Chi ha distrutto il gasdotto Nord Stream 2? A nove mesi dal sabotaggio di una delle più importanti infrastrutture energetiche europee, i responsabili sono ancora avvolti nel mistero. Quello che non manca invece sono le ipotesi, le piste e i sospetti. Proprio questa settimana, nuovi elementi sono emersi a riguardo di quelli che, secondo molti, sono ormai i responsabili più probabili: gli ucraini.

La pista ucraina

La pista ucraina è emersa per la prima volta all’inizio di marzo in una serie di articoli pubblicati dal New York Times, dal Washington Post e dai tedeschi Die Ziet e Der Spiegel. Secondo questa teoria, riferita dagli investigatori tedeschi e parzialmente confermata dall’intelligence degi Stati Uniti, un gruppo di sabotatori filo-ucraini non meglio specificati avrebbe sabotato il gasdotto utilizzando un’imbarcazione noleggiata in un porto polacco, l’Andromeda. 

Successivamente, gli investigatori tedeschi hanno detto di aver identificato alcune delle persone che si trovavano a bordo, specificando che hanno usato «passaporti falsificati in maniera professionale» per entrare in Germania. Gli investigatori hanno anche perquisito l’appartamento di un sospetto complice del gruppo ed esaminato l’imbarcazione. A bordo, sostengono, sono state trovate tracce dello stesso esplosivo utilizzato nell’attacco al gasdotto.

Dopo queste rivelazioni, avvenute tra marzo e aprile, la pista ucraina non ha ricevuto altre conferme dirette. Sono invece emersi nuovi elementi che sembrano confermare l’intenzione ucraina di colpire il gasdotto. Questa settimana, una trasmissione di inchiesta olandese ha rivelato che i servizi segreti dei Paesi Bassi avevano avvertito la Cia già nel giugno del 2022 di un potenziale attacco ucraino contro Nord Stream 2. 

A ordinarlo sarebbe stato il comandante in capo delle forze armate ucraine, Valery Zaluzhny. Lo scoop sembra confermare alcuni documenti usciti dai leak del Pentagono, che indicavano come la Cia fosse stata informata dai partner europei di un potenziale attacco e di come abbia cercato di dissuadere gli ucraini dal portarlo avanti.

I dubbi

La pista ucraina convince gli investigatori tedeschi e ha molti elementi a favore, ma ha anche molti detrattori. L’elemento che desta più dubbi dell’intera teoria riguarda le modalità del sabotaggio. Secondo diversi esperti, è quasi impossibile che un gruppo di sole sei persone abbia trasportato e posizionato le centinaia di chili necessari a distruggere il gasdotto da soli e utilizzando un’imbarcazione di appena 15 metri di lunghezza come l’Andromeda.

Il gasdotto si trova a soli 80 metri di profondità, quindi raggiungibile da sub con normale attrezzatura. Ma scendere fino al gasdotto, piazzare le cariche e quindi riemergere, prendendosi il tempo necessario ad evitare problemi dovuti alla decompressione, avrebbe richiesto ore ed esposto l’imbarcazione al rischio di essere individuata.

Visti i danni inflitti, in una delle conduttore lo squarcio causato dall’esplosione è lungo 8 metri, alcuni esperti hanno ipotizzato che il responsabile più probabile è una mina da mezza tonnellata. Facilmente posizionabile da un mini sottomarino o un drone, ma praticamente impossibile da maneggiare per dei sub.

Dubbi sono stati espressi da esperti militari su riviste specializzate danesi e norvegesi, mentre diversi funzionari dell’intelligence europee hanno detto al Washington Post di ritenere improbabile la teoria dell’Andromeda. Secondo alcuni, l’imbarcazione potrebbe essere solo una delle navi coinvolte nell’operazione. 

La pista russa

La pista russa non è la più popolare al momento. Ci sono dubbi  sulle motivazioni che avrebbero spinto il Cremlino a sabotare un’infrastruttura che sarebbe stata di cruciale importanza in futuro. Ma alcuni elementi per sospettare di Mosca sono emersi nel corso delle indagini.

Secondo quanto osservato dalla marina danese, e riferito per la prima volta a marzo da un giornale online tedesco, tra il giugno e il settembre del 2022, almeno sei navi russe hanno operato vicino alla zona dell’esplosione, utilizzando modalità sospetto, come tenere spento il proprio sistema di identificazione. Tra le navi avvistate ci sarebbero imbarcazioni dotate di mini sottomarini. Quattro giorni prima dell’esplosione, i danesi avrebbero scattato ben 112 fotografie a una nave russa che operava proprio nei pressi del gasdotto.

La maggior parte di queste rivelazione risale alla fine di marzo ed ad aprile, quando una serie di giornali danesi hanno pubblicato i rapporti della marina ottenuti con richieste di accesso agli atti. Da allora non sono emersi nuovi elementi sulla pista russa. Lo scorso giugno, funzionari dell’amministrazione Biden hanno detto al Washington Post che al momento non esistono elementi per provare un coinvolgimento di Mosca.

La pista americana

La teoria secondo cui a sabotare il gasdotto sarebbero stati gli Stati Uniti è stata diffusa da Seymour Hersh, controverso giornalista americano che ne ha parlato sul suo profilo Substack. Una fonte dell’intelligence avrebbe rivelato ad Hersh un complesso piano che avrebbe coinvolto l’amministrazione Biden, la Cia e la marina norvegese. Dalla pubblicazione del suo articolo, lo scorso 8 febbraio, nessun altro elemento è emerso a confermare la sua ricostruzione.

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