Sono piene le botti dell’azienda vinicola Beykush, nella regione di Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina. «Il vino è pronto per essere imbottigliato, ma mancano le bottiglie e i tappi. All’anno produciamo circa 30mila bottiglie, a oggi ne abbiamo almeno 15mila da imbottigliare, ma siamo fermi per gravi problemi logistici», dice Svitlana Tsybak, direttrice esecutiva di Beykush.

Le stesse difficoltà sono condivise dall’azienda vinicola di Odessa Kolonist. Ivan Plachkov ne è il fondatore e spiega all’edizione ucraina di Forbes che, a causa dei bombardamenti su Hostomel, vicino a Kiev, nei primi giorni di guerra, è stata distrutta una grossa azienda che lavorava il vetro e produceva bottiglie per la maggior parte delle aziende vinicole sul territorio ucraino. «Ora bisogna importare bottiglie e tappi dall’estero. È un’operazione non solo costosa, ma anche difficile al momento», dice Plachkov.

Nella vicina regione di Kherson invece i vigneti sono stati minati a causa dell’occupazione russa, come spiega Andrij Strelez, manager dell’azienda vinicola Knyaz Trubezkij. «Ci hanno rubato scorte di vino per cinque milioni di dollari. E abbiamo perso 32mila bottiglie nella distruzione del deposito di Hostomel. Entro luglio venderemo la nostra ultima bottiglia di vino», dice Strelez a Forbes.

L’ultima bottiglia di vino è stata invece già venduta da Like a Local’s Wine Bar a Kiev. Prima del 24 febbraio nel locale si vedevano esclusivamente vini ucraini. Oggi il bar ha chiuso. «Lavorare per noi era diventato impossibile», dice Evgenia Nikolaychuk, una delle socie.

Crescita bloccata

Vini ucraini (foto AP)

Odessa, Mykolaiv, Kherson erano le tre regioni leader nella produzione vinicola in Ucraina. Un mercato – secondo i dati di Pro-Consulting citati da Forbes – da 11 miliardi di grivni nel 2021 (che corrispondono a circa 355 milioni di euro), e che negli ultimi anni era in forte espansione. Ora è quasi fermo, con un presente incerto e senza prospettive per il futuro. «Quest’anno avevamo intenzione di espandere i nostri vigneti del 40 per cento perché la nostra produzione era inferiore alla domanda. Ora invece non sappiamo nemmeno cosa succederà al raccolto del 2022», dice Svitlana Tsybak di Beykush.

Mykolaiv, dove si trovano appunto gli 11 ettari di vigneti di Beykush, è una regione particolarmente interessata dal conflitto. Si trova tra l’occupata Kherson e Odessa, porto strategico per gli ucraini, che i russi stanno cercando di prendere dall’inizio della guerra. Nei cinque mesi del conflitto spesso Mykolaiv è stata descritta come la “roccaforte del sud”: se cede apre la via anche per la conquista di Odessa.

«Lavorare i nostri vigneti è troppo pericoloso al momento, ci sono continui bombardamenti nella regione. Viviamo alla giornata, ora la nostra priorità è imbottigliare il vino fermo nelle botti. Abbiamo acquistato delle bottiglie prodotte in Spagna, ma non riusciamo ad andare a prenderle perché anche spostarsi nella regione è complicato», spiega Svitlana Tsybak. Dice che cercheranno di portare le bottiglie in Transcarpazia, a più di mille chilometri da Mykolaiv: «Da lì proveremo a fare più viaggi con auto private, che riescono più facilmente a superare i posti di blocco rispetto ai camion».

La chiusura dei bar

Le conseguenze delle difficoltà della produzione vinicola in Ucraina cominciano a diventare evidenti. Ne è un esempio la chiusura decisa da Like a Local’s Wine Bar a Kiev, il primo locale su tutto il territorio ucraino che vendeva esclusivamente vini prodotti nel paese.

«Abbiamo aperto nel 2016, eravamo tre soci. La nostra formula ha avuto successo, prima del 2020 avevamo tre bar a Kiev. Due siamo stati costretti a chiuderli a causa del Covid, perché erano molto piccoli e quindi era impossibile mantenere un distanziamento. Poi è arrivata la guerra e, quindi, la decisione di abbassare le saracinesche anche dell’ultimo locale che avevamo», dice Evgenia Nikolaychuk, una delle socie di Like a Local’s Wine Bar.

Evgenia Nikolaychuk spiega che la chiusura è una conseguenza diretta della guerra sia per i problemi che sta incontrando la produzione vinicola in Ucraina sia per un cambio radicale delle abitudini degli ucraini dopo il 24 febbraio.

«Con l’introduzione del coprifuoco a Kiev per noi era diventato impossibile lavorare perché eravamo obbligati a chiudere proprio nelle ore in cui prima si concentrava il nostro lavoro. Inoltre ci sembra cambiato al momento l’umore dei consumatori. Noi abbiamo sempre voluto essere un luogo di evasione dallo stress quotidiano, in questo momento però ci sembra che per le persone sia diventato impossibile rilassarsi, staccare da quello che stanno vivendo. A questo si aggiungono i problemi che stanno affrontando i produttori di vini in Ucraina. Quindi la nostra tipologia di locale, ad oggi, ci sembra fuori luogo rispetto alla realtà che ci circonda», dice Evgenia Nikolaychuk.

Ma assicura di voler continuare a coltivare la sua passione per i vini ucraini: «Intanto mi impegnerò a far conoscere il vino ucraino all’estero. Poi, quando tutto sarà finito, mi inventerò qualcosa per tornare a lavorare in questo settore».

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