Il Senato ha approvato definitivamente la riforma costituzionale della giustizia, che prevede la separazione dei pubblici ministeri dai giudici, la creazione di due Csm e di una Alta corte disciplinare e il sorteggio per tutti i membri.

Il sì definitivo è arrivato con 112 sì e 59 no e ora si apre la stagione del referendum: il centrodestra ha annunciato che lo chiederà anche prima delle opposizioni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha già ipotizzato che potrà svolgersi a fine marzo.

Dopo il voto positivo, Forza Italia ha fatto un flash mob in piazza Navona, portando un cartellone con la foto di Silvio Berlusconi: gli azzurri considerano questa la riforma più caratterizzante per loro, un successo raggiunto dopo le battaglie berlusconiane.

«Non è una legge punitiva verso la magistratura, ma un passaggio necessario per ristabilire un equilibrio tra giudici e pubblici ministeri» e «è improprio evocare tiritere sull'attentato alla Costituzione: la separazione delle carriere è una regola che vale in tutti i Paesi con processo accusatorio», «mi auguro che non ci sia alcuno scontro tra governo e magistratura, tra politica e magistratura. Le leggi attuative saranno un momento di confronto: spero che in quella fase si possa recuperare il dialogo», ha commentato Nordio.

La premier Giorgia Meloni ha invece scritto: «Compiamo un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini. Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani» e «ora la parola passerà ai cittadini», «l'Italia prosegue il suo cammino di rinnovamento».

L’Anm e l’opposizione

L’Associazione nazionale magistrati, contraria alla riforma e che ha già costituito il comitato per il no, ha ribadito le criticità: «Questa riforma altera l'assetto dei poteri disegnato dai costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge» e «non rende la giustizia più rapida o più efficiente ma la rende più esposta all'influenza dei poteri esterni».

Il Pd, con il senatore Andrea Giorgis, ha aggiunto che «è stata certificata tutta l'arroganza politica e la protervia di una maggioranza illiberale che, in spregio al fondamentale carattere pattizio della Costituzione, ritiene di poterne riscrivere unilateralmente parti anche molto significative».

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