Il tribunale deciderà tra trenta giorni se l’attivista di Ultima generazione Simone Ficicchia dovrà essere sottoposto a sorveglianza per una serie di azioni di protesta che ha portato avanti negli ultimi mesi. 

«Abbiamo esposto le nostre ragioni nonviolente e abbiamo ricevuto ascolto da parte della corte, che valuterà le nostre ragioni. Abbiamo puntato sul fatto che la crisi climatica non è opinione ma fatto scientifico ed è fondamentale al punto da rendere necessario porre un argine alle politiche dei governi. Spero in un esito che dia valore alla lotta per il clima» ha detto l’attivista al termine dell’udienza.

L’organizzazione a cui appartiene ha organizzato un presidio fuori dal tribunale di Milano: gli attivisti hanno trasmessso la protesta con una diretta Instagram. Anche altri membri del gruppo si sono recati in questura per autodenunciarsi. «Se lo stato decide di reprimere un 20enne preoccupato – continuando, indisturbato, a condannarci a un pianeta invivibile – allora dovrà fare lo stesso con chi lotta a suo fianco. Se Simone è un criminale, siamo tutti criminali». 

Il pm avrebbe nel frattempo ridimensionato la sua richiesta. «Sorveglianza semplice perché il contesto di queste condotte è comunque di limitata offensività» avrebbe detto il pm di Milano Mauro Clerici, rinunciando alla richiesta della “sorveglianza speciale” fatta dalla Questura di Pavia nei confronti di Ficicchia. Per Ficicchia la questura aveva chiesto l'obbligo di soggiorno. Nel caso della sorveglianza semplice, prevista per soggetti ritenuti “pericolosi”, viene rimarcato l'obbligo di «vivere onestamente e rispettare le leggi». Possono essere aggiunte eventuali altre prescrizioni modulate dal tribunale ma non l'obbligo di soggiorno. La difesa del giovane ha chiesto il rigetto della richiesta della questura di Pavia. I giudici della sezione misure di prevenzione del tribunale di Milano si sono riservati di decidere.

«Al governo abbiamo fatto richieste precise e concrete» ha detto l’attivista. «I blocchi stradali non sono durati mai più di 20 minuti per evitare grossi disagi, non abbiamo mai provocato gli agenti facendo solo resistenza passiva sdraiandoci. Questo comportamento estremamente rispettoso sia a livello fisico sia verbale e' stato tenuto anche nei musei e in altre azioni, colpendo solo le opere d'arte che avevano veli protettivi e usando vernici lavabili».

La vicenda

LaPresse

A fine dicembre Ficicchia ha ricevuto l’invito a comparire a un’udienza che si terrà il prossimo 10 gennaio nella quale verrà discussa la proposta di applicare la sorveglianza speciale al membro dell’organizzazione.

La procura di Pavia chiede di dichiararlo un «soggetto socialmente pericoloso» e il tribunale di Milano lo indica come cittadino «denunciato e condannato più volte». Secondo Ultima generazione una contestazione non vera, perché «non è presente alcun processo in corso a lui riferito e mai c’è stata alcuna condanna».

Le misure di sorveglianza possono arrivare anche all’obbligo di non allontanarsi dal comune di residenza. In attesa dell’udienza, l’organizzazione ha convocato un presidio di fronte al tribunale per la data dell’udienza.

Gli attivisti di Ultima generazione hanno sempre detto di essere pronti a subire le conseguenze delle loro azioni. Ficicchia, dopo aver ricevuto l’invito a comparire è stato anche fermato a Roma la settimana scorsa, mentre doveva raggiungere gli studi di Saxa Rubra per partecipare a una trasmissione Rai.

i tratta di uno dei procedimenti più gravi intrapresi a oggi dalla giustizia italiana contro gli attivisti Ci altri due casi rilevanti. Uno è quello dei tre attivisti che hanno gettato la vernice sulla facciata del Senato. Dopo un arresto in flagranza sono stati accusati di danneggiamento e hanno passato la notte in cella, per essere processati per direttissima il giorno seguente. Ora il loro processo è rimandato al 12 maggio. 

L’altro riguarda gli attivisti Laura, Michele e Chloe, che dopo l’azione di Ultima generazione all’Eni store di Roma di fine aprile sono stati arrestati e hanno passato la notte in cella.

Il giorno seguente anche loro tre hanno subito un processo per direttissima per rispondere ai capi d’accusa di violenza privata, danneggiamento e possesso di armi in pubblico. I tre erano stati convocati alla prima udienza del loro processo il 15 settembre, ma a oggi, dopo un rinvio dell’udienza, non ci sono ulteriori novità.

La politica

Mentre Ficicchia è a processo, si è mossa la politica. L’ex ministro e deputato Pd Andrea Orlando ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per avere maggiori informazioni sulla ratio della punizione che la magistratura vuole imporre all’attivista. «Le misure chieste per Simone Ficicchia sono state introdotte per il contrasto a gravissimi reati, riconducibili ad esempio alla criminalità organizzata o al terrorismo internazionale. Ficicchia difende, insieme agli altri attivisti, il carattere non violento delle proprie azioni, ammettendo che i metodi siano discutibili, ma non certo meritevoli di un tale livello di repressione» scrive il deputato dem. «Il rischio che si configura è che si verifichi una sproporzione tra offesa effettiva e sanzione che in realtà contrasti con gli stessi principi costituzionali». 

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