- Il 6 gennaio ricorre l’assalto a Capitol Hill, la rivolta avvenuta a Washington un anno fa da parte dei sostenitori dell’uscente Donald Trump che contestavano il risultato delle elezioni presidenziali. Dopo i fatti solo un pugno di senatori repubblicani votò per l’impeachment di Trump, e solo una, Liz Cheney accettò di far parte della commissione d’inchiesta.
- La narrazione che oggi va per la maggiore è che il 6 gennaio non sia stato il colpo di coda della storia, ma una prova generale, un allenamento per la grande messa in scena della fine della democrazia americana con l’abolizione di fatto del suffragio universale.
- Mike Pence, all’epoca vicepresidente degli Stati Uniti, avrebbe potuto, con una sua decisione, impedire la certificazione del voto. Dopo l’assalto, invece, in seduta notturna, dichiarò Joe Biden e Kamala Harris eletti. A salvare la democrazia americana fu anche Pence, il quale però, dopo i fatti, semplicemente scomparve.
Sarà perché nel 2021 sono morti per Covid 385mila americani, sarà perché a essi si sono aggiunti centomila morti per overdose di una nuova droga sintetica; oppure sarà perché quattro milioni e mezzo di americani hanno deciso di smettere di lavorare, principalmente perché non ce la fanno più (il fenomeno si chiama “The great resignation”). Oppure sarà perché i prezzi di tutto sono aumentati e la lavapiatti che ha ordinato quattro mesi fa giace in una delle venti navi portacontainer ferme da me



