La notizia dell’“importante scoperta” del giacimento di metano al largo di Cipro divulgata da Eni è abbastanza esagerata. Lunedì Eni ha diramato un comunicato che ha trovato spazio sui siti e martedì sui giornali indicando la rilevanza di questo ritrovamento, ma riguarda un quantitativo di gas che al massimo arriva a coprire l’equivalente dei fabbisogni dell’Italia per un anno, senza dimenticare che per avere questo gas serviranno ancora anni.

Nonostante ciò, anche le agenzie come Reuters hanno titolato sulla sua rilevanza, mentre in Italia si è arrivati a parlare di “via Mediterranea per l’addio alla Russia”. Dai dati divulgati siamo lontanissimi da questa situazione.

Il comunicato

Il titolo della nota parlava già di “un importante” giacimento nelle acque cipriote. I toni proseguono sullo stesso tenore nella restante parte: «Eni annuncia una importante scoperta di gas con il pozzo Cronos-1, nel Blocco 6, a circa 160 chilometri al largo di Cipro, in una profondità d’acqua di 2.287 metri». Il blocco è operato da Eni Cyprus con una quota del 50 per cento, e dalla francese TotalEnergies è partner con il restante 50 per cento.

Da lì parte la descrizione dettagliata dell’ “importante” scoperta. Il comunicato, nonostante sia stato diramato anche in italiano, riporta stime preliminari «di circa 2,5 TCF (trilioni di piedi cubi) di gas» in posto, «con un significativo potenziale aggiuntivo che verrà valutato con un ulteriore pozzo esplorativo». Senza specificare che “i trilioni” di piedi cubi convertiti in metri cubi di gas, l’unità di misura più usata in Italia, danno un’immagine ben diversa: sono pari a 70 miliardi di metri cubi in totale, senza contare che è tecnicamente impossibile che vengano utilizzati nella loro totalità. Per capire meglio, l’Italia nel solo 2021 ha importato dalla Russia 29 miliardi di metri cubi di gas.

La descrizione di Eni indugia ancora una volta sulla rilevanza del sito: «Il pozzo ha incontrato un’importante colonna di gas in una sequenza di roccia serbatoio carbonatica con proprietà da discrete ad eccellenti». E «l'intensa campagna di acquisizione dati ha evidenziato un net pay complessivo di oltre 260 metri con intervalli caratterizzati da ottima permeabilità». Adesso «sono già in corso studi di ingegneria per uno sviluppo accelerato della scoperta». Perché al momento non è possibile esportare niente. Per creare le infrastrutture necessarie servono dai due ai tre anni.

Il pozzo Cronos-1 è il quarto pozzo esplorativo perforato da Eni Cyprus e il secondo nel Blocco 6, dopo la scoperta a gas di Calypso-1 nel 2018. La scoperta di Cronos-1, aggiunge il Cane a sei zampe, «crea le condizioni per portare a sviluppo ulteriori potenziali volumi di gas nella regione e rappresenta una delle azioni conseguite da Eni a supporto della fornitura di ulteriore gas all'Europa».

Questa scoperta, conclude la società, «conferma l'efficacia della strategia esplorativa di Eni, volta a creare valore attraverso la profonda conoscenza dei bacini geologici e l'applicazione di tecnologie geofisiche proprietarie».

Dietro ai titoli

Di fronte alla rilevanza data da Eni, la stampa ha reagito identificandolo come un “maxi giacimento”. Ma basta individuare qualche termine di paragone per capire che i maxi giacimenti sono ben altri. Uno definito “giant” ad esempio è quello di Zohr al largo dell’Egitto. In questo caso si tratta in effetti di 850 miliardi di metri cubi.

La scoperta cipriota dal punto di vista geopolitico inoltre è delicata. Eni è presente a Cipro dal 2013. La società opera i blocchi 2, 3, 6, 8 e 9, e detiene partecipazioni nei blocchi 7 e 11 operati da TotalEnergies. Cipro ha dovuto affrontare negli anni l’opposizione della Turchia sul suo programma di esplorazione offshore, visto che il paese rivendica la giurisdizione di aree che si estendono dalla terra al mare. Nel 2018 fu fermata una nave di Saipem che lavorava in uno dei giacimenti, nel 2019 la Turchia ha iniziato a trivellare a sua volta. Reuters ricorda le vicende, anche se il blocco in questione non è in acque contese.

La Russia resta

Mentre si parla di Cipro, raddoppio di Tap, Congo e Nigeria per liberarsi dalla dipendenza da Putin, gli altri collegamenti con la Russia continuano. Il giacimento egiziano poco distante infatti è una via Mediterranea sì, ma di collaborazione con Mosca, visto che lì Eni è in società con la russa Rosneft.

Questa cooperazione non solo continua ma renderà possibile diminuire il transito da gasdotto, visto che Eni ha intenzione di importare Gnl dai suoi liquefattori già operativi. Nel frattempo non abbiamo mai smesso di comprare nemmeno da Gazprom, a cui siamo vincolati da contratti.

Il metano viene pagato attraverso il conto in rubli appositamente aperto a maggio e arriva in Italia tramite il gasdotto che passa sotto l’Ucraina e in parte dalla rotta via Nord Stream che oggi Mosca ha molto limitato. Nonostante il ricatto, l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ha detto con chiarezza nelle settimane scorse che liberarsi dalla Russia non sarà possibile prima del 2024, e la nuova scoperta a Cipro non cambia niente.

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