Yulia Navalnaya racconta che due test di laboratorio, condotti in maniera indipendente in due paesi diversi, hanno esaminato il materiale biologico di Aleksej Navalny giungendo alla medesima conclusione: la causa del decesso dell’oppositore di Vladimir Putin, morto in carcere nel febbraio 2024 in circostanze mai del tutto chiarite, è avvelenamento. Nel video, la vedova ricostruisce gli ultimi giorni di vita di suo marito sostenendo che il trasferimento nel carcere di massima sicurezza in Siberia sarebbe stato programmato «di proposito due mesi prima della morte».

Secondo la donna, «non volevano solo ucciderlo, volevano cercare di spezzarlo, tormentandolo con la fame, il freddo e l’isolamento totale». Navalny era costretto per lunghi periodi in una cella di isolamento totale dove tutto ciò che aveva era «una tazza, uno spazzolino e un materasso fissato al muro durante il giorno in modo che non gli fosse possibile sdraiarsi». In quella stessa cella, Navalny sarebbe poi morto.

«Non so nulla di queste sue dichiarazioni. Non posso dire nulla al riguardo», ha detto a tal proposito il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.

Il 16 febbraio 2024, durante la passeggiata programmata, Navalny avrebbe iniziato a sentire forti dolori allo stomaco. Ma nonostante le lamentele, le guardie lo avrebbero riaccompagnato in cella senza effettuare nessun controllo medico. Lì si sarebbe accasciato a terra gemendo dal dolore, ma l’ambulanza sarebbe arrivata solo quaranta minuti dopo.

Navalnaya parla di foto e testimonianze di alcuni agenti penitenziari. Navalny aveva le convulsioni, respirava affannosamente e tossiva. All’arrivo delle guardie mediche era già privo di sensi e nonostante i tentativi di rianimarlo era troppo tardi. Alle 14:23 il monitor cardiaco non mostrava alcuna attività. «Aleksej era mio marito, mio amico, un simbolo di speranza per il nostro paese. Putin ha ucciso quella speranza», racconta la vedova, commossa.

Nel video chiede ufficialmente ai laboratori che hanno condotto le analisi di pubblicarne i risultati e, in un appello finale, si rivolge alla comunità internazionale: «Smettete di assecondare Putin, perché se voi rimanete in silenzio, lui non si fermerà». Rivolgendosi direttamente ai giornalisti, Navalnaya ha chiesto infine di unirsi a lei nel chiedere risposte: «L'unico modo per opporsi a Putin è agire con coraggio e trasparenza. Chiedo la piena divulgazione dei risultati che mostrano esattamente quale veleno è stato usato contro mio marito. Lo chiedo per tutti coloro che nel mondo lottano per la libertà e la verità. Tutti noi abbiamo il diritto di sapere».

© Riproduzione riservata