Tremilacinquecentoquarantuno preferenze sono una valanga per una città come Bologna, conquistate con una lista – Coalizione civica-Coraggiosa ecologista solidale – che ha preso il 7,32 per cento ed è la seconda forza della città, ma non è la corazzata del Pd, che lì ha preso il 36,5. Lei, la più votata dai bolognesi che ha battuto persino la sardina Mattia Santori è Emily Clancy, trentenne, consigliera uscente, prima stava all’opposizione del sindaco Merola.

Una “svolta governista” rischiosa, un successo clamoroso. Che lei spiega così: «Le idee alla base dell’accordo con l’attuale sindaco Lepore sono nate in un processo di partecipazione di diversi mondi della società civile. Sui temi di cui ci siamo più occupati: dal diritto all’abitare alla salute di prossimità, dalle scuole aperte alla sicurezza fatta dai presidi di partecipazione e cultura». Ha funzionato, spiega, «la forza di un collettivo collettivo intersezionale: più donne che uomini, persone non binarie, provenienze geografiche diverse e diverse generazioni, competenze, unite dal fuoco per la giustizia sociale e ambientale».

Una storia che nasce sei anni fa in rottura con il Pd renziano. Un lavoro sul territorio, «ne è conferma l’elezione di 12 candidati nei 12 consigli di quartiere». Ma la formula magica la recita Igor Taruffi, il consigliere votato da Francesco Guccini, e che fa il capogruppo in regione della lista Coraggiosa, quella da cui proviene Elly Schlein, la vicepresidente: «Abbiamo fatto una cosa normale che per le nostre latitudini è straordinaria: abbiamo tenuto insieme esperienze diverse, da Elly a Errani, Sinistra italiana, Art.1, Possibile, Coalizione civica a Coraggiosa». Schlein è una dei «saggi» delle Agorà del Pd di Enrico Letta: «Ma la nostra lista non prevede una confluenza nel Pd. Certo, non siamo insensibili a un Pd che si apre», conclude Taruffi.

Unire è difficile

Ma «unire è difficile» a sinistra, come recita un “testo sacro” degli anni Settanta. Anche quando si limita il perimetro alle sinistre pronte a coalizzarsi, lasciando fuori quelle irriducibili, come la carica delle falcimartello, che sono una storia a parte.

È andata bene a Ravenna (5,3 per cento), meno a Rimini (2,6). Bene a Torino a Sinistra ecologista (3,59) che ha eletto il giornalista e professore Jacopo Rosatelli, e potrebbe eleggere anche due donne – Alice Ravinale e Sara Diena, di 21 anni – se al ballottaggio vincerà il dem Stefano Lo Russo: «Il dato dell’affluenza è drammatico. Ma noi abbiamo cambiato tutto, a partire da noi stessi: al comune, come nei quartieri ci sarà una nuova classe dirigente, giovane e preparata», spiega Marco Grimaldi, capogruppo in regione e combattente per l’unità delle sinistre.

«Sinistra Ecologista ha presentato liste con più del 50 per cento di donne e la percentuale più alta di under 40». Eletto un plotoncino di consiglieri nei quartieri, «ma l’elemento più entusiasmante è lo spirito fuori da ogni schema già visto: tutti abbracciati fino all’alba, la vittoria più bella è aver costruito una comunità politica generosa e coraggiosa».

Con una percentuale di poco maggiore (3,85) non è andata così bene a Napoli solidale (Si, Art.1 e civici e socialisti): scattano due eletti, Sergio D’Angelo, presidente del Consorzio di cooperative sociali Gesco, e Rosario Andreozzi, leader sindacale e ex Dema (la formazione del sindaco uscente De Magistris). «Due profili che dimostrano che alla fine anche nelle liste contenitore gli elettori riconoscono le biografie», secondo Eleonora Di Majo, già assessora alla cultura, anche lei ex Dema.

Disastro nel capoluogo lombardo. Nonostante i monumentali numeri del sindaco Beppe Sala e un Pd oltre il 33 per cento, la lista Milano unita non va oltre l’1,5 e non elegge. Altro caso a parte Roma: la sinistra a sinistra del Pd, che qui scende al 16,3 per cento, si fa in due. Se vincerà il dem Roberto Gualtieri, Sinistra civica ecologista (Si, Art.1, Liberare Roma) che è andata un filo oltre il 2 per cento, eleggerà due consiglieri (gli attivisti sociali Alessandro Luparelli e Michela Cicculli), e Roma Futura (Pop, GreenItalia, Possibile, Volt, Radicali italiani), che sfiora il 2 (1,97) farà altrettanto, Giovanni Caudo e Claudia Pratelli.

Alla radice della divisione anche la scelta dell’ex assessore e presidente del terzo municipio Caudo di tenere stretti criteri per le candidature. E anche un certo slancio del Pd che vedeva in lui un ancoraggio all’ex sindaco Ignazio Marino (che però a pochi giorni dal voto è andato a un passo dall’endorsement per Virginia Raggi). Nel mezzo flop, ci sono anche risultati smaglianti, come il 46 per cento di Amedeo Ciaccheri, leader di Liberare Roma (nella lista Sinistra civica ecologista) al municipio VII, la migliore perfomance del centrosinistra nella città. «A Roma il lavoro di una sinistra rinnovata è all'inizio. Le liste politiche pagano tutte un prezzo, anche il Pd», ragiona, «Si paga la frammentazione. Ma la coalizione resta lo spazio necessario e i risultati delle liste fuori dalla coalizione lo raccontano bene. C’è un però: viene premiato il radicamento territoriale».

La diagnosi

«Roma è al di sotto delle nostre aspettative, non c’è dubbio», ammette l’europarlamentare Massimiliano Smeriglio, fra i costruttori di Sinistra civica ecologista, «ciò detto, in caso di vittoria l’eventuale elezione di due outsider, attivisti politici radicali, fa ben sperare. La sinistra si rigenera se interpreta le istanze territoriali vere». Ma ci sono diagnosi diverse. Secondo Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana «abbiamo dato più peso all’unità che all’identità. Ma i cittadini hanno bisogno di punti di riferimento politici stabili e duraturi. Serve una struttura organizzata nel campo della sinistra, con chi ci sta». Più civica la morale della storia vista da Bologna: «Solo le esperienze che nascono per guardare oltre una scadenza elettorale danno risultati», conclude Clancy.

«La sinistra riparta da qui, come sta facendo una nuova generazione di giovani amministratori e amministratrici con la rete Up Attiviamoci».

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