Siamo fermi a 1008. Ieri era sembrato che il millenovesimo grande elettore del prossimo capo dello Stato potesse essere Giuseppe Conte. L’idea di Enrico Letta, segretario del Pd, appariva generosa: lasciare al capo degli alleati più cari. I 5 stelle, un seggio sicuro come quello di Roma1, lasciato libero da Roberto Gualtieri diventato sindaco di Roma. Invece no.

Conte ha declinato l’invito. In effetti Carlo Calenda e Matteo Renzi avevano pesantemente criticato la scelta. E il leader del M5s non se l’è sentita. Chi sarà allora il rappresentante di Roma1? L’elezione suppletiva è già fissata per il 16 e 17 gennaio, dunque lo sapremo presto.

Con 1009 elettori (945 dal Parlamento, 6 senatori a vita e 58 delegati regionali, calcoli by Ettore Maria Colombo) il quorum per le prime tre votazioni sarà di 673 voti. Dalla quarta di 506. A proposito, gira questa storia del voto numero 2 nel centrodestra.

Ne ha parlato per primo Matteo Salvini, poi qualcuno l’ha ripreso anche alla festa della Giorgia Meloni a Roma, “Atreju”. In sostanza: alla prima votazione il centro destra sarebbe tenuto a votare mr. B. Ma alla seconda Lega e FdI si sentirebbero liberi di andare su un altro candidato. E per il Covid, questa volta, Roberto Fico convocherà una votazione al giorno.

CASSESE: L’INGORGO NON C’È PIÙ

Non c’è più. Come la pancia della pubblicità di Carosello per l’Olio Sasso (i giovani lo trovano in rete). Stiamo parlando dell’ingorgo istituzionale, nel caso dell’elezione di Mario Draghi al Quirinale.

Sabino Cassese (Foto LaPresse)

L’ex giudice della Corte costituzionale ed ex ministro, Sabino Cassese, intervistato da Concetto Vecchio su Repubblica ha risposto sbrigativamente ai dubbi espressi in queste settimane. Nel caso fosse eletto da premier, Mario Draghi aprirà lui stesso le consultazioni dal Colle per la sua successione a palazzo Chigi. Il destino nel nome: Cassese ha cassato velocemente la questione.

LA STRAGE DEI CANDIDATI

Sono stati già diversi i possibili candidati al Quirinale a ritirarsi dalla gara. L’ultimo in ordine di tempo è stato Romano Prodi, che ha detto a Lucia Annunziata durante In mezz’ora su Rai3: «Io ero già prima fuori corsa. La mia maestra elementare mi ha insegnato a contare».

Il più autorevole è stato sicuramente il presidente uscente, Sergio Mattarella, seccato dalle continue insistenze sul bis. Quando è uscita la notizia del Ddl sul divieto di rielezione la nota ufficiosa del Colle ha chiarito: «La circostanza che in Parlamento ci si proponga di inserire nella Costituzione questo divieto è motivo di ulteriore conferma della ben nota opinione del presidente Mattarella». Ben nota.

Rosy Bindi (Foto LaPresse)

Anche Rosy Bindi ha cercato di spengere gli entusiasmi: «Io non sono candidata al Quirinale e sono abituata a rispondere alle domande importanti nelle sedi proprie, non in televisione», ha detto quando è stata ospite di Otto e mezzo su La7.

Per la senatrice a vita Liliana Segre, probabilmente la figura più stimata e popolare oggi nelle istituzioni, non è bastata neanche una raccolta di firme, promossa dal Fatto, a farle cambiare idea: «Non ho la competenza e non l’avrei avuta nemmeno trent’anni fa. Ho 91 anni», ha spiegato. Insomma per ora si è consumata una strage sulle pendici del Monte Cavallo: il sacrificio dei candidati è un rito antico.

Liliana Segre (foto LaPresse)

BERLUSCONI AMA IL MOVIMENTO

In un’intervista a Milano Finanza, che sarà pubblicata sul numero speciale per i 35 anni del quotidiano (auguri!), Silvio Berlusconi afferma: «Il voto al Movimento 5 stelle, dal quale siamo lontanissimi, nasceva da motivazioni tutt’altro che ignobili o irragionevoli. Nasceva dallo stesso disagio e dallo stesso fastidio per un certo tipo di politica per la quale è nata Forza Italia». Un Natale comune, insomma. Natale con i tuoi. 

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