«Se quello che ha detto il deputato Giovanni Donzelli fosse confermato, è tipico. Le mafie cercano proprio di inserirsi dove c’è un errore, dove il passo scricchiola, e cercano di sfruttare l’occasione. Alfredo Cospito al 41 bis non ci doveva andare». Roberto Saviano parla ai giornalisti e agli amici che hanno voluto esserci fuori dall’aula del processo dove è imputato per diffamazione su querela del ministro dei Trasporti Matteo Salvini.

Lo scrittore di Gomorra, all’indomani delle rivelazioni del deputato Giovanni Giovanni Donzelli viene interpellato sul caso del momento: le intercettazioni che il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove ha passato al deputato su Cospito, e che Donzelli ha deciso di riferire in Aula alla Camera durante la discussione sul disegno di legge istitutivo della Commissione Antimafia.

Quegli scambi durante l’ora d’aria e gli spostamenti di cella letti dal deputato, testimonierebbero l’interesse dei casalesi e della ‘ndrangheta per la battaglia che l’anarchico sta portando avanti con lo sciopero della fame contro il carcere duro. Una sorte che unisce Cospito – condannato tra le altre cose per strage contro lo stato (anche se non ha portato vittime) - e i mafiosi.

«Loro sfruttano proprio questo spazio per per manipolare la cosa e questo mostra la gravità del caso. Di una scelta sbagliata che si fa, immediatamente le organizzazioni se ne approfittano. Ma questo accade sistematicamente», spiega Saviano.

Come Santa Maria

Gli esempi sono reali. Lo scrittore fa riferimento anche al caso di Santa Maria Capua Vetere dell’aprile del 2020, quando, come rivelato su queste pagine, i poliziotti si avventarono sui detenuti mettendo in atto un pestaggio di stato: «L’obiettivo è sfruttare l’occasione. Come è accaduto anche dopo le mazzate del carcere di Santa Maria. Le organizzazioni criminali hanno detto ai detenuti: “O siete protetti da noi o questo è quello che vi succede”». La «lettura mafiologica», ha proseguito, «dell’avvicinamento di un detenuto per portare avanti il loro profitto è corretta, è accaduto sempre. Questo è un varco».

I camorristi in passato «volevano sfruttare anche la dissociazione creata per le Brigate Rosse per ottenere uno sconto di pena». Uno dei personaggi citati da Donzelli, Francesco Di Maio, che avrebbe incoraggiato Cospito a continuare lo sua battaglia lo scorso 12 gennaio, «viene dal gruppo dei Bidognetti del clan dei Casalesi: li conosco benissimo».

Quello che ha detto Donzelli «è utile, aldilà del fatto che non doveva farlo, come analisi storica. Anche Riina ebbe il coraggio di dire “io sono come Tortora”», vittima di un errore giudiziario. Sul passaggio di carte tra sottosegretario e deputato adesso indaga la procura.

Dal punto di vista dell’esecutivo e della maggioranza, ha risposto a Domani, «c’è una strumentalizzazione totale. Ovviamente il governo non sa gestire in real modo l’emergenza e vuole dare in pasto al suo elettorato una visione securitaria, che mai come in questa vicenda non c’entra niente».

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