Non si placano le angosce grilline ed è intervenuto il fondatore, Beppe Grillo con un tweet, un’immagine di Mario Draghi ripetuta a colori fluo come se fosse stata dipinta da Andy Warhol, e una frase: «Now the environment. Wathever it takes», “Ora l’ambiente. A ogni costo”.

I no

Nel pomeriggio hanno continuato ad accumularsi i “no” ufficiali al governo Draghi che sono andati ad aggiungersi a quello del deputato Giuseppe D’Ambrosio. Il senatore del M5S Emanuele Dessì ha detto al Corriere della Sera: «Voterò no alla fiducia a Draghi. Non è stata una scelta facile, ho aspettato giorni sperando che alla fine le nostre richieste di puntare su un governo politico fossero accettate». Il parlamentare aveva chiesto di non partecipare al governo: «Ho insistito per un appoggio esterno ma quando Draghi ha letto la lista dei ministri sono crollate tutte le speranze di proseguire il nostro percorso politico. Avrei voluto scelte più condivise». Allo stesso modo a Radio Popolari, hanno dichiarato il loro no il deputato Pino Cabras – quello che aveva presentato l’interrogazione sugli affari arabi di Matteo Renzi poi sconfessata dal gruppo - e il senatore Mattia Crucioli, dato in bilico già dalla fiducia a Giuseppe Conte dopo le dimissioni delle ministre. I no ufficiali per ora sono quattro.

Riunioni continue

Sabato si è svolta una riunione del gruppo al Senato durata oltre quattro ore e non è arrivata a nessuna soluzione. Il capogruppo Ettore Licheri, avrebbe voluto portare tutti i parlamentari sul sì a Mario Draghi, ma di fronte alla sconfitta la riunione dei senatori che si è svolta ieri è stata aggiornata a questo pomeriggio per cercare di trovare una sintesi. Prima che cominciasse, il senatore Cristiano Anstasi ha detto a Domani: «Stiamo discutendo per presentarci compatti in aula». Ha liquidato con una valutazione la domanda su quanti deputati e senatori potrebbero lasciare: «Al momento – aggiunge – alcuni sono convintamente per il sì, altri per il no, ci sono anche indecisi, chi sta titubando o non si è espresso. Non sta a me dire chi è per un verso e chi per un altro».

A niente è valsa la nomina di quattro ministri in quota Cinque stelle nell’esecutivo, gli animi non si sono rasserenati, anzi. Dopo la presa di posizione della Senatrice del Movimento 5 stelle Barbara Lezzi che per prima ha chiesto di tornare a votare su Rousseau, si stanno muovendo gli attivisti fuori dal parlamento. Christian Di Feo, ex consigliere di Crema, sabato sera ha lanciato una petizione su Change.org all’indirizzo di Beppe Grillo per rilanciare la proposta di Lezzi: «Alla luce della compagine di Governo indicata dal Presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, che si è espresso pubblicamente ieri per la prima volta dopo le consultazioni, siamo a chiedere di mettere ai voti su Rousseau la scelta di dare la fiducia a questo Governo, affinché vi sia il pieno consenso o meno da parte degli iscritti». Solo ora «messi a conoscenza di tali informazioni, sia possibile esprimere un voto pienamente consapevole». L’obiettivo era raggiungere 5mila firme, e ci è riuscito.

Grillo ieri si era espresso solo con un post criptico, scrivendo che bisogna decidere se stare «di qua o di là». L’ex capo politico del Movimento Luigi Di Maio in mattinata si è limitato a ringraziare i ministri uscenti.

Il vicepresidente del Parlamento Ue, Fabio Massimo Castaldo, in un’intervista a Domani aveva fatto appello a tutti i parlamentari perché restassero compatti, ma aveva ammesso che anche lui aveva avuto dubbi sulla formazione del governo.

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