L’iniziativa di (quasi) tutte le opposizioni sul salario minimo ha spiazzato la maggioranza e mostrato, per la prima volta dalle elezioni, che un’altra Italia è possibile: un’Italia fondata sul lavoro buono, contro l’idea fallace che per competere bisogna accettare la compressione indefinita dei salari (e che infatti ha avuto per conseguenza di renderci ancora più poveri). Si tratta di un metodo che deve essere replicato.

La destra infatti vince perché mobilita il suo elettorato grazie a una visione comune e che appare vincente. In sostanza, risponde alle paure e all’incertezza riscoprendo un’idea di comunità nazionale che esclude gli immigrati e le minoranze e crea nemici esterni, mentre sull’economia applica la tradizionale logica del si salvi chi può (cioè il più forte, o il più privilegiato): il ceto medio, impoverito, che se la prende con chi sta peggio.

Le opposizioni hanno il dovere di costruire una visione alternativa: combattere le disuguaglianze, garantire i diritti e salvare l’ambiente è l’unico modo che abbiamo per vivere meglio, per una crescita orientata al benessere. Come si costruisce questa visione, come farne la premessa per un’alleanza politica vincente? Proprio con iniziative esemplari, che incidano sulla vita dei cittadini e mettano in risalto le contraddizioni del governo.

Un tema è il Pnrr. I fondi europei, che il governo rischia di perdere, sono innanzitutto risorse destinate a ridurre le disuguaglianze sociali e territoriali. Sono soldi per la sanità, per l’istruzione, per la conversione ecologica e le infrastrutture: alla battaglia per il Pnrr si deve legare quella per beni pubblici di qualità, dalla sanità all’istruzione, in tutto il paese. Un altro tema è l’autonomia differenziata: esemplare della logica del si salvi chi può, che spacca l’Italia e che, almeno a giudicare dalla storia economica, peggiorerà ulteriormente le cose e può finire per indebolire perfino la forza dei sistemi produttivi del Nord; il Sud, e l’Italia, avrebbero bisogno di ben altre riforme, che vadano nella direzione di creare sinergie e standard comuni. Terzo, proposte per contrastare la rendita immobiliare e garantire il diritto alla casa e allo studio: ad esempio, limitando le locazioni turistiche e con un programma di edilizia pubblica da finanziare con una sovrattassa sulle case sfitte, limitata alle città turistiche e universitarie. Quarto: un piano per l’installazione di pannelli solari su tutti i capannoni industriali e commerciali, da legare alla semplificazione delle norme per le comunità energetiche, con risparmi sulle bollette dei cittadini.

La strada per costruire un’alternativa che sia credibile e vincente è ancora lunga, certo. Ma le occasioni non mancano: con iniziative che siano a un tempo ideali e concrete.

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