«Vi do la mia parola: sto lavorando giorno e notte per trovare i mezzi per riportare a casa tutti gli ostaggi, per alleviare la crisi umanitaria, per porre fine alla minaccia terroristica e per portare la pace a Gaza e in Israele - una pace duratura con due stati per due popoli». Lo ha scritto su X il presidente Usa Joe Biden, dopo l'incontro alla Casa Bianca con il Re di Giordania Abdallah II. Gli Stati Uniti si starebbero impegnando per una tregua di almeno sei settimane e Biden ha chiesto esplicitamente al premier israeliano Bibi Netanyahu di desistere dall’offensiva di terra a Rafah senza un piano di protezione dei civili.

Biden ha detto che «una grande operazione militare a Rafah non dovrebbe procedere senza un piano credibile per garantire la sicurezza e il sostegno di oltre 1 milione di persone che si rifugiano» nella città. «Molte persone sono state sfollate più volte in fuga dalle violenze nel nord e ora sono stipate a Rafah, esposte e vulnerabili. Hanno bisogno di essere protette» ha aggiunto.

Il presidente ha detto anche che «gli elementi chiave dell'accordo» per la tregua e, in prospettiva, per un cessate il fuoco più lungo, «sono sul tavolo» anche se rimangono dei nodi da sciogliere.

La posizione cinese

Intanto, ha preso posizione anche Pechino: «La Cina segue da vicino gli sviluppi a Rafah. Ci opponiamo e condanniamo gli atti contro i civili e il diritto internazionale» ha dichiarato in una nota un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino sui bombardamenti aerei israeliani nella città di Rafah, che aggiunge: «Chiediamo a Israele di fermare le operazioni militari il prima possibile, fare tutto il possibile per evitare vittime tra civili innocenti e prevenire un disastro umanitario più devastante a Rafah».

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