Nel Messaggio natalizio per l'Urbi et Orbi, a cui hanno assistito circa 26mila persone, Leone ha ricordato le diverse guerre in corso nel mondo. «Invochiamo giustizia, pace e stabilità per il Libano, la Palestina, Israele, la Siria, confidando in queste parole divine: “Praticare la giustizia darà pace. Onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre”», ha detto il pontefice. «Preghiamo in modo particolare per il martoriato popolo ucraino: si arresti il fragore delle armi e le parti coinvolte, sostenute dall'impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso»
È iniziata alle 10 la messa di Natale di papa Leone XIV. Era dal 1994 che un pontefice non celebrava in San Pietro entrambi i riti natalizi, sia quello della vigilia che la messa di Natale. Alle 12, Prevost ha invece lanciato il messaggio Urbi et Orbi.
Nella sua omelia il pontefice ha lanciato un forte messaggio per Gaza: «Il Verbo ha stabilito fra noi la sua fragile tenda. E come non pensare alle tende di Gaza, da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo, e a quelle di tanti altri profughi e rifugiati in ogni continente, o ai ripari di fortuna di migliaia di persone senza dimora, dentro le nostre città?».
Prevost ha poi aggiunto un pensiero per le guerre in corso nel mondo: «Fragile è la carne delle popolazioni inermi, provate da tante guerre in corso o concluse lasciando macerie e ferite aperte. Fragili sono le menti e le vite dei giovani costretti alle armi, che proprio al fronte avvertono l’insensatezza di ciò che è loro richiesto e la menzogna di cui sono intrisi i roboanti discorsi di chi li manda a morire».
Nell’omelia della Vigilia, invece, il pontefice aveva denunciato «l’economia distorta che tratta gli uomini come merce».
Il messaggio di Pace
«Ci sarà pace quando i nostri monologhi si interromperanno e, fecondati dall'ascolto, cadremo in ginocchio davanti alla nuda carne altrui», ha detto Prevost. «Quando la fragilità altrui ci penetra il cuore, quando il dolore altrui manda in frantumi le nostre certezze granitiche, allora già inizia la pace. La pace di Dio nasce da un vagito accolto, da un pianto ascoltato: nasce fra rovine che invocano nuove solidarietà, nasce da sogni e visioni che, come profezie, invertono il corso della storia», ha detto il papa. «Tutto questo - aggiunge Leone - esiste, perché Gesù è il senso da cui tutto ha preso forma. Questo mistero ci interpella dai presepi che abbiamo costruito, ci apre gli occhi su un mondo in cui la Parola risuona ancora, “molte volte e in diversi modi”, e ancora ci chiama a conversione».
Il riferimento a Francesco
Nell'omelia, Leone XIV ha citato anche papa Francesco in un passaggio della Evangelii Gaudium : «Come scrisse l'amato Papa Francesco, per richiamarci alla gioia del Vangelo: “A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l'esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza”». Al termine della messa di Natale celebrata nella basilica vaticana, a sorpresa il Papa è uscito in piazza per un saluto ai fedeli dalla Papamobile. In tanti lo attendevano sotto la pioggia.
Il messaggio Urbi et Orbi
Nel Messaggio natalizio per l'Urbi et Orbi, a cui hanno assistito circa 26mila persone, Leone è tornato a parlare di pace. «Non lasciamoci vincere dall'indifferenza verso chi soffre», ha detto. «Gesù assume su di sé la nostra fragilità - dice Leone -, si immedesima con ognuno di noi: con chi non ha più nulla e ha perso tutto, come gli abitanti di Gaza; con chi è in preda alla fame e alla povertà, come il popolo yemenita; con chi è in fuga dalla propria terra per cercare un futuro altrove, come i tanti rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo o percorrono il Continente americano; con chi ha perso il lavoro e con chi lo cerca, come tanti giovani che faticano a trovare un impiego; con chi è sfruttato, come i troppi lavoratori sottopagati; con chi è in carcere e spesso vive in condizioni disumane».
Nel suo messaggio il pontefice ha chiesto che torni la pace tra la Cambogia e la Tailandia, ha lanciato un appello di pace per Haiti e per la stabilità in Sud America, oltre che un pensiero per il Myanmar. «Desidero inviare un caloroso e paterno saluto a tutti i cristiani – ha aggiunto Prevost – in modo speciale a quelli che vivono in Medio Oriente, che ho inteso incontrare recentemente con il mio primo viaggio apostolico. Ho ascoltato le loro paure e conosco bene il loro sentimento di impotenza dinanzi a dinamiche di potere che li sorpassano. Da Lui invochiamo giustizia, pace e stabilità per il Libano, la Palestina, Israele, la Siria, confidando in queste parole divine: “Praticare la giustizia darà pace. Onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre”». E poi Leone XIV ha anche citato il poeta israeliano Yehuda Amichai. «Al cuore di Dio giunge l'invocazione di pace che sale da ogni terra, come scrive un poeta: “Non la pace di un cessate-il-fuoco, nemmeno la visione del lupo e dell'agnello, ma piuttosto come nel cuore quando l'eccitazione è finita e si può parlare solo di una grande stanchezza. Che venga come i fiori selvatici, all'improvviso, perché il campo ne ha bisogno: pace selvatica”».
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