«A candidarsi sono io, Mattia Santori, una persona comune, un cittadino semplice, che esisteva prima delle sardine e che mi auguro esisterà dopo», così il neocandidato del Partito democratico nella città di Bologna, sottolinea a Domani che «la candidatura è una mia scelta personale. Non sono nato il 14 novembre 2019 – il giorno della prima manifestazione contro Matteo Salvini -, ho fatto associazionismo, parrocchia, tutto già prima». A correre per le amministrative non ci sarà il leader delle sardine: «Devo deludervi». 

Con la maglietta di Frigolandia, a evocare la rivista Frigidaire con Andrea Pazienza e Tanino Liberatore, nella sua città, Santori ha presentato ufficialmente la corsa al fianco del segretario del Pd di Bologna, Luigi Tosiani, e a sostegno del candidato sindaco Matteo Lepore. Ma – fanno sapere dal partito – non sarà capolista: «Non dovrebbe nuocergli, perché alle comunali si va a preferenza». 

Adesso Santori lancia «un percorso nazionale» per il centrosinistra. Nelle altre città le Sardine sono pronte a presentare candidati. Se da una parte Jasmine Cristallo ha escluso la Calabria, ci saranno invece in altre città d’Italia: «Latina, sicuramente Torino, Trieste, stiamo lavorando su Roma e Milano, i profili saranno under 35 e under 40 con nessuna esperienza precedente» e, ha ripetuto, «non necessariamente con il Pd, ma in coalizione con il centrosinistra».

Il percorso

La conferenza stampa è stata strategicamente organizzata davanti a l’Altro spazio, «il primo bar completamente  accessibile», anche per i fruitori in sedia a ruote. L’attenzione ai temi sociali è la parte a cui ha deciso di dare più spazio. Rivolgendosi a chi lo ascolta, Santori ripercorre rapidamente la sua adolescenza. «Rider quando si chiamava portapizze, babysitter, casellante, rilevatore Istat, aiuto cuoco». Poi, «mi sono laureato e ho conseguito un impiego a tempo indeterminato». Presso la testata RiEnergia, specializzata in energia e ambiente, collegata al centro studi fondato dall’ex presidente del consiglio Romano Prodi e soprattutto all’ex ministro Alberto Clò: «Finché non sarò eventualmente eletto continuo a lavorare. Ero lì fino a un'ora fa e ci tornerò tra un'ora». Clò «ha detto che non si esprime, ma mi ha sempre sostenuto, come uno zio che mette davanti il bene del nipote». Oltre a questo è presidente di due associazioni e membro del direttivo della casa di quartiere Fondo Comini, che ha sede nel cuore della Bolognina.

Santori, rispondendo a Domani sulla possibilità di arrivare alla politica nazionale e di tesserarsi al Pd non dice no, ma ci va cauto: «In questo momento sono concentrato su Bologna, cosa ne nascerà dopo non so dirlo, non ho fatto progetti a lungo termine».

I tre motivi

I motivi che recentemente hanno spinto Mattia Santori a fare il grande passo, ha detto, sono tre: «Credo nella politica, credo nella forza dell’esempio, credo nel laboratorio politico lanciato da Matteo Lepore».
In vent’anni di berlusconismo, spiega Santori, «l’Italia ha iniziato a convincersi del fatto che la politica possano farla solo chi ha già una buona quota di potere» ma «io credo nella politica», e ha citato i suoi riferimenti: «Ho studiato Zanardi, ho letto Gramsci, ho ascoltato i discorsi di Berlinguer e di don Andrea Gallo». Da sardina «ho conosciuto persone come Sandro Ruotolo, Luisa Morgantini, Gianfranco Pagliarulo, Nicola Zingaretti, Luciana Castellina, Walter Tocci e tantissimi altri».

«La politica fa paura» ma non ha dubbi sulla scelta: «Tutta gente che è rimasta a un concetto vecchio di politica, legata a etichette, simboli, tornaconti personali. Ma la politica è fatta di persone, e quando sono nate le sardine ci sono state due persone che subito hanno compreso, sostenuto e accompagnato la portata del processo che avevamo generato: Matteo Lepore e Elly Schlein, a cui sono grato e riconoscente». Appena sceso in campo con il movimento aveva sostenuto Emilia-Romagna Coraggiosa, la lista di Schlein, ma adesso ha cambiato in parte direzione: «Proponeva un progetto a lungo termine di carattere regionale», mentre Lepore «di carattere comunale».

Il progetto Bologna

Promette una campagna combattiva: «La mia non sarà una campagna elettorale moderata. Perché penso che siamo a un punto di svolta e che tutti debbano sentirsi coinvolti. Inutile illudersi: ci aspettano cinque anni scomodi», con «l’intenzione di cambiare radicalmente ogni cosa», dal modo in cui si parcheggia al modo in cui si vivono i parchi. Nessuna soluzione magica, assicura. L’obiettivo non è convincere, ma «concretizzare e portare le mie idee e le mie competenze a un piano superiore. I miei ambiti politici non sono diversi dai miei ambiti civili. Educazione, sport, inclusività, sostenibilità». Nonostante le polemiche sulla sua passione, rivendica la sua inclinazione sportiva: «Fino a prima delle sardine ho allenato diverse squadre di basket e di frisbee».

Adesso «c’è tanta carne al fuoco ma per fortuna l’energia non manca. Queste non saranno elezioni come tutte le atre, perché da Bologna è cominciata la riscossa di tutta la politica», ha concluso Santori. E nelle prossime settimane è pronto a partecipare alla Festa dell’Unità nazionale che si terrà a Bologna, questa volta da candidato Dem.


 

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