Charlie Kirk, attivista della destra americana, podcaster e sostenitore di Donald Trump, è stato ucciso durante un incontro pubblico alla Utah Valley University, in uno dei più gravi episodi di violenza politica della storia recente.

Kirk aveva da poco iniziato a rispondere alle domande degli studenti assiepati intorno a un gazebo al centro del campus quando un proiettile lo ha raggiunto. I terrificanti video che hanno subito preso a circolare online mostrano che l’attivista è stato colpito al collo, causando un copioso fiotto di sangue.

Dopo alcune ore di incertezza sulle sue condizioni – che da subito sono apparse critiche – si è diffusa la voce che era morto. Di fatto è stato Trump a confermare pubblicamente la notizia con un post sul social Truth: «Il grande, e perfino leggendario Charlie Kirk è morto. Nessuno ha capito né avuto il cuore dei giovani degli Stati Uniti meglio di Charlie. Era amato e ammirato da tutti, specialmente da me, e adesso non è più con noi. Le condoglianze mie e di Melania vanno alla sua fantastica moglie Erika e alla famiglia. Charlie, tri amiamo!». Kirk aveva 31 anni, lascia un figlio di 1 anno e una figlia di 3.

In sua memoria, la Casa Bianca ha ordinato di issare le bandiere a mezz’asta in segno di lutto fino a domenica alle 18.  Poco dopo l’attentato polizia ha arrestato un sospetto attentatore, ma in breve tempo un portavoce dell’università ha dichiarato che l’uomo non c’entrava nulla con l’accaduto, ed è stato rilasciato. Nessun sospettato al momento è in custodia delle autorità: sul caso indagano gli agenti della città di Orem Police, la polizia universitaria della Utah Valley University, l’Fbi e il dipartimento di pubblica sicurezza dello Utah.

Cosa è successo

Dalle prime ricostruzioni sembra che l’attentatore abbia sparato da un edificio che si affaccia sulla piazza del campus dove si svolgeva l’evento, da una distanza di circa 60 metri. L’evento nello Utah era il primo di una serie di dibattiti in diverse università fissati per i mesi di settembre e ottobre, sotto il titolo di “America Comeback tour”, organizzati dall’associazione Turning Point Usa, che Kirk ha fondato nel 2012. 

Il dibattito a viso aperto era la specialità di questo attivista che si è dedicato alla promozione delle idee conservatrici con tutto sé stesso dopo aver abbandonato il college. L’eloquio implacabile e la capacità di argomentare con qualunque avversario lo hanno reso uno dei volti più popolari dell’universo conservatore, e ha dato un contributo importante al consolidamento del potere di Trump.

I rappresentanti politici di tutti gli schieramenti, dall’ex presidente Joe Biden al governatore della California, Gavin Newsom, fino al candidato neosocialista a sindaco di New York, Zohran Mamdani (uno dei più frequenti bersagli polemici di Kirk), hanno condannato in modo inequivocabile il gesto. 

«Non c'è posto nel nostro paese per questo tipo di violenza. Deve finire ora. Jill e io preghiamo per la famiglia di Charlie Kirk e per i suoi cari», ha scritto Biden. Ma nell’epoca della glorificazione social di assassini e terroristi, era appena naturale che l’omicidio di Kirk suscitasse le immediate reazioni di giubilo e orrore delle opposte tifoserie, impegnate ad azzuffarsi selvaggiamente nei recessi più sporchi della rete. 

A caccia di qualcuno o qualcosa a cui dare la colpa, Elon Musk ha dichiarato: «La sinistra è il partito dell’omicidio».

Trump

«Un momento buio per l'America», ha detto successivamente il presidente Donald Trump in un video girato nello Studio Ovale. Anche lui ha accusato la retorica della «sinistra radicale» come movente dell’attacco. «Questo tipo di retorica - ha aggiunto - è direttamente responsabile del terrorismo a cui assistiamo oggi nel nostro Paese, e deve cessare immediatamente».

Per Trump «Charlie ha ispirato milioni di persone e stasera tutti coloro che lo conoscevano e lo amavano sono uniti nello shock e nell'orrore». Il presidente statunitense ha detto che l’attivista è stato «un martire per la verità e la libertà» e ha assicurato che al sua amministrazione sta indagando per consegnare il killer e la sua rete alla giustizia. «La mia amministrazione troverà tutti coloro che hanno contribuito a questa atrocità e ad altre violenze politiche, comprese le organizzazioni che le finanziano e le sostengono, così come coloro che perseguitano i nostri giudici, le forze dell'ordine e chiunque altro porti ordine nel nostro paese».

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