La guerra a Gaza sembra diventare di lunga durata e di logoramento come quella in Ucraina, mentre i vertici diplomatici statunitensi ed europei stanno cercando (per ora senza molto successo) di impedire che il conflitto si diffonda in Medio Oriente. Ma tre mesi dopo lo scoppio del conflitto, altri spargimenti di sangue a Jenin e Gaza hanno sottolineato la difficoltà della sfida diplomatica del contenimento e l’ostinazione di Israele a portare avanti la sua campagna.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken, al suo quarto viaggio nell’area dallo scoppio del conflitto, e il massimo diplomatico dell’Unione europea, Josep Borrell, sono nella regione per cercare di ridurre le ricadute della guerra in Libano, in Cisgiordania e nelle rotte marittime del Mar Rosso, dove gli Houthi dello Yemen, allineati con l’Iran, hanno promesso continuare gli attacchi finché Israele non interromperà il conflitto nell’enclave palestinese. «A Gaza la situazione è disastrosa. Ci concentriamo sulla prevenzione dell’espansione di questo conflitto», ha detto Blinken, che ieri era in Giordania e si recherà anche in Israele, Cisgiordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto. Blinken vuole far finire il conflitto prima che interferisca troppo con l’elezione americana dove il presidente Biden è in calo nei sondaggi anche per la conduzione ondivaga del conflitto.

Il re di Giordania Abdullah, alleato fedele degli Usa, ha esortato Blinken a premere su Israele per un cessate il fuoco immediato, avvertendolo delle «ripercussioni catastrofiche» della continua campagna militare di Israele. Nonostante la preoccupazione globale per la morte e la distruzione di Gaza e le pressioni internazionali per un cessate il fuoco, il governo di unità nazionale israeliano rimane a favore dell’operazione mirata a spazzare via Hamas che governa Gaza.

Netanyahu ha promesso di proseguire con l’azione di ritorsione. «La guerra non deve essere fermata finché non avremo raggiunto tutti gli obiettivi: l’eliminazione di Hamas, il ritorno di tutti i nostri ostaggi e la garanzia che Gaza non costituirà più una minaccia per Israele. Lo dico sia ai nostri nemici che ai nostri amici», ha detto il premier all’incontro. domenica inizio della riunione settimanale del gabinetto con un chiaro riferimento a Washington e al segretario di Stato americano Antony Blinken.

L’allarme del Washington Post

Arginare il conflitto mediorientale ed evitare che il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, possa scorgere nel Libano, e nella sconfitta di Hezbollah, una soluzione per rinsaldare le fila di un governo diviso e provato da tre mesi di conflitto dove Hamas non è ancora stato smantellato. Nell’agenda ufficiale della missione del segretario di Stato americano non si fa cenno a Beirut, ma solo a eventuali ’escalation regionali’ della guerra. A parlarne è stato il Washington Post che, attribuendo le informazioni a ’conversazioni private’, dà corpo alla grande paura degli Stati Uniti e dell’amministrazione Biden.

Giornalisti nel mirino

Un attacco aereo ieri vicino a Rafah ha ucciso due giornalisti, tra cui Hamza Dahdouh, il figlio maggiore di Wael Dahdouh, noto corrispondente capo di Al-Jazeera a Gaza. Al-Jazeera ha trasmesso filmati di Dahdouf, che piange accanto al corpo di suo figlio e gli tiene la mano, prima di allontanarsi stordito. Dahdouh aveva già perso altri quattro parenti, tra cui sua moglie, due figli e un nipote, in un attacco aereo il 26 ottobre, ed è stato ferito lui stesso in un attacco israeliano il mese scorso che ha ucciso un collega. Dopo la morte dei due giornalisti, Hamza Dahdouh e Moustafa Thuraya, è stata comunicata la morte di Ali Salem Abu Ajwa, deceduto a causa di un altro attacco aereo sulla città di Gaza. Ali Salem Abu Ajwa era un nipote dello sceicco Ahmed Yassin che nel 1987 aveva fondato Hamas a Gaza, diventandone il leader spirituale fino al 2004, quando Yassin è stato ucciso da un missile lanciato da un elicottero israeliano.

Secondo i funzionari sanitari palestinesi, l’offensiva israeliana finora ha ucciso 22.835 palestinesi. Circa 113 palestinesi sono stati uccisi e altri 250 feriti in diversi attacchi israeliani su Gaza nelle ultime 24 ore, ha detto il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, Ashraf Al-Qidra. I combattimenti hanno provocato lo sfollamento della maggior parte dei 2,3 milioni dei gazawi, con molte case e infrastrutture civili lasciate in rovina a causa della grave carenza di cibo, acqua e medicine. Blinken ha chiesto che i gazawi non vengano espulsi da Gaza, né che ci sia un’occupazione permanente israeliana della Striscia né una riduzione della territoriale né assedi o blocchi della Striscia.

L’Iran ha perso la sicurezza interna

In Iran la dirigenza al potere sembra aver perso quel senso di sicurezza interno dopo l’attacco terroristico di mercoledì scorso, il più sanguinoso dalla fondazione della Repubblica Islamica nel 1979: due esplosioni suicide nella città di Kerman che hanno ucciso 88 persone, tra cui 30 bambini, e ne hanno ferite più di 200. Lo Stato Islamico, filiale afghana, un nemico mortale dell’Iran, ne ha rivendicato la responsabilità e fonti dei servizi segreti americani ne hanno confermato la matrice.

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