Dopo che il Consiglio di Stato ha respinto l’appello Rai contro la messa a gara del festival, un’altra doccia fredda per il servizio pubblico, che esce sconfitto anche dall’appello contro l’Agcom per la vicenda della presunta pubblicità occulta per Instagram al festival del 2024. Intanto il direttore del day time non viene riconfermato alla direzione del festival letterario
Un’altra doccia fredda per i dirigenti di via Asiago: il Consiglio di Stato ha respinto l’appello principale e quello incidentale della Rai contro l’Agcom, che aveva multato la Rai per 175.000 euro per il caso di pubblicità occulta a Instagram durante il festival di Sanremo 2023, confermata poi dal Tar del Lazio. Nella sentenza, infatti, l’organo d'appello conferma il giudizio di primo grado.
La sentenza
Nello specifico, il Consiglio di Stato scrive che «alla luce della condotta posta in essere durante il Festival di Sanremo, un effetto pubblicitario per il social in questione si sia comunque prodotto e, a monte, tale evenienza non poteva essere ignorata da un organismo come la Rai, dotato di specifiche competenze professionali nel settore audiovisivo e, anche in qualità di operatore nel servizio pubblico audiovisivo, tenuta ad una particolare diligenza nello svolgimento della propria missione». Non risolve la questione la contestazione della Rai, che aveva spiegato di voler «ampliare la platea dei telespettatori del programma televisivo del Festival di Sanremo anche all’ambiente digital e a quelle porzioni di pubblico che non fruiscono del mezzo televisivo con le modalità tradizionali, target giovane».
All’epoca del ricorso al Consiglio di Stato, la Rai aveva detto di confidare «nella piena legittimità del proprio operato, anche in relazione ad eventuali aspetti erariali della vicenda. Va sottolineato che nella sentenza si dà comunque atto che, in relazione alla 73/a edizione del Festival di Sanremo, non è stato stipulato alcun accordo commerciale né tra la Rai ed Instagram, né tra Chiara Ferragni e lo stesso social, né tra Amadeus ed Instagram. Cionondimeno, il Tar ha censurato l’utilizzo di Instagram come presunto strumento per aumentare l’audience».
Il pronunciamento sfavorevole va ad aggiungersi a quello di giovedì sera, in cui il Consiglio di Stato dava ragione al Tar della Liguria, che ha deciso che per l’assegnazione delle edizioni 2026-2028 del festival si dovrà procedere con il bando di gara a cui finora ha partecipato soltanto la Rai.
Il caso umbro
Intanto, ci sono anche altri cambiamenti che toccano lateralmente la governance Rai. La Regione Umbria infatti non ha confermato alla guida del festival UmbriaLibri Angelo Mellone, che ha curato la rassegna nell’ultimo triennio. Il direttore del day time è stato anche presidente della Lucania Film Commission, di cui oggi è consigliere. Tutto regolare e segnalato: per le attività parallele i direttori hanno bisogno di un’autorizzazione ad hoc, che Mellone ha ottenuto nel 2022.
L’incarico di Mellone a UmbriaLibri era stato al centro delle polemiche alla fine del festival di Sanremo del 2024. Al direttore del day time fu rimproverato di non essere stato presente durante l’edizione andata in onda dal teatro Ariston di Domenica In durante la quale Mara Venier lesse un comunicato di dissociazione dell’azienda dalle parole pronunciate da Ghali dal palco. Il rapper aveva infatti chiesto lo «stop al genocidio» dei palestinesi, mentre l’allora ad Roberto Sergio aveva dichiarato «solidarietà alla comunità ebraica e al popolo d’Israele». Mellone, direttore competente, era stato lontano da Sanremo per tutta la settimana e quella domenica era a Terni per seguire il suo festival.
In Umbria adesso il tarantino sarà sostituito per il triennio 2025-2027, secondo quanto si evince dalla determinazione che Domani potuto visionare, dallo scrittore barese Nicola Lagioia, già direttore del Salone del libro di Torino, decisamente non allineato con la maggioranza al governo a Roma, a cui è succeduta nel 2023 alla guida della fiera Annalena Benini.
Una nomina, quella di Lagioia, fortemente voluta dall’assessore regionale alla Cultura e vicepresidente della giunta Proietti Tommaso Bori, intenzionato a cambiare l’approccio che la destra aveva portato nei suoi cinque anni di governo a Perugia.
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