Un altro passo di allontanamento dell’università rispetto alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, anche se fino al 2021 i rapporti sono stati intensi. Lo ha detto la ministra Cristina Messa intervenendo in commissione Cultura alla Camera. Dopo aver chiesto alle università di prediligere la didattica a distanza per gli studenti russi e di censire gli accordi interuniversitari con la Russia ha fatto sapere: «Abbiamo optato da subito per non mandare via nessuno, ma non se ne fanno di nuovi».

La preoccupazione è arrivata da Alessandro Fusacchia di FacciamoEco, che ha obiettato che la cultura e l’istruzione sono i due canali necessari per mantenere i contatti tra i paesi: «Sono due assi strategici quando tutto il resto non si parla. Le pulsioni a fare tutt’uno tra le persone e un paese sono frequenti. Mi auguro che non succeda all’interno dell’università. Non è scontato che aiutiamo anche gli studenti russi».

L’area di crisi

La ministra ha ricordato che l’Italia ospita numerosi studenti provenienti dal quadrante geografico colpito dalla crisi e come, storicamente, l’Italia abbia coltivato intensi rapporti accademici tanto con l’Ucraina quanto con la Federazione Russa.
Nel 2021 quattro Atenei nazionali hanno siglato accordi di cooperazione con sette istituti universitari ucraini e, in generale, i rapporti tra l’Italia ed i paesi in questione sono definiti da molte collaborazioni interuniversitarie che riguardano didattica, formazione, ricerca e mobilità.
Con la Russia a dire il vero i dati ci dicono che gli scambi sono avvenuti con maggiore intensità. Tra Italia e Federazione Russa sono stati censiti ben 73 accordi interuniversitari in corso a cui si aggiungono i 4 con la Bielorussia, paese colpito a sua volta dalle sanzioni europee.

Con la Federazione Russa abbiamo 489 corsi convenzionati e 66 corsi che rilasciano doppi titoli: «Quindi i rapporti come vedete sono molto intensi e noi vorremmo evitare che a farne le spese siano gli studenti che hanno creduto in questo tipo di formazione».

Con l’Ucraina sono 27:  «Da queste collaborazioni, sono gemmati 29 corsi convenzionati tra le nostre università e quelle ucraine e 10 corsi che rilasciano doppi titoli».

Gli studenti russi e ucraini

Dopo due note della ministra le università hanno cominciato a valutare le prossime mosse tra cui la sospensione dei progetti di ricerca sulle tecnologia “dual use”, che potrebbero avvantaggiare anche il comparto militare. Fino a oggi sul territorio italiano è stato presente un consistente numero di studenti russi  ucraini. Sono censiti come ucraini 31 studenti Erasmus e 989 non Erasmus, di cui 802 residenti in Italia. «Quindi di fronte a questo intenso scambio, che ha determinato una consuetudine di rapporti da diversi anni, l’Accademia non poteva mostrarsi insensibile, e valorizzando il principio dell’autonomia universitaria ha agito da subito».
Per quanto riguarda gli studenti della Federazione Russa nel nostro territorio sono 48 gli Erasmus e 304 i non Erasmus, di cui 294 residenti in Italia: «Tutto quello che c’è, per non andare a scapito degli studenti, esentati dalle tasse, è stato prorogato a livello locale, aiutandoli anche con il problema del cash» il denaro contante.

Gli studenti russi infatti quando sono partite le sanzioni al sistema bancario di Mosca sono stati i primi a risentire dei problemi di afflusso di denaro.

Le misure per l’Ucraina

Per quanto riguarda le iniziative specifiche a sostegno dei rifugiati dell’Ucraina «è in procinto di avviarsi, proprio in queste ore, uno specifico percorso informativo, costantemente aggiornato» per università, enti di ricerca e Afam (alta formazione artistica, museale e coreutica) e le Accademie e le Società scientifiche «allo scopo di segnalare  tutte le iniziative di solidarietà per docenti, ricercatori, studenti e dottorandi colpiti dalla crisi internazionale e che abbiano l’esigenza di trovare un luogo aperto e sicuro in cui proseguire la propria attività di ricerca e di studio». 
Ai rettori delle Università Italiane, ai Presidenti Afam a quelli degli enti di ricerca è stato chiesto di segnalare ogni tipo di disponibilità, tra borse di studio e alloggi. La risposta è stata massiccia: «a dimostrazione del sostegno, della vicinanza e della solidarietà che la comunità scientifica nutre per il popolo ucraino». Attualmente si tratta della disponibilità a ospitare approssimativamente 620 persone tra studenti, ricercatori e docenti, garantendo il riconoscimento di 580 borse di studio. Per i parlamentari si può fare decisamente meglio. Opinione condivisa sia dai parlamentari di maggioranza sia di opposizione. È stato chiesto inoltre di individuare in anticipo chi sono gli studenti che stanno arrivando tramite i Corridoi umanitari.
Alla voce della comunità accademica, ha fatto sapere la ministra, si è accompagnata la manifestazione di solidarietà del terzo settore e degli enti locali. 

In arrivo intanto nuovi fondi Fisr (Fondo integrativo speciale per la ricerca) da un milione di euro «che darà la possibilità di condurre, previa valutazione, progetti di ricerca biennali in Italia a questi accademici che si trovino in aree a rischio, allo stesso modo come hanno già fatto i nostri partner europei».

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