Alcuni osservatori hanno espresso delusione per gli scarsi risultati in questa fase della controffensiva di Kiev e per l’annuncio di una “pausa operativa”, ritenuta un segnale del fallimento degli attacchi. La realtà è che l’Ucraina sta adattando la strategia ai problemi che ha incontrato e sta analizzando quali fragilità nemiche sfruttare.

Le perdite di carri armati e mezzi da trasporto truppe sono inevitabili per chi attacca e anzi sono risultate moderatamente contenute rispetto al contesto. L’Ucraina ha perso circa un centinaio di mezzi blindati e 24 carri armati, tra cui almeno sette Leopard 2 (secondo Shoigu sarebbero sedici).

Il dato più significativo, tuttavia, è quello delle perdite russe tra mezzi blindati (oltre 35) e ben 33 carri armati, cioè più degli attaccanti ucraini. Ma sono stati distrutti anche una quindicina di preziosi sistemi di artiglieria russi grazie ai software militari per le coordinate dei bersagli (Gis Arta) in combinazione con i programmi di mappatura come Kropyva e di intelligence come Delta, vere innovazioni digitali nella guerra.

La situazione sul campo

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Era prevedibile che, come l’anno scorso per la riconquista di Kherson, gli attacchi ucraini in pianura senza ripari significativi fossero più complicati e sanguinosi rispetto ad un’avanzata tra i boschi o le colline. In più, questa volta le forze di Kiev devono fare i conti con le imponenti fortificazioni difensive edificate per mesi dai russi con campi minati, terrapieni, denti di drago, cavalli di Frisia e trincee su più linee.

L’obiettivo è impegnare gli attaccanti in operazioni di sminamento e superamento di ostacoli da parte della fanteria meccanizzata e dei carri, nel frattempo bersagliati dalle posizioni statiche russe. Il tutto senza una copertura ucraina dal cielo (elemento che sarebbe imprescindibile nella dottrina Nato) perché i caccia donati devono ancora arrivare e i piloti essere addestrati.

Si aggiunge un intenso fuoco di saturazione dell’artiglieria russa e attacchi di droni, che sono l’elemento su cui l’Ucraina soffre la più grande sproporzione, almeno fino all’eventuale arrivo dei sistemi missilistici Atacms da Washington. Se è vero che l’iniziativa strategica è in mano ucraina, quella tattica invece è spesso prerogativa dei russi, che possono condizionare le operazioni di Kiev.

La cosiddetta “pausa operativa” non significa affatto che le manovre della controffensiva si siano arrestate. L’Ucraina sta impiegando piccole unità e pochi mezzi per saggiare le difese russe e avanzare laddove trova punti deboli. Il Capo di Stato maggiore americano, il generale Mark Milley, ha detto che gli ucraini avanzano in media tra i cinquecento metri e i due chilometri al giorno (molto più di quanto abbiano fatto i russi negli ultimi dieci mesi, con pochi metri su Bakhmut) e pensa che la controffensiva ucraina durerà anche dieci settimane, ovvero sino alla fine dell’estate.

L’Institute for the Study of War afferma infatti che non sia imminente un attacco ucraino su larga scala e che Kiev debba ancora impegnare gran parte delle proprie forze fresche una volta terminate le cosiddette shaping operations.

Le forze a disposizione

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L’Ucraina ha a disposizione in totale 43 brigate dell’Esercito tra vecchie e di nuova formazione, oltre alle otto brigate d’assalto della Guardia Nazionale. A queste si sommano le 31 brigate della Difesa territoriale, che non va sottovalutata perché ha retto il fronte nord e contribuito in prima linea nell’est per mesi. Si tratta di una massa di forze imponente che permette di reggere il confronto con quelle russe, grazie a un mix di unità volontarie e di coscrizione. Per avere un metro di paragone, l’Italia dispone in totale 11 brigate di terra, la Francia e la Spagna 7 ciascuna.

Certo, occorre considerare se gli effettivi ucraini corrispondano realmente ai numeri previsti per una brigata e il fatto che le unità europee sono formate da professionisti, mentre quelle ucraine in buona parte da uomini di leva, oltre al fatto che le brigate francesi possono essere costituite da più elementi. Resta il fatto che l’Ucraina si sia dotata di una forza imponente, ma è evidente che qualsiasi attacco nell’attuale contesto non sarà una passeggiata.

Chi si aspettava che gli ucraini avrebbero travolto senza difficoltà i russi non conosce la realtà delle operazioni militari e le difficoltà oggettive. I russi hanno imparato dai loro errori del 2022 e adottato una strategia di difesa statica che permette di logorare l’avversario e mantenere almeno il controllo sulla fascia costiera meridionale.

Tuttavia, è importante ribadire che la controffensiva ucraina può riuscire e provocare un collasso russo simile a quello partito l’anno scorso da Izium. In questo caso, se avesse successo, potrebbe risultare fatale per le forze russe già esauste e senza una nuova mobilitazione, cui si somma l’assenza delle forze ribelli di Wagner sul campo.

Infatti, è stato notato uno spostamento di reparti russi più preparati dai settori Kherson e Kupiansk verso quelli di Bakhmut e Zaporizhzhia, dove gli ucraini hanno aumentato la pressione. Per usare una metafora sportiva presa in prestito dal rugby, mentre alcuni reparti reggono la linea del fronte e respingono gli assalti avversari, come in una mischia a testa bassa, altri cercano una breccia o un punto debole per scattare in avanti e penetrare in profondità le difese.

Questo vale per entrambe le parti, i cui comandanti manovrano battaglioni e brigate in base alla necessità del momento. In alcuni settori di pianura prevale l’attrito e una guerra di trincea, mentre in altri si tentano manovre di accerchiamento e una rapida avanzata, che però comporta perdite più elevate di uomini e mezzi, ma anche rischi maggiori di contrattacchi.

I comandanti ucraini

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Se le forze ucraine sono riuscite a liberare circa la metà dei territori occupati dal febbraio 2022 lo devono al coraggio e ai sacrifici dei soldati sul campo, ma anche alle capacità di comando e pianificazione dei generali che li guidano. Come ha verificato il centro studi inglese Rusi, alla vigilia dell’invasione quasi tutti i generali ucraini e persino i colonnelli hanno ricevuto Sms anonimi dall’Fsb russo, che li invitava a deporre le armi e in alcuni casi persino con ricatti e corruzione, ma nessuno si è piegato alle minacce russe e all’invito di Putin a deporre Zelensky.

Si tratta di ufficiali esperti, che hanno dimostrato acume strategico e la capacità di gestire situazione operative estremamente complesse con risorse limitate. Tra di loro c’è il colonnello generale (unico con questo grado, poi abolito) Oleksandr Syrskyi, comandante dell’Esercito e protagonista del successo nella controffensiva di Izium, noto per la difesa iniziale di Kiev e per la maniacale attenzione ai dettagli di pianificazione operativa.

Dopo il generale a quattro stelle Valerii Zaluzhny, che è il comandante in capo delle Forze armate, viene il tenente generale Serhiy Shaptala, Capo dello Stato Maggiore congiunto dal 2021 e veterano del Donbass. Nel 2014 Shaptala comandò la 128ª brigata d'assalto da montagna “Transcarpazia” nella drammatica battaglia e conseguente ritirata dalla sacca di Debaltseve, guadagnandosi la medaglia di Eroe dell’Ucraina nel 2015.

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Il tenente generale Serhiy Nayev, anch’egli veterano del Donbass che ha combattuto nel 2014 all’aeroporto di Donetsk, dal 2020 è capo del Comando unificato delle Forze armate ucraine (analogo al Comando operativo di vertice interforze italiano). Ha un fratello che vive nella Crimea occupata ma non ha ceduto a tentativi di ricatto o pressione da parte dei russi.

Il comandante della Guardia Nazionale ucraina è il tenente generale Yuriy Lebid, che fu anche sequestrato dai separatisti nel 2014. La Guardia Nazionale in tempo di pace dipende dal Ministero dell’Interno ma durante la guerra ricade sotto il coordinamento delle forze armate. Nel 2023 Lebid ha creato le otto nuove brigate d’assalto della Guardia Nazionale, con il compito di seguire l’esercito nell’avanzata e stabilizzare i territori liberati.

A questo nucleo solido di ufficiali che gestisce le difese dall’inizio dell’invasione si contrappone uno Stato maggiore russo che in un anno e mezzo ha visto la sostituzione continua di comandanti di teatro e di settore. Lo stesso generale Surovikin, al centro delle controversie nel golpe di Wagner, è stato declassato da comandante dell’invasione a vice di Gerasimov nel gennaio 2023. Questi continui cambiamenti impediscono una pianificazione operativa efficace e la continuità di azione, che si rispecchiano infatti negli scarsi risultati russi dopo le controffensive ucraine nel 2022.
 

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