Quando Jim O’Neil, allora presidente della Goldman Sachs Asset Management, coniò l’acronimo Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) nel 2001 aveva in mente un allargamento del G7 con le quattro, poi diventate cinque economie più dinamiche dei paesi emergenti.

Oggi quella definizione nata per caso e per includere nell’Occidente nuovi partner è diventata, al contrario, l’emblema di una nuova sfida geopolitica a Washington e ai suoi alleati. Nel 2001 erano i tempi in cui Jim O’Neil mi spiegava paziente e didascalico, nel coffe break di un convegno nella City di Milano, che la prima globalizzazione nacque in Gran Bretagna quando il treno a vapore unì Londra a Manchester e consentì a una manodopera lontana e meno costosa di recarsi a lavorare nella capitale britannica facendo crollare i salari londinesi.

Ora assistiamo a un altro giro di valzer della storia della globalizzazione. Quando il presidente russo Vladimir Putin parteciperà oggi al vertice virtuale dei Brics ospitato da Pechino, sarà la prima volta che l’inquilino del Cremlino parteciperà a un forum con i capi delle principali economie globali da quando ha scatenato l'invasione dell'Ucraina a febbraio scorso.

Per Putin potrebbe essere una svolta: il suo volto comparirà sullo schermo insieme ad altri leader dei paesi del gruppo dei Brics: il cinese Xi Jinping, l’indiano Narendra Modi, il brasiliano Jair Bolsonaro e il sudafricano Cyril Ramaphosa - un segnale che Mosca, sebbene colpita da sanzioni europee, americane e canadesi per l'invasione di Kiev, non è isolata, anzi può contare sul sostegno delle economie più dinamiche del mondo.

La rivalsa verso l’Occidente

Possibile? Certo i Brics non sono un gruppo omogeno, ideologicamente parlando, ma sono uniti dai medesimi obiettivi di crescita e di rivalsa populista verso l’Occidente. E la decisione del gruppo di tenere, sebbene a distanza il ​​suo 14° vertice annuale riflette la volontà dei Brics di voler esprimere il loro punto di vista sull'ordine globale, che quantomeno non sempre coincide con quello occidentale.

Non a caso Putin è apparso tonico alla vigilia in una serie di affermazioni dai toni perentori. La Russia è «attivamente impegnata nel riorientamento dei flussi economici verso partner affidabili, prima di tutto i Brics», ha detto il presidente russo, in un saluto ai partecipanti del forum economico dell’associazione. Nei giorni scorsi la Russia è diventata il primo fornitore di petrolio della Cina scavalcando l’Arabia Saudita.

In sostanza il presidente cinese Xi Jinping vuole ridurre il ruolo del G7 e Putin lo asseconda per uscire dall’isolamento internazionale. Il vertice fra Brasile, Russia, India, Cina, e Sudafrica darà oggi all’inquilino del Cremlino la possibilità di sfuggire alla definizione di paria della politica internazionale. Infatti i Brics rappresentano il 40 per cento della popolazione globale e il 25 per cento del suo Pil. Difficile per l’Occidente parlare di isolare queste forze così estese e già il fatto che Putin non venga espulso dal gruppo dei Brics, è un punto a favore di Mosca che dopo l’annessione del 2014 della Crimea è stata cacciata dal G7.

A differenza del G7, i Brics dovrebbero procedere con cautela in materia di Ucraina. Pechino, il socio di maggioranza dei Brics, vuole promuovere le sue iniziative di sviluppo e sicurezza e contrastare quello che definisce l’egemonia degli Stati Uniti.

Non solo. I Brics potrebbero spingere per regolare il commercio di beni e servizi nelle proprie valute marginalizzando il sistema di Bretton Woods e del dollaro americano così da evitare le tagliole delle sanzioni occidentali contro la Russia. Le sanzioni occidentali hanno sanzionato le banche russe e rimosso le principali istituzioni di Mosca dall’uso dei sistemi bancari internazionali.

I Brics (con l’eccezione del Brasile) si sono astenuti dal votare una risoluzione dell'Assemblea generale dell’Onu che ha chiesto a Mosca di ritirarsi dall’Ucraina. Le loro posizioni sul tema sono o a favore di Mosca o neutrali. Ma i Brics non sono coesi al loro interno. Nuova Delhi ad esempio ha collaborato con Stati Uniti, Giappone e Australia nel gruppo di sicurezza Quad ed è vista dagli Stati Uniti come partner della strategia per contrastare la Cina in Asia. Poi c’è un’altra questione all’orizzonte: Pechino ha chiesto al gruppo di avviare un "processo di espansione" ad altri paesi emergenti, una mossa che verrebbe vista come un allargamento della sfida globale all’Occidente. E forse non tutti i membri saranno d’accordo.

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