L’Ucraina non sarebbe il primo paese a entrare nell’Unione europea nonostante una contesa territoriale aperta. Cipro può fornire un modello da seguire, ma per garantire la sicurezza di Kiev l’adesione non basta. L’analista Serhiy Solodky, direttore del New Europe Center: «L'Unione ha assegnato all'Ucraina un ampio pacchetto di riforme, ma l'integrità territoriale non è mai stata menzionata come prerequisito»
Le proposte per porre fine al conflitto si stanno moltiplicando. Donald Trump ha suggerito di cedere gran parte della regione del Donbass ai russi e ha persino accennato al riconoscimento della Crimea come territorio legalmente russo. L'Ue, invece, vorrebbe garantire l’integrità territoriale dell’Ucraina e accelerarne l’adesione all’Unione.
Ma un paese può aderire all'Ue mentre porzioni significative del suo territorio rimangono sotto occupazione straniera? Secondo Serhiy Solodky, direttore del New Europe Center, la questione territoriale non è all'ordine del giorno. «L'Unione ha assegnato all'Ucraina un ampio pacchetto di riforme», ricorda, ma «l'integrità territoriale non è mai stata menzionata come prerequisito per l'adesione».
Anche per i cittadini ucraini i due capitoli non sono correlati. Secondo un sondaggio dell'Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev dell'ottobre 2025, il 54 per cento degli intervistati è categoricamente contrario a qualsiasi concessione territoriale, mentre il 38 per cento è pronto ad accettare alcune perdite territoriali. Come sottolinea Okhrimenko, senior economist del Center for Economic Strategy, il dilemma tra l'adesione all'Ue e il mantenimento della piena integrità territoriale «al momento non esiste nel dibattito pubblico».
Un precedente, in ogni caso, esiste: Cipro. L’isola è divisa in due Repubbliche dal 1974, anno dell’invasione turca, e solo la parte greco-cipriota è entrata a far parte dell'Unione nel 2004. La Repubblica turca di Cipro del Nord, entità statale riconosciuta solo dalla Turchia, è invece fuori dall’Ue. Denis Cenușa, analista del Centro Studi di Geopolitica e Sicurezza, sottolinea che «la mancanza di integrità territoriale non ha posto alcun problema esistenziale per l'Ue nel suo complesso». Allo stesso tempo, «è molto difficile definire Cipro una soluzione positiva, ma era l’unica soluzione possibile».
Per l'Ucraina, la situazione è molto più complessa. La parte avversa è la Russia, uno Stato che ha invaso territorialmente il proprio del vicino e che a differenza della Turchia non ha mai avuto lo status di paese candidato all’Ue. Inoltre, la vicinanza geografica trasforma Mosca in una minaccia esistenziale per i membri orientali e baltici dell'Ue, rendendola una fonte di preoccupazione per l'intera Unione. «Quando l'Ue ha concesso lo status di candidato all'Ucraina, non ha fatto distinzione tra le regioni controllate da Kiev e quelle sotto occupazione russa», sottolinea Cenușa. Ciò significa che l'adesione, qualunque essa sia, si applicherà all'intero paese. Se le ostilità dovessero continuare, «questo sarebbe senza precedenti nella storia dell'allargamento».
L’adesione dell’Ucraina è vista da Bruxelles anche come un modo per fornire maggiori garanzie di sicurezza a Kiev. Nel suo piano di pace, l’Unione ha anche proposto la creazione di un meccanismo di mutua assistenza simile all’articolo 5 della Nato. Ma secondo Bodgan Popov, consigliere politico ucraino, la strada da percorrere è un’altra. «L'Ue deve fornire armi e tecnologie in tempo di guerra e dopo, per rendere l’esercito ucraino più forte, più tecnologico e più equipaggiato.
È anche una questione di soldi. La nostra economia ha subito gravi danni e abbiamo bisogno di molto tempo per riprenderci, quindi abbiamo bisogno che l’Ue finanzi il nostro esercito». Anche investimenti diretti e joint venture tra aziende per la produzione di tecnologie per la difesa potrebbero contribuire a garantire la sicurezza dell’Ucraina. Come ricorda Popov, una delle priorità dell’Ue dovrebbe essere la sicurezza aerea e marittima dell’Ucraina.
Si stanno discutendo molto di iniziative per la protezione contro attacchi missilistici e droni, ma nessun progetto ha ancora visto effettivamente la luce. Allo stesso tempo, anche la sicurezza del Mar Nero è essenziale per permettere l'esportazione ucraina di grano, leva importante per l’economia del paese.
Secondo Popov, nulla cambierà in termini di garanzie di sicurezza se l'Ucraina dovesse diventare uno Stato membro dell'Ue. «Abbiamo già firmato accordi di sicurezza con vari paesi europei e abbiamo anche alcune alleanze regionali. Nessuno accordo obbliga gli Stati membri dell’Ue a difendersi a vicenda quando uno di loro è sotto attacco». L'articolo 222 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea impegna l'Ue e i suoi paesi membri ad agire congiuntamente se uno di loro subisce un attacco terroristico o in caso di calamità, ma non obbliga gli Stati a difendersi a vicenda in caso di aggressione militare. «Abbiamo bisogno di cooperazione militare, sviluppo di tecnologie di difesa e sorveglianza, e di cooperazione in materia di intelligence».
L’articolo è stato prodotto nell’ambito delle reti tematiche di Pulse, iniziativa europea che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali
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