Racconta chi lavora al fianco di Elly Schlein che lei ha appreso del primo gruppo ufficiale di sostegno alla sua candidatura al congresso del Pd con una telefonata da Palermo che riferiva di oltre centomila firme raccolte in poche ore da una pagina Facebook. I palermitani si vedranno oggi pomeriggio in piazza Sant’Anna. «Tutto spontaneo, non ne sapevamo niente», giurano da Bologna. È vero, il fatto è che la “ditta” Schlein ha ancora pochi punti fermi. Ieri, nell’ultima riunione della sua “crew” ha annunciato che prenderà la tessera del Pd lunedì prossimo a Bologna. Quanto al suo team, è ancora presto. «Proponetemi solo persone competenti», intima a chi la chiama per sapere a che punto è. L’unica certezza, per ora, resta la scommessa sull’«onda» che può alzare una candidatura outsider rivolta ai delusi fuori e dentro il partito. Basterà?

E soprattutto, la deputata con il parka, che promette di andare in giro per l’Italia con «zaino e taccuino» per «mettersi in ascolto» è davvero naif come sembra? Oppure, come dicevano i sovietici della prima cosmonauta Valentina Tereskova (48 orbite terrestri nel 1963), «occhio, quella che chiamiamo “gabbiano” in realtà è un’aquila»?

Dono dell’Immacolata

Il ponte dell’Immacolata intanto le ha portato qualche dono dall’Emilia-Romagna, regione di cui fino a poche settimane fa era vicepresidente. Andrea Bosi, giovane assessore modenese, di Art.1, ha annunciato che la appoggerà. «Ho grande stima per Stefano» è la premessa, «ma Elly ha una storia politica molto più simile alla mia». Anche Enrico Di Stasi, segretario del Pd bolognese, ha fatto l’endorsement. «Stimo Stefano Bonaccini», premessa d’obbligo anche per lui, «ma Elly ha la capacità di allargare la platea dei partecipanti al congresso».

Se Schlein ha davvero questa capacità, è arrivato il momento dimostrarlo. Perché a tre mesi dalle primarie, lungo la via Emilia sono quasi tutti per Bonaccini. Del resto lui procede da settimane come un caterpillar, «e senza trascurare la regione», ammettono gli avversari. Ha una squadra che lavora a pieno ritmo. E tanti amici: a partire da Andrea De Maria, rieletto al collegio uninominale di Carpi, 90mila preferenze.

Schlein, che pure nel 2020 alla regione ha preso oltre 20mila preferenze, spera di guadagnarsi l’appoggio di Matteo Lepore, il sindaco di Bologna (eletto nell’autunno del 2021 al primo turno con il 62 per cento) e promessa per il partito nazionale: sarebbe la chiave per riequilibrare la sfida con Bonaccini, almeno nel capoluogo. Schlein può sperare nel sì di Stefano Vaccari, responsabile dell’organizzazione dem. E modenese, come Bonaccini. E in Pier Luigi Bersani e Vasco Errani, “padri nobili” di Art. 1 ed ex presidenti della regione: entrambi l’hanno già sostenuta nella corsa emiliana. Bersani, a chi lo dà già in supporto di Schlein, frena: «Siccome il problema principale non è il segretario, i candidati dicessero precisamente che cosa intendono per partito nuovo. Poi si vede». Se Errani è favorevole a partecipare al congresso Pd, Bersani al momento resta poco convinto; a differenza di Arturo Scotto, numero due del partito e presente al lancio della candidatura della deputata.

Sono già con lei l’ex capogruppo Pd in regione Stefano Caliandro, l’«avvocato di strada» Antonio Mumolo e Sergio Del Giudice, ex senatore dem e attivista per i diritti Lgbt, un mondo nel quale lei, lesbica dichiarata, gode di molte simpatie. Sul lato dell’associazionismo Schlein va sul sicuro: e dove non dovesse arrivare lei, arriverà Marco Furfaro, neodeputato e responsabile dei rapporti con il settore per il Pd. Nella sinistra Pd, una riunione riservatissima, mercoledì scorso, non ha partorito decisioni: Andrea Orlando non ha ancora ufficialmente dichiarato il suo appoggio. Potrebbe farlo, ma non presto, a differenza di Peppe Provenzano, già con lei (ma anche in questo caso, ancora nessuna scelta ufficiale). Più difficile il sì di Gianni Cuperlo, per il quale «deve stare in campo una candidatura della sinistra». Ma c’è un fatto: oggi a Bologna Schlein, Orlando, Provenzano e Roberto Speranza si confronteranno alla «prima» pubblica di Rosa Rossa, associazione «di cultura progressista» presieduta da Emanuele Felice. Ci sarà, ovviamente, anche il sindaco Lepore.

A sud della via Emilia

Ma Bonaccini ha un metodo formidabile. «In generale sta lontano da ogni polemica interna, ha preso questo impegno il giorno della candidatura», spiega chi lavora con lui. Ma non lascia niente al caso. E niente di intentato. Sindaci, amministratori, capibastone. A caccia dei voti a sud, sta per «chiudere» l’accordo con Vincenzo De Luca. Il presidente della Campania gli aveva lanciato l’anatema ai tempi in cui il collega emiliano dialogava con la Lega sull’autonomia differenziata. Ora saggiamente Bonaccini ha dichiarato chiuso quel dialogo («così com’è il testo del governo è irricevibile»). Oggi il “tour dei 100 comuni” di Bonaccini partirà dalla Puglia, dai luoghi di Giuseppe De Vittorio, Cerignola, nel foggiano. A dargli man forte ci sarà il presidente Michele Emiliano, dato in trattativa anche con Schlein. Che però non è riuscita a concludere.

Nel frattempo Bonaccini contatta gli europarlamentari di qualsiasi corrente, dai riformisti ai franceschiniani alla sinistra, e al telefono quelli che vorrebbero essere ricandidati alle europee nel 2024 hanno avuto impressione che avranno la chance di farlo. Con lui segretario, si capisce. E ancora: dopo il sì del sindaco di Firenze Dario Nardella, ieri ha ricevuto il quasi sì di quello di Roma Roberto Gualtieri e il sì convinto di Matteo Ricci. Il sindaco di Pesaro si ritira dalla corsa, ed è un altro endorsement di peso: è il presidente di Ali, associazione delle autonomie locali legata all’Anci, quella dei comuni il cui presidente Antonio Decaro è con Bonaccini dall’inizio.

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Sul dossier sud lei è indietro. Le starà accanto Enzo Ciconte, ex deputato Pci, storico dell’antimafia e mancato candidato nella sua Calabria. E suo figlio Fabio, ambientalista e fondatore dell’associazione Terra!.

Sull’ambientalismo invece Schlein va forte. Una competenza riconosciuta, tant’è che in campagna elettorale il segretario Pd Enrico Letta l’ha voluta all’incontro con i ragazzi di Fridays for future, insieme a Chiara Braga, franceschiniana, responsabile Transizione ecologica del Pd e oggi sostenitrice della collega. Come Marta Bonafoni, consigliera del Lazio, e riferimento in una regione in cui Schlein sarà appoggiata dall’ex presidente Nicola Zingaretti.

Ancora da consolidare invece il suo rapporto con il sindacato. Lì Bonaccini può contare sulla rete del suo assessore Vincenzo Colla, già vice di Landini. Con Landini Schlein dieci giorni fa ha ottenuto un incontro vis à vis nella sede di Corso d’Italia. Domenica, al lancio della sua candidatura al Monk di Roma, c’era Andrea Genovesi, segretario della Fillea, il sindacato degli edili. Ma è una presenza spiegata come «doverosa» perché «fra gli interventi della giornata c’era una nostra delegata».

E comunque «Elly non va sottovalutata», avverte Rossella Muroni, per vent’anni presidente di Legambiente e per quattro deputata di Leu: «Ha rapporti con le istituzioni e con le imprese. Conosce il mondo produttivo green e quello del biologico. Nell’establishment Elly ha meno amici? Meglio così, farà meno lobby e più ascolto della realtà. So che non copre ancora tutte le partite ma le daremo una mano». Del resto non è che Schlein non sappia stare al tavolo con quelli che contano: ha presieduto il Patto per il lavoro in Emilia-Romagna, un progetto di sviluppo firmato da una cinquantina fra parti sociali, università ed enti.

Non coprirà tutte le partite, ma copre quelle che gli altri lasciano scoperte. Secondo Roberto Della Seta, ambientalista di lungo ed ex senatore del Pd, se può essere vero che Schlein non ha amici intimi in Confindustria, «il mondo delle rinnovabili ormai conta migliaia di imprese che costruiscono l’elettricità del futuro e che cercano un’interlocuzione politica. Ci sono ormai intere filiere che danno lavoro a migliaia di persone ma non hanno una rappresentanza. Elly ha tutti i titoli per dargliela».

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