Torna il pericolo su Daniela Santanché per Visibilia Editore, la società fondata dalla ministra finita sotto la lente della procura di Milano. Il gruppo è rimasto senza il supporto del misterioso fondo Negma e di Sif Italia, la società fondata dall’imprenditore Luca Ruffino, morto suicida lo scorso agosto.

Così, a sorpresa, Visibilia ha deciso di avviare «la composizione negoziata della crisi d'impresa» di gruppo e ha chiesto un finanziamento ai soci a supporto del piano di ristrutturazione dopo che Sif Italia «non ha oggettivamente manifestato il suo sostegno al progetto di risanamento». 

Il fondo con sede a Dubai, Negma, che in passato ha avuto come avvocato anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, ha invece negato l’erogazione della tranche del prestito obbligazionario.

Uno scenario che potrebbe nuovamente far intervenire sul fronte civile la procura di Milano che indaga sul dissesto. Sif Italia aveva previsto una serie di azioni «incentrate sulla messa a disposizione di competenze manageriali, sinergie potenziali sviluppabili e risorse finanziarie destinate all'avvio di nuove iniziative imprenditoriali funzionali al nuovo piano industriale», promesse disattese che hanno portato il cda di Visibilia a procedere con la richiesta di apertura della composizione negoziata della crisi d’impresa di gruppo.

Il consiglio di amministrazione del gruppo Visibilia ha conferito agli avvocati Daniele Portinaro, Gianluca Minniti ed Elisa Castagnoli il mandato di assistere la società sia nella composizione negoziata che nella richiesta al Tribunale di Milano delle misure protettive del patrimonio sociale, di procedere alla nomina dell’advisor finanziario per la predisposizione del piano di risanamento, di chiedere all'azionista di maggioranza (Sif Italia) l’erogazione di un finanziamento soci dell’importo di 500 mila euro «da destinarsi a copertura dei costi di funzionamento ordinari e degli oneri tutti per l'avvio della gestione della composizione negoziata».

Il no di Negma, lo scorso 10 ottobre, è arrivato per «inadempimento di previsioni contrattuali dell'accordo sottostante, riconducibili ai fatti oggetto di copiosa eco mediatica nei confronti dei vecchi amministratori e componenti del vecchio collegio sindacale, oltre che derivanti dal mutamento dell'assetto societario avvenuto il 17 luglio».

Per Visibilia Editore «un infondato pretesto e non legittimavano il rifiuto ad adempiere al contratto, riservandosi di adottare ogni iniziativa di legge al precipuo fine di tutelare gli interessi operativi della società».

Intanto l’Editore ha chiesto al socio Sif Italia di indicare due consiglieri, uno in sostituzione di Luca Giuseppe Reale Ruffino e del dimissionario Samuele Sanvito, che ha lasciato ufficialmente proprio pochi giorni fa per «sopravvenuti impegni professionali e personali».

La villa e il Twiga

ANSA

A garanzia della società al momento sono rimaste la villa della stessa ministra e i proventi del Twiga, il locale fondato insieme a Flavio Briatore di cui Santanchè non è più socia dopo aver venduto le quote al compagno. Come rivelato da Domani, Santanchè ha deciso di garantire i debiti con l’edificio in stile art Déco di tre piani più seminterrato valutata 5,7 milioni, poco meno di 10mila euro al metro quadro, dallo studio di architettura ingaggiato dai proprietari, cioè Santanchè e immobiliare Dani srl, di cui la ministra detiene il 95 per cento mentre amministratore unico e titolare del 5 per cento è il figlio avuto con l’ex marito Canio Mazzaro.

Un edificio sontuoso: «I bagni, soprattutto nella zona residenziale e anche al piano rialzato, sono rivestiti con materiali ceramici di fattura preziosa con decori e listelli vari; la zona a comune del locale seminterrato, destinata a area fitness, presenta rivestimenti e pavimenti in tessere di mosaico e marmo».

Dal Twiga invece arriverà una percentuale degli incassi del locale dei vip di Briatore, tramite una società di cui la ministra è azionista (tramite Immobiliare Dani) insieme al suo compagno Dimitri Kunz d’Asburgo Lorena e che si occupa della gestione del lido.

E così, sui conti sballati del gruppo Visibilia, i pm di Milano, coordinati dalla procuratrice aggiunta Laura Pedio, continuano a indagare.

Mentre si avvicina il baratro per Visibilia, solo pochi giorni fa è emerso che Ki Group, società di cui Santanché detiene una quota del 5 per cento, ha iniziato a pagare gli ex dipendenti creditori. I pm hanno chiesto il fallimento, ma Ki Group ha promesso che risarcirà tutti, mentre continuano a crescere i dipendenti che cercano di rivalersi sulla società di cui è parte la ministra.

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