Si è concluso il processo contro i 20 imputati per la strage del Bataclan. Cinque magistrati della corte d’Assise speciale di Parigi hanno emesso condanne contro 19 di loro che vanno da due anni di reclusione all’ergastolo concludendo così il processo iniziato lo scorso settembre.

Salah Abdeslam, ritenuto l’unico sopravvissuto del commando che ha commesso gli attentati di Parigi e Saint-Denis, è stato condannato all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Una misura penale molto dura che in Francia non viene usata spesso dai giudici.

«Sono soddisfatto per la sentenza pronunciata a Parigi, credo che renda giustizia per quello che è avvenuto, per le vittime. Personalmente la vivo come una liberazione, ora vediamo cosa accadrà», è il commento rilasciato all’Adnkronos da Dario Solesin, il fratello di Valeria, uccisa nell’attentato del Bataclan.

Il processo

Gli attentati del 13 novembre del 2015 sono stati tra i più sanguinari che hanno colpito la Francia negli ultimi anni: in totale morirono 130 persone mentre furono 350 quelle rimaste ferite. Durante il processo, il più lungo mai celebrato in Francia dal Dopoguerra, Abdeslam ha attraversato diverse fasi: passando da fedele «combattente dell’Isis» a uomo pentito che ha chiesto scusa alle vittime e ai suoi famigliari.

Nelle udienze si è difeso riferendo ai giudici che quel giorno avrebbe dovuto colpire un locale nel 18esimo arrondissement di Parigi ma che una volta entrato e aver visto i clienti non ha avuto il coraggio di far saltare la cintura esplosiva che aveva addosso. Una versione che non ha convinto i giudici, così come i procuratori antiterrorismo di Parigi, che hanno ipotizzato invece un malfunzionamento nell’ordigno. «È vero, ho commesso errori, ma non sono un assassino, non sono un killer, se mi condannate per omicidio, commettereste un’ingiustizia», ha detto Abdeslam davanti ai giudici.

Dopo sei anni di carcere i magistrati hanno inflitto contro Abdeslam un condanna all’ergastolo che esclude ogni possibilità di liberazione, la quarta sentenza di questo tipo nella storia della Francia, per questo definita anche come “pena di morte sociale”.

In totale erano venti gli imputati nel processo: i 14 che hanno partecipato più altri sei processati in loro assenza (5 sono dati per morti). Tra i condannati all’ergastolo c’è anche Mohammed Abrini, l’“uomo col cappello” degli attentati di Bruxelles (avvenuti nel marzo del 2016) che ha ammesso un suo coinvolgimento anche in quelli parigini.

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