Lo aveva promesso Giorgia Meloni: basta «pizzo di Stato», ossia stop alla caccia agli evasori. Una visione che si traduce in maggiore benevolenza verso chi è in debito verso l’erario. Non sorprende, insomma, che il governo abbia inserito nella delega fiscale altre misure che fanno felici gli evasori, in particolare i super ricchi.

Alla chetichella si allunga la striscia di interventi a favore di chi non è in regola con il fisco. E poco male se il tax gap, la differenza tra le tasse potenzialmente da incassare e quelle effettivamente incassate, ammonta a quasi 89 miliardi di euro, secondo le stime più recenti dalla Cgia di Mestre.

Il triplo dell’ultima legge di Bilancio. Con le modifiche fatte al Senato alla delega fiscale, viene mandata in soffitta la promessa della premier di dare la caccia ai grandi evasori. Saranno proprio loro i principali beneficiari delle misure introdotte, a colpi di emendamento, alla riforma pronta a essere approvata prima della pausa estiva (deve affrontare l'ultimo passaggio alla Camera).

Delega ricchi

In commissione finanze a Palazzo Madama è stato previsto un gesto di generosità nei confronti dei maxi evasori, ampliando il campo d’azione del cosiddetto «adempimento collaborativo», uno strumento applicato a contribuenti con almeno un miliardo di fatturato.

All’atto pratico c’è la cancellazione delle sanzioni sia penali che amministrative, a patto che i contribuenti sotto la lente di ingrandimento del fisco abbiano avuto comportamenti non intenzionali, quindi l’assenza di dolo, e aver comunicato preventivamente rischi. Uno scudo preventivo. Nello stesso testo è prevista una norma per favorire chi porterà la residenza in Italia, diventando di nuovo un contribuente.

Cosa significa? Le persone fisiche con un reddito minimo di un milione di euro - anche riconducibile a un trust da loro controllato - possono trattare preventivamente la riduzione delle sanzioni amministrative fino al 50 per cento. Un affare per ricchi, in ogni senso. Viene depotenziato, poi, il meccanismo automatico del pignoramento dei conti: l’emendamento, costruito ad hoc, rende tutto più fumoso, parlando di razionalizzazione e informatizzazione del procedimento.

Carezze agli evasori

La nuova infornata di misure per gli evasori segue gli altri passi del governo. Basti pensare alla querelle tutta propagandistica sui pagamenti con il pos, finita poi nell’oblio senza alcuna modifica. E solo pochi giorni fa il vicepremier Matteo Salvini aveva lanciato l’idea di una «pace fiscale», un maxi condono per chi aveva pendenze con il fisco fino a 30mila euro. Progetto che non ha avuto seguito.

Ma l’esecutivo su altri punti non si è fermato agli slogan. Ha inanellato sanatorie fiscali a favore degli evasori. Nella legge di bilancio è stata approvata la rottamazione delle cartelle sotto i mille euro accumulate dal 2000 al 2015. Ma non è finita. La destra al potere ha introdotto la risoluzione anticipata delle controversie pendenti: il contribuente, al primo grado di giudizio, può decidere di archiviare il contenzioso ricevendo in cambio uno sconto del 10 per cento.

Non va dimenticata la “salva calcio”, introdotta sempre nella manovra, che ha permesso alle società sportive di spalmare i debiti su cinque anni, versando solo un 3 per cento in più rispetto al totale. Nell’ultimo decreto Bollette, poi, l’esecutivo ha messo a disposizione un altro scudo con la «non punibilità dei reati tributari» in alcuni specifici casi.

Un sospiro di sollievo per chi era finito sotto indagine per mancato versamento di Iva, di ritenute dovute o per indebita compensazione di crediti non spettanti. Basta trovare un accordo con il fisco e mettersi in regola con i pagamenti per spazzare via grattacapi legali.

Frenata economica

E così mentre la destra tende una mano agli evasori, l’economia italiana comincia a dare segnali di deterioramento. Il centro studi di Confindustria formula una stima di crescita «molto debole» nel secondo trimestre del 2023, con un «andamento lento» e segnali appena «più positivi» nei tre mesi successivi.

I timori riguardano soprattutto la frenata dell’export. «Si conferma che ciò che traina l’economia sono settori deboli, caratterizzati da precarietà, bassi salari e scarsa produttività, mentre si ferma l’industria», sostiene Marco Grimaldi, deputato di Sinistra italiana, analizzando il dossier.

Mentre nel Partito democratico c’è chi sottolinea i demeriti della destra sul rallentamento del Pil. «Cominciamo purtroppo a raccogliere i frutti molto magri delle pessime scelte fatte dal governo a partire dalla legge di bilancio», dice a Domani Ubaldo Pagano, capogruppo del Pd in commissione bilancio alla Camera.

«Dati che non stupiscono, visto che - aggiunge - la priorità della maggioranza sembra essere la tutela gli evasori fiscali e i grandi capitali con concordati preventivi, e non il sostegno all’economia».

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