Un consorzio di giornalisti danesi, francesi e tedeschi ha ispezionato il gasdotto sottomarino Nord Stream 2 con un drone subacqueo e quello che hanno scoperto complica ancora di più la vicenda del sabotaggio avvenuto lo scorso settembre e ancora avvolto nel mistero.

I giornalisti del network danese TV2, della tedesca Rtl, del quotidiano francese Libération e del quotidiano danese Ekstra Bladet hanno ispezionato il gasdotto lo scorso 14 giugno e hanno mostrato le immagini dei danni subiti dall’infrastruttura a una serie di esperti di esplosivi. La loro conclusione è che l’esplosione che ha danneggiato la tubazione A del gasdotto Nord Stream 2 è stata causata da una carica esplosiva di ridotte dimensioni, probabilmente pochi chilogrammi.

La scoperta sembra fornire una parziale conferma della principale teoria che circola sul sabotaggio, quella che attribuisce la responsabilità a un gruppo filo-ucraino legato alle forze armate di Kiev che avrebbe operato da un piccolo yacht noleggiato in Polonia. 

Il team che ha aiutato i giornalisti franco-danesi a ispezionare il gasdotto ha impiegato appena 20 minuti a localizzare le conduttore e a far partire il loro drone subacqueo. Secondo uno degli esperti intervistati, piazzare una piccola carica esplosiva tramite un drone è un’operazione che non impigherebbe più di una mezz’ora a personale addestrato.

La teoria dello yacht era stata avanzata per la prima volta dagli investigatori tedeschi che si occupano del caso e ha ricevuto ulteriore supporto da una serie di report di agenzie di intelligence europee e americane che fin dal giugno 2022 sospettavano un piano ucraino per sabotare il gasdotto.

Il mistero di Nord Stream 1

Nonostante l’importanza della scoperta dei giornalisti franco-danesi, il caso è ancora lontano dall’essere risolto. Resta infatti da chiarire come è stato sabotato Nord Stream 1, il secondo gasdotto ad essere colpito lo scorso 26 settembre. Secondo i governi di Svezia e Danimarca, Nord Stream 1 sarebbe stato sabotato da una carica esplosiva di dimensioni molto maggiori, forse una mina navale da mezza tonnellata, hanno ipotizzato alcuni esperti. Le immagini pubblicate dagli investigatori mostrano condutture rotte per decine di metri e pezzi dell’infrastruttura sparsi su una larga area.

Se è possibile per un piccolo gruppo di persone a bordo di uno yacht privato piazzare una carica esplosiva su un gasdotto tramite un drone, eseguire la stessa operazione con bombe da centinaia di chili appare altamente improbabile, se non impossibile.

Il modo più semplice per eseguire questa seconda operazione è quello di utilizzare minisommergibili del tipo in dotazione a numerose marine militari. È possibile che lo yacht scoperto dagli investigatori tedeschi si sia occupato di minare Nord Stream 2 mentre una seconda imbarcazione, più grande e sofisticata, potrebbe aver piazzato una carica di maggiori dimensioni sull’altro gasdotto. Ma chi fosse a bordo dell’imbarcazione e perché sono state scelte due tecniche di sabotaggio così diverse rimane ancora un punto oscuro dell’intera vicenda.

Resta quindi aperta anche la pista russa. Secondo quanto osservato dalla marina danese, e riferito per la prima volta a marzo da un giornale online tedesco, tra il giugno e il settembre del 2022, almeno sei navi russe hanno operato vicino alla zona dell’esplosione, utilizzando modalità sospette, come tenere spento il proprio sistema di identificazione. Tra le navi avvistate ci sarebbero imbarcazioni dotate di mini sottomarini. Quattro giorni prima dell’esplosione, i danesi avrebbero scattato ben 112 fotografie a una nave russa che operava proprio nei pressi del gasdotto.

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