Alla fine il “fantasma” si è concretizzato e ha conquistato Bologna con il 40 percento dei voti. Pier Ferdinando Casini, candidato al Senato nel collegio uninominale della sua città natale, ha avuto la meglio su Vittorio Sgarbi, uomo di punta del centrodestra nel capoluogo emiliano.

La contesa

«Casini? Il mio avversario in realtà è come una statua, un orologio: non c’è mai». Vittorio Sgarbi (Noi Moderati), che di uno stile comunicativo sfrontato ha sempre fatto la sua cifra – non solo politica – durante la campagna elettorale, aveva definito il suo sfidante un “fantasma”. Il critico d’arte si era più volte detto convinto di una vittoria assoluta del centrodestra, in una città che storicamente è considerata blindata dal centrosinistra. 

A spoglio concluso Sgarbi si è fermato al 32,3 percento e ha dovuto riconoscere la vittoria del suo ex alleato di area democristiana. «Evidentemente Casini è meglio di me. Potrà fare molto, come sempre ha fatto. Per Bologna e per l’Italia».

Tra le proposte elettorali dell’attuale sindaco di Sutri era comparsa quella di posticipare l’ingresso a scuola a «non prima delle 10». Un tweet pubblicato a un mese dalle elezioni che aveva messo in allerta gruppi di genitori, preoccupati delle ripercussioni logistiche.

Sgarbi aveva fin da subito puntato su uno scontro personale più che politico, facendo comparire in città cartelloni con il suo volto affiancato allo slogan: «A Bologna, non fare Casini!». 
Provocazioni elettorali a cui il candidato del Partito democratico ha sempre deciso di non concedere troppa attenzione: «Ho sempre parlato con i fatti, non con i video».

Per Casini si è iniziato a parlare di vittoria intorno alle tre di notte, a scrutinio quasi completato e dopo una prima fase dello spoglio elettorale che aveva fatto temere un risultato inaspettato in casa dem.

«Devo ringraziare Bologna e la fantastica squadra con cui abbiamo raggiunto questo risultato, con passione. Abbiamo remato col vento contro – sono state invece le prime parole di Casini - Per me, tutto è iniziato 40 anni fa in questa città e tutto deve finire qui». 


 

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