Romain Naufle aveva trentun anni il 13 novembre 2015. Nel quartiere dove lavorava, nel XX arrondissement di Parigi, era conosciuto come «il dottore delle chitarre». Liutaio, aveva aperto una boutique dove ne restaurava e fabbricava di tutti i tipi.

Quella sera si trovava al concerto degli Eagles of Death Metal al Bataclan quando, alle 21:40, tre terroristi armati hanno fatto irruzione e iniziato a sparare. Romain sarà tra i 130 uccisi. Oggi, una delle chitarre che ha lasciato incompiute è custodita in un archivio tenuto nascosto nell’Île-de-France. Fa parte della collezione di 500 oggetti che raccontano la storia di quegli attentati e delle loro vittime e che, a dieci anni di distanza, aspettano ancora di trovare casa nel futuro “Museo-memoriale del terrorismo”.

Chitarra lasciata incompiuta da Romain Naufle, giovane liutaio ucciso al Bataclan ©Dono di Doriane, Patricia e Bernard Naufle al Museo memoriale del terrorismo
Chitarra lasciata incompiuta da Romain Naufle, giovane liutaio ucciso al Bataclan ©Dono di Doriane, Patricia e Bernard Naufle al Museo memoriale del terrorismo
Chitarra lasciata incompiuta da Romain Naufle, giovane liutaio ucciso al Bataclan ©Dono di Doriane, Patricia e Bernard Naufle al Museo memoriale del terrorismo

Era il 19 settembre 2018 quando il presidente Emmanuel Macron ha lanciato ufficialmente il progetto, accogliendo la richiesta delle associazioni delle vittime. Negli anni successivi, all’appello per la costituzione di una collezione permanente di oggetti legati agli attentati hanno risposto decine di superstiti, familiari degli uccisi e testimoni.

«Gli attentati sono stati talmente enormi, in termini di numeri e spazi, che la memoria è rimasta astratta, poco incarnata – spiega Arthur Dénouveaux, superstite del Bataclan e presidente dell’associazione Life for Paris, tra le realtà promotrici –. Ci si ricorda i luoghi, il bilancio delle vittime, poco altro. Ecco, gli oggetti restituiscono umanità al racconto, mostrano che chi è stato ucciso o è sopravvissuto era una persona come me e te, con passioni, affetti, voglia di fare festa».

Del ristorante La Belle Équipe, dove 21 persone hanno trovato la morte, è conservata la lavagna che, posata sul marciapiede, invitava i passanti a sedersi proponendo drink a 5 euro, dono del proprietario Grégory Reibenberg. Vicino alla scritta a gesso «heures heureuses» (ore felici, traduzione dell’inglesse happy hour), i fori dei proiettili.

Lavagna del locale La Belle Équipe forata dai proiettili © Dono di Grégory Reibenberg al Museo memoriale del terrorismo
Lavagna del locale La Belle Équipe forata dai proiettili © Dono di Grégory Reibenberg al Museo memoriale del terrorismo
Lavagna del locale La Belle Équipe forata dai proiettili © Dono di Grégory Reibenberg al Museo memoriale del terrorismo

Marie Hourcastagnou, ex ostaggio del Bataclan, ha consegnato l’iPhone che teneva in tasca durante il concerto e che gli attentatori hanno utilizzato per comunicare con i negoziatori prima dell’assalto dei reparti speciali. Poi biglietti del concerto, scarpe, borse, lettere, gli acquerelli realizzati dall’illustratrice giudiziaria Noëlle Herrenschmidt durante il maxi processo concluso nel 2022.

Cover e smartphone di una superstite del Bataclan. Gli attentatori l'hanno utilizzato per comunicare con i negoziatori prima dell'assalto dei reparti speciali © Dono di Marie Hourcastagnou al Museo memoriale del terrorismo
Cover e smartphone di una superstite del Bataclan. Gli attentatori l'hanno utilizzato per comunicare con i negoziatori prima dell'assalto dei reparti speciali © Dono di Marie Hourcastagnou al Museo memoriale del terrorismo
Cover e smartphone di una superstite del Bataclan. Gli attentatori l'hanno utilizzato per comunicare con i negoziatori prima dell'assalto dei reparti speciali © Dono di Marie Hourcastagnou al Museo memoriale del terrorismo

I ritardi

Mentre la collezione è cresciuta, però, i contorni del progetto si sono fatti man mano più incerti: lo scorso settembre, l’Eliseo ha comunicato l’abbandono del sito inizialmente individuato per ospitare il Museo-memoriale, a Suresnes, periferia ovest di Parigi, evocando costi di ristrutturazione troppo elevati.

«Abbiamo capito che dietro la motivazione economica si nascondeva in realtà la mancanza di sostegno politico», dice Dénouveaux. Dopo mesi di incertezza e di pressioni da parte delle associazioni, lo scorso 4 novembre è stato finalmente annunciato il nuovo sito: la caserma Lourcine, edificio militare dismesso nel XIII arrondissement della Capitale. «Ottimo che sia in città», commenta sollevato il presidente di Life for Paris.

Cover e smartphone di una superstite del Bataclan. Gli attentatori l'hanno utilizzato per comunicare con i negoziatori prima dell'assalto dei reparti speciali © Dono di Marie Hourcastagnou al Museo memoriale del terrorismo
Cover e smartphone di una superstite del Bataclan. Gli attentatori l'hanno utilizzato per comunicare con i negoziatori prima dell'assalto dei reparti speciali © Dono di Marie Hourcastagnou al Museo memoriale del terrorismo
Cover e smartphone di una superstite del Bataclan. Gli attentatori l'hanno utilizzato per comunicare con i negoziatori prima dell'assalto dei reparti speciali © Dono di Marie Hourcastagnou al Museo memoriale del terrorismo

Intanto, però, il progetto ha accumulato tre anni di ritardo: l’apertura, inizialmente prevista per il 2027, ora è slittata al 2030. «Qualsiasi progetto culturale di queste dimensioni incontra ostacoli», spiega la magistrata Elisabeth Pelsez, direttrice della missione di prefigurazione, che evoca anche le difficoltà dovute all’avvicendarsi in breve tempo di governi diversi.

«Capiamo la frustrazione delle vittime per l’attesa: donarci quegli oggetti significa consegnarli dalla sfera privata, intima, a quella pubblica. È un passo carico di peso emotivo e simbolico, che può contribuire al processo di ricostruzione di quelle vite stravolte dagli attentati. Ora però si apre una nuova fase, che vediamo positiva».

Borsa con segni di bruciatura appartenente a un superstite del Bataclan © Dono di Grégory al Museo memoriale del terrorismo
Borsa con segni di bruciatura appartenente a un superstite del Bataclan © Dono di Grégory al Museo memoriale del terrorismo
Borsa con segni di bruciatura appartenente a un superstite del Bataclan © Dono di Grégory al Museo memoriale del terrorismo

Superstiti, famigliari, testimoni

Oggi, il lavoro di raccolta e conservazione degli oggetti continua tra i laboratori nel cuore di Parigi, dove vengono catalogati e trattati, e i depositi, situati in periferia, che li ospiteranno fino all’apertura del nuovo sito. «Grazie alla collaborazione con diversi musei, abbiamo messo a punto un protocollo del tutto simile a quelli applicati per le opere classiche – spiega Claire Lartigue, responsabile delle collezioni –. Dopo aver ricevuto l’oggetto, lo cataloghiamo sulla banca dati, lo fotografiamo, ne constatiamo e documentiamo le condizioni. In alcuni casi procediamo con una disinfestazione anossica, infine li sistemiamo in imballaggi adatti alla conservazione sul lungo termine».

Biglietto del concerto degli Eagles of Death Metal al Bataclan © Dono di Patricia Correia al Museo memoriale del terrorismo
Biglietto del concerto degli Eagles of Death Metal al Bataclan © Dono di Patricia Correia al Museo memoriale del terrorismo
Biglietto del concerto degli Eagles of Death Metal al Bataclan © Dono di Patricia Correia al Museo memoriale del terrorismo

A differenziare il processo da quello che si applica nei musei tradizionali è il dialogo che si instaura con superstiti, famigliari e testimoni: «Chi ci porta un oggetto consegna anche uno sguardo unico su quell’oggetto, una storia, una testimonianza, che è il vero valore aggiunto – continua Lartigue –. Noi lo ascoltiamo e raccogliamo per restituirlo a chi visiterà il museo».

Arthur Dénouveaux, che alla collezione ha donato l’anello della torcia olimpica che ha portato come tedoforo di fronte al Bataclan prima dell’inizio dei Giochi di Parigi del 2024, spera che l’apertura del museo contribuisca al passaggio «dal minuto di silenzio all’ora delle riflessioni». 

«Dopo il 13 novembre abbiamo ripetuto commemorazioni e discorsi carichi di emozione, ma abbiamo evitato la questione politica centrale: perché dei giovani francesi o belgi sono talmente sedotti da un’ideologia mortifera da arrivare a sparare in testa a dei loro concittadini o farsi esplodere? Ecco, questa riflessione è totalmente assente. Proprio per questo abbiamo bisogno di un luogo dove riflettere sulle cause e sulle conseguenze profonde del terrorismo».

© Riproduzione riservata