. Venerdì 18 si replica il confronto, questa volta online, e cioè a distanza di sicurezza dalla realtà. 

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