Ignazio La Russa è stato eletto presidente del Senato al primo scrutinio con la maggioranza di 116 voti. Gliene bastavano 104, ma a farlo eleggere non sono stati i voti del centrodestra ma quelli di almeno 17 senatori delle opposizioni. «Ringrazio chi mi ha votato, anche quelli che non fanno parte della maggioranza di centrodestra», ha esordito nel suo primo discorso da presidente.

Forza Italia, infatti, non si è presentata alla chiama in polemica con il metodo di Giorgia Meloni nella gestione della fase di costruzione del governo. Gli unici ad aver votato sono stati Silvio Berlusconi ed Elisabetta Casellati, presidente uscente per dovere istituzionale.

Due voti sono andati a Roberto Calderoli, due a Liliana Segre, le bianche sono state 66.

La conta dei voti

La conta dei voti non è semplice. Se Forza Italia avesse votato, il centrodestra avrebbe potuto contare su 115 voti. La Russa invece ne ha presi 116. Ragionando sui singoli gruppi, Lega e Fratelli d’Italia insieme hanno 29 e 66 voti, 2 sono di Noi Moderati. Ipotizzando che Berlusconi e Casellati abbiano votato per La Russa, si arriva a 99.

Per i restanti 17 voti, il maggior indiziato è il Terzo polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda, che conta 9 senatori. La restante manciata di voti, 8, potrebbe essere arrivato dai senatori a vita (6) o anche dai 7 fuori dai gruppi maggiori.

Il Pd ha smentito con Debora Serracchiani di aver votato La Russa: «Le nostre schede bianche ci sono tutte» e accusa «misto, renziani e qualche 5 Stelle» di aver votato il candidato di centrodestra.

Calenda, invece, ha detto che «abbiamo votato scheda bianca», 

La mossa di Renzi e Calenda

In ogni caso, il fatto che il presidente del Senato sia stato eletto con i voti dell’opposizione allarga la frattura nella maggioranza di centrodestra.

Andare alla seconda chiama avrebbe permesso una ricomposizione interna, invece quello delle opposizioni diventa uno sgambetto che mette in crisi il rapporto di fiducia senza permettere l’occasione di ricucirlo.

In questo modo Calenda e Renzi hanno tolto l’occasione di un tavolo per riunione il centrodestra, aprendo il precedente non positivo di un presidente del Senato eletto da una maggioranza spaccata. Non certo il miglior auspicio con cui far cominciare la legislatura.

Berlusconi ha fatto mancare il sostegno di Forza Italia in polemica non tanto con la questione personale del veto sulla sua fedelissima, Licia Ronzulli, ma perché non avrebbe gradito il metodo di lavoro con cui Meloni si è mossa per costituire il governo. 

Forza Italia, infatti, ha ricevuto solo no: sul nome di Ronzulli, al ministero della Giustizia e al Mise.

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