- Con il voto di domenica per il rinnovo del Consiglio legislativo è andato in scena quello che potrebbe essere l’ultimo atto della normalizzazione di Hong Kong.
- Si è votato per la prima con la legge elettorale che – assieme a quella sulla sicurezza nazionale – costituisce il perno della strategia indicata dal Partito comunista cinese: cancellare, di fatto, l’autonomia politica dell’ex colonia britannica.
- L’opposizione pro democrazia ha boicottato le urne. Solo il 30 per cento degli aventi diritto ha votato. Il risultato è che nel prossimo Legco siederanno 89 deputati dell’establishment filo Pechino e un solo esponente dell’opposizione.
Con il voto di domenica per il rinnovo del Consiglio legislativo è andato in scena quello che potrebbe essere l’ultimo atto della normalizzazione di Hong Kong, la “città ribelle” scossa tra il 2019 e il 2020 dal movimento di massa più insidioso per il Partito comunista cinese dopo quello di Tiananmen di trent’anni prima. L’altro ieri il parlamentino locale di 90 membri è stato rinnovato per la prima volta in seguito alla riforma elettorale che – assieme alla legge sulla sicurezza nazionale –



