Polemiche tante. La difesa del presidente del Senato Ignazio La Russa - «Non entro nelle reazioni di un padre» - per l’attacco alla ragazza che ha denunciato di aver subito una violenza dal figlio. Il sostegno alla ministra Daniela Santanchè - «Ricordo il caso Tortora…» - al centro delle polemiche per la pessima gestione delle sue aziende e per le bugie raccontate in audizione in Parlamento. O la critica a chi dà un nome umano a un cane, l’aborto «che purtroppo è un diritto», le famiglie che se non sono “tradizionali” non sono famiglie.

Ma anche il silenzio sulle frasi misogine del suo collega di governo, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, nonostante si sia sempre chiamata femminista. Fatti: un po’ meno nei primi nove mesi di governo, in particolare per eliminare quegli ostacoli - dalla precarietà ai bassi salari, dai gap salariali uomo-donna all’assenza di welfare - che hanno reso l’Italia terzultima in Europa per numero di figli per donna e con una popolazione sempre più anziana.

Eppure nella narrazione del nuovo governo però il suo ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, avrebbe dovuto ricoprire un ruolo centrale. Lei è Eugenia Maria Roccella, bolognese, 69 anni, giornalista. Radicale e membro del movimento di liberazione delle donne fino agli anni ‘90, prima di avvicinarsi al mondo cattolico più conservatore.

È stata portavoce del Family Day nel 2007 e parlamentare di centrodestra tra 2008 e 2018, prima di essere rieletta alla Camera nel 2022. Tra 2009 e 2011 è sottosegretaria alla Salute per il ministro Maurizio Sacconi. È tornata al governo nel governo più a destra della storia d’Italia e ha riempito il ministero di fedelissimi. Il compito è dei più difficili: scongiurare «l’inferno demografico».

Al centro la famiglia, ma senza budget

Partiamo dai fatti. Oltre alle dichiarazioni pubbliche la ministra si è scontrata con il fatto di non avere un budget. È riuscita a far stanziare in legge di bilancio 1,5 miliardi per sostegno a welfare aziendale e congedo parentale, il reddito di libertà per le donne vittime di violenza, il rifinanziamento dei centri antiviolenza.

«Al di là delle diverse posizioni politiche e di un linguaggio che rivendicano diverso, mi auguro che il governo colga l’importanza di continuare ad investire negli strumenti educativi e supporti alle famiglie che abbiamo introdotto, come il sostegno ai centri estivi e le azioni educative che coinvolgono i comuni e il terzo settore», dichiara a Domani l’ex ministra Elena Bonetti.

«Politiche come quelle sull’infanzia e l’adolescenza, soprattutto dopo il Covid, devono rimanere strutturali e non questioni affrontate ideologicamente». E sotto questo punto di vista, una delle poche misure concluse dalla ministra Roccella è il rifinanziamento dei centri estivi per il 2023 per 60 milioni di euro. Un’altra iniziativa è stato l’aumento dell’assegno unico del 50 per cento per il primo anno di vita del neonato, per tre anni per le famiglie con più di tre figli.

«Sorprende che un governo che mette al centro la famiglia e la lotta al declino demografico del paese abbia lasciato un ministero così centrale per le sue politiche senza portafoglio: così non può che esercitare pressione morale o una questua agli altri ministeri», commenta Luana Zanella, vicepresidente della commissione Affari Sociali della Camera. Una novità a costo zero è il Codice di autodisciplina per le imprese a sostegno della maternità, un codice etico per le imprese che vorranno aderire, o il ddl Roccella-Piantedosi-Nordio contro la violenza sulle donne.

«La ministra Roccella dovrebbe pretendere invece un attento utilizzo delle enormi risorse del Pnrr per eliminare i veri ostacoli alla natalità - continua Zanella - come l’assenza di asili nido e le scuole per l’infanzia su tutto il territorio, o a porre concreto rimedio al gap salariale e occupazionale». Dal ministero invece fanno sapere che l’unico progetto Pnrr su cui ha autorità la ministra è la certificazione della parità di genere per le imprese: progetto che - dicono - è in anticipo rispetto alle scadenze.

La covata di Quagliariello

Eugenia Roccella viene nominata ministra il 22 ottobre 2022. I suoi collaboratori la chiamano “la calvinista”: rinuncia al compenso ministeriale, nessun telefono e nessuna carta di credito di servizio. Nessuno spoil system nell’apparato amministrativo (ha lasciato solo la capo dipartimento politiche della famiglia, Laura Antonini, per una “offerta irrinunciabile” del Mef), Roccella mette su però una sua squadra di fedelissimi. Spesa per il ministero: 500mila euro l’anno.

Tutti hanno dei punti in comune: l’aver lavorato con il ministro Sacconi ai tempi in cui la Roccella era sottosegretaria, o l’essere passati per la Fondazione Magna Carta, e il suo giornale L’Occidentale, dell’ex ministro Gaetano Quagliariello. La fondazione, costituita nel 2004, «si ispira al modello dei think-tank anglosassoni con l’obiettivo di elaborare concreti progetti, finalizzati alla modernizzazione del Paese, da sottoporre alla politica».

L’orientamento politico «è il liberalismo conservatore espresso dalla tradizione anglosassone». Nell’ultimo bilancio (2021) aveva un attivo di oltre 450mila euro e 35mila euro di contributi ricevuti dal ministero della Cultura. Sia il presidente Quagliariello, che il suo vice Paolo Vigevano (già deputato di Forza Italia, attuale presidente di Acquirente Unico, società di proprietà del Mef che si occupa di liberalizzazione del mercato elettrico), condividono con la ministra Roccella un passato nel Partito Radicale.

Nel consiglio della fondazione, nello staff dell’Occidentale, oltre che autrice di due libri con Quagliariello, è Claudia Passa, attuale capo ufficio stampa della ministra per 70mila euro l’anno. Sono passati per Magna Carta anche Cristiana Vivenzio, capo della segreteria particolare, anche lei pagata 70mila euro l’anno; e Maria Manuela Bernabei, “segretaria particolare” della ministra ed “esperta”: i suoi due incarichi sono però pro bono.

Capo della segreteria tecnica, per 80mila euro l’anno, è Riccardo Lucarelli, dal 2008 presidente di Rete Liberale, movimento della “rinascita conservatrice”, autore di due libri - su Ronald Reagan e Margaret Thatcher - per Historica, la casa editrice di Francesco Giubilei Regnani, già consigliere del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Al ministero è stato portato anche Roberto Santoro, giornalista barese, ultima esperienza in politica con Stefano Parisi alla Regione Lazio, anche lui passato per Magna Carta e Occidentale. Segue la campagna elettorale della ministra come social media manager per 4mila euro, come rendicontato dal mandatario elettorale Luigi Cavallari, marito di Roccella, docente universitario, anche lui nel comitato scientifico della fondazione Magna Carta. Santoro, oggi al ministero, ricopre lo stesso ruolo.

Tra Sacconi e conservatori

Come capo di gabinetto, Roccella si è affidata al magistrato amministrativo Lucrezio Monticelli Caro, già consigliere di Stato, con una lunga esperienza nei ministeri a partire dal 1996. A lui la ministra ha conferito, a titolo gratuito, lo stesso ruolo che ricopriva tra il 2008 e il 2011 con Maurizio Sacconi al ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali quando lei era sottosegretaria.

Suoi vice - per 130mila euro l’anno - sono Adriana Raffaele, già coordinatorice del Servizio affari generali del Dipartimento dei Rapporti con il Parlamento del governo Draghi, e la professoressa Assunta Morresi. Già consulente scientifico del ministro Sacconi dal 2009 al 2011 e della ministra Beatrice Lorenzin tra il 2013 e il 2018, Morresi ha scritto con la ministra Roccella il libro “La favola dell'aborto felice”.

La sua posizione sull’interruzione di gravidanza è identica a quella del ministro: «Non si capisce perché debba esserci un diritto all’aborto». Opinione simile a quelle che ha su eutanasia e suicidio assistito. Anche lei ha spesso scritto per L’Occidentale della fondazione di Quagliariello, per cui è stata anche docente nelle scuole di formazione.

A capo del settore legislativo c’è invece Antonella Valeriani (per 38mila euro di indennità), già commissario del Commissione di vigilanza sui fondi pensione e membro del Cda dell’Enpaf, anche lei ha lavorato con il ministro Sacconi tra 2009 e 2011, nello stesso ruolo affidatole dalla Roccella. Con lei collaborano l’avvocato dello Stato Alfonso Peluso, suo vice a 40mila euro l’anno; Concetta Mirisola, direttrice dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà, consigliera di Roccella a titolo gratuito.

C’è anche Gianfilippo Mignogna, avvocato e sindaco di Biccari per Fratelli d’Italia, piccolo comune in provincia di Foggia, nel territorio dove Roccella è stata candidata (perdente) all’uninominale: è consigliere con un compenso di 15mila euro annui. A chiudere la squadra della ministra c’è Andrea De Bertoldi, senatore di Fdi e presidente per il Trentino di Farefuturo, la fondazione del ministro del Made in Italy Adolfo Urso: è consigliere giuridico in materia fiscale e tributaria a titolo gratuito.

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