L’esito era talmente scontato che la diretta interessata, la ministra dei Turismo Daniela Santanchè, non si è nemmeno presentata in aula per seguire il voto sulla mozione di sfiducia a suo carico. «Perché ho da fare», ha risposto secca dal forum del turismo sostenibile in corso a Pietrarsa ai cronisti che le chiedevano della sua assenza alla Camera.

In effetti, la sua presenza non è servita: la maggioranza si è mostrata coesa, nonostante le assenze dai banchi sia dei deputati che del governo di mercoledì quando la mozione è stata presentata, e il no alla sfiducia è passato con 213 voti, contro 121 dell’opposizione (con Italia viva che ha votato con la maggioranza) e tre astensioni. «ll voto mi sembra molto chiaro», è stata la chiosa della ministra, che si è definita «molto tranquilla».

Si è chiuso così il passaggio d’aula a carico di Santanchè, mentre proseguono i quattro procedimenti giudiziari in cui risulta coinvolta a vario titolo, in particolare quello in cui è personalmente indagata per falso in bilancio e truffa ai danni dell’Inps.

L’ultima questione aperta riguarda un’operazione immobiliare, svelata da Domani, su una villa in Versilia acquistata e rivenduta nel giro di un’ora da Dimitri Kunz D’Asburgo, compagno di Santanchè, e da Laura De Cicco, moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa.

Attualmente la Guardia di finanza è stata delegata a indagare per riciclaggio sui flussi di denaro e la destinazione della plusvalenza, per capire se quella somma sia servita a coprire i debiti di Visibilia.

Quello di giovedì è stato secondo voto di sfiducia che la ministra supera, dopo il primo del luglio 2023, in quel caso al Senato in seguito alle prime notizie giudiziarie sul caso Visibilia, la società editrice di riviste e concessionaria di pubblicità di cui era socia prima di entrare nel governo.

Il limbo

In realtà, secondo fonti parlamentari, la sua assenza in aula sarebbe stata decisa proprio alla luce di questo precedente: tutti in maggioranza ricordano con un brivido l’intervento di Santanchè a palazzo Madama, quando disse in aula di non essere indagata e solo poche ore dopo arrivò la notizia della sua iscrizione nel registro delle notizie di reato a Milano. Meglio evitare un secondo incidente diplomatico, dunque.

Anche perché la questione Santanchè è tutt’altro che chiusa tra le file del centrodestra. Anche se la ministra può continuare a contare sull’appoggio del collega e amico, il presidente del Senato Ignazio La Russa, i suoi rapporti anche dentro Fratelli d’Italia sono sempre più freddi. Troppo complicata la vicenda penale, con ancora con molti aspetti da chiarire e un altissimo rischio di creare nuovi imbarazzi a Meloni.

Infatti, anche al netto della mozione di sfiducia, le dimissioni non sono ancora state scartate. «Vedremo se ci sarà il rinvio a giudizio», è la linea di Fratelli d’Italia, che in effetti ha usato proprio questo metro con il sottosegretario Vittorio Sgarbi, che si è dimesso. A renderlo ancora più esplicito è stato Giovanni Donzelli, voce attendibile del sentire della premier, che si è incaricato di ricordare che «La stessa Daniela Santanchè ha detto che in caso di rinvio a giudizio farà una riflessione», anche se «noi abbiamo fiducia in Daniela, siamo convinti che non arriverà il rinvio a giudizio» è la difesa d’ufficio.

Non a caso nessuno del governo ha commentato il voto se non il ministro Francesco Lollobrigida, che si è limitato a dire che «Santanchè e Salvini hanno avuto la fiducia dal parlamento». Non una parola di più.La posizione di Santanchè rimane dunque ancora nel limbo, nell’attesa delle iniziative dei magistrati milanesi che entro una decina di giorni potrebbero chiederne il rinvio a giudizio. Solo allora la questione si riaprirà e Meloni potrebbe decidere di far fare un passo indietro alla ministra.

Le opposizioni

Se l’esito del voto sulla mozione di sfiducia era scontato, vista la maggioranza solida del centrodestra alla Camera, ma qualche interrogativo lo solleva però l’atteggiamento delle opposizioni. Tanto che, alla fine della giornata di giovedì, sia Santanchè che Salvini hanno rivendicato come una vittoria la conferma della fiducia incassata a un giorno di distanza l’uno dall’altro.

Non sono passati inosservati, infatti, i comportamenti dei due leader: sia Elly Schlein che Giuseppe Conte non erano nemmeno presenti il giorno della discussione generale sulla mozione contro Santanchè e giovedì, nel giorno della votazione, si sono presentati a Montecitorio solo per votare e non sono intervenuti con dichiarazioni né in aula né fuori. Conte ha scelto di intervenire solo con un post su Facebook secondo cui la maggioranza è «compatta sulla ministra ma indifferente a problemi cittadini».

In questo modo, però, la maggioranza si è aperta lo spazio per insinuare che la mozione sia stata mossa da istinti giustizialisti. La percezione di disinteresse per l’esito del voto, però, comporta il rischio dell’effetto boomerang di un atteggiamento indignato a parole, indifferente nei fatti.

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