- Un filo sotterraneo si allunga dall’Afghanistan alla Polonia, cento giorni dopo la cattura di Kabul. Qui a Heerlen, invece, negli anni passati sono approdati profughi siriani e prima ancora profughi afgani, che nessuno malmenava con l’acqua allora, né adesso.
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L’inverno afgano si comporta sempre come un generale nemico, isola molti distretti, taglia le strade, ferma i commerci e aumenta la povertà.
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Da quarant’anni, tutti quelli che hanno comandato a Kabul – sovietici, guerriglieri che li avevano sconfitti, poi Talebani della prima ora, quindi soldati della Nato, e adesso ancora Talebani di seconda generazione – si sono preparati dopo il disgelo alla offensiva di primavera.
Un filo sotterraneo si allunga dall’Afghanistan islamico dei Talebani alla cattolicissima Polonia, cento giorni dopo la cattura di Kabul. L’acqua gelida dei torrenti che scendono dal Pamir, dentro i quali viene inzuppato per punizione qualche afgano che non rispetta la regola delle cinque preghiere quotidiane, sgorga simbolicamente dalla stessa fonte altrettanto gelida alla quale attingono i cannoni della polizia polacca per respingere i migranti ammassati dietro il filo spinato del confine,



