Continua la crisi delle grandi aziende che dominano la borsa americana. L’ultima azienda ad aver annunciato tagli al personale è Amazon, che prevede la perdita di oltre 18mila posti di lavoro. Si tratta della più grande serie di licenziamenti nella storia dell’azienda fondata da Jeff Bezos. L’amministratore delegato, Andy Jassy, ha indicato nell’incertezza dell’economia la causa dei tagli dei dipendenti e ha anche in un certo senso accusato le scelte degli anni scorsi che ha portato Amazon ad assumere «rapidamente» migliaia di dipendenti. 

«Questi cambiamenti ci aiuteranno a perseguire le nostre opportunità a lungo termine con una struttura dei costi più solida», ha detto Jassy. Le trattative per i licenziamenti inizieranno il prossimo 18 gennaio e in Europa saranno coordinate con le istituzioni sindacali. 

Amazon ha dichiarato che offrirà anche un’indennità di separazione, un’assicurazione sanitaria transitoria e un supporto per l’inserimento nel mondo del lavoro. Ma cosa sta succedendo? Amazon è soltanto l’ultimo esempio in ordine cronologico di una crisi sempre più esplicita che sta colpendo in maniera trasversale l’Europa e gli Stati Uniti.

Meta

Nella giornata di mercoledì Meta, l’azienda di Mark Zuckerberg, è stata sanzionata con multe pari a 390 milioni di euro dal garante della privacy irlandese per aver violato la normativa Gdpr dell’Unione europea entrata in vigore nel 2018.

Secondo le autorità europee Meta ha costretto gli utenti europei iscritti a Facebook e Instagram ad accettare annunci personalizzati basati sulla loro attività sui social network.

Ora l’azienda ha tre mesi di tempo per adeguare la sua policy, in caso contrario rischia di perdere miliardi di euro derivati dalle pubblicità. Perdite che si sommano alla crisi che sta attraversando Meta negli ultimi mesi – rispetto al 1° gennaio del 2022 ha perso quasi il 60 per cento delle quotazioni –  e ha portato a 11mila licenziamenti nel mese di novembre, pari al 13 per cento della forza lavoro della società.

Apple

La crisi economica e la pandemia continuano invece a infliggere pesanti colpi ad Apple, le cui quotazioni in borsa rispetto allo scorso anno sono scese del 24 per cento. Dopo essere stata la prima azienda a toccare una valutazione di mercato di tre trilioni di dollari la sua quotazione è scesa sotto i due trilioni di dollari in questo inizio del 2023.

Preoccupa lo scenario economico della Cina, dove l’azienda di Tim Cook assembla circa il 90 per cento dei suoi Iphone. Secondo diversi esperti economici in autunno, durante la politica zero covid di Xi Jinping, Apple ha perso circa un miliardo di euro a settimana per il rallentamento della produzione nella fabbrica della provincia cinese di Hunan. Proprio per questo dagli Stati Uniti è stato dato l’ordine di investire di più in India per la produzione degli Iphone e diminuire così la dipendenza dalle fabbriche cinesi. 

Proprio per questo dagli Stati Uniti è stato dato l’ordine di investire di più in India per la produzione degli Iphone e diminuire così la dipendenza dalle fabbriche cinesi.

Tuttavia l’azienda, stando almeno a quanto detto dal ceo Cook, non eseguirà licenziamenti per il momento ma si riserva di assumere con maggiore attenzione i propri dipendenti per esaminare attentamente nuovi costi legati al personale.

Tesla

In molti si domandano se Elon Musk sia intenzionato a lasciare Tesla e a puntare su Twitter rivitalizzando il social network recentemente acquistato per 44 miliardi di dollari. I numeri di Tesla, d’altronde, non sono così positivi: nel 2022 ha perso il 70 per cento del suo valore in Borsa e l’azienda ha dovuto confrontarsi con un mercato sempre più competitivo negli ultimi anni.

Lo scorso giugno Musk aveva confermato che il dieci per cento dei suoi dipendenti sarebbero stati licenziati. In una dichiarazione agli investitori, Tesla ha affermato di aver dovuto affrontare «significative sfide legate a Covid e alla catena di approvvigionamento nel corso dell’anno».

Nonostante il record di veicoli venduti nello scorso anno, 1,3 milioni di unità, l’azienda non ha centrato gli obiettivi di crescita delle vendite del 50 per cento, fermandosi al 40 per cento. Un record raggiunto anche con importanti sconti che hanno consentito di aumentare le vendite delle automobili negli ultimi giorni del 2022.

Twitter

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Non è una novità la crisi di Twitter. Lo stesso Elon Musk ha detto che per evitare il fallimento il social network avrebbe dovuto subìre una rivoluzione. Per il momento gli stravolgimenti sono ricaduti sui dipendenti.

Benché non ci sono ancora cifre ufficiali diversi media americani hanno riportato la notizia del licenziamento di circa 7.500 dipendenti, tagli che sarebbero partiti dallo scorso novembre. In quel periodo Musk aveva detto che la misura era necessaria dato che Twitter stava perdendo quattro milioni di dollari al giorno.

Parte delle perdite sono dovute alla sospensione della pubblicità da parte di numerose aziende per via dei timori sul cambio di policy di moderazione del social network. Musk ha detto più volte di voler garantire la libertà di espressione e per questo ha riabilitato account sospesi come quello dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump che era stato escluso da Twitter per aver incitato l’assedio a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.

Le dichiarazioni di Musk hanno allarmato i grandi marchi i quali non vogliono che i loro contenuti appaiono accanto a tweet che incitando a discorsi d’odio. 

Insomma, il rischio recessione, l’aumento dell’inflazione e la pandemia da Covid in Cina che non accenna ad arrestarsi stanno mettendo a dura prova le grandi aziende americane che hanno trovato fortuna a Wall Street. E, come sempre succede in questi casi, gli effetti si riversano sui loro dipendenti.

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